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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 31 OTTOBRE 2024

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Eugenio Bennato intervistato da Calabria on web

Eugenio Bennato intervistato da Calabria on web

| Il 22, Gen 2013

Il cantautore definisce senza mezze misure il museo Lombroso di Torino come “una imbarazzante e anacronistica istituzione capace solo di testimoniare le aberrazioni razzistiche dell’eugenetica e l’inattendibilità scientifica di quella disciplina”

Eugenio Bennato intervistato da Calabria on web

Il cantautore definisce senza mezze misure il museo Lombroso di Torino come “una imbarazzante e anacronistica istituzione capace solo di testimoniare le aberrazioni razzistiche dell’eugenetica e l’inattendibilità scientifica di quella disciplina”

 

 

Il Museo Lombroso? “E’ una imbarazzante e anacronistica istituzione capace solo di testimoniare le aberrazioni razzistiche dell’eugenetica e l’inattendibilità scientifica di quella disciplina”. Secco e diretto l’affondo del cantautore Eugenio Bennato all’Istituzione museale che fa riferimento all’Università di Torino. Intervistato da Calabria on web (www.calabriaonweb.it) il magazine del Consiglio regionale, Bennato aggiunge: “Alla chiusura dell’orrido museo Lombroso dovrebbero essere più interessati i miei amici intellettuali e artisti del Nord, i musicisti della musica occitana, i discepoli della poesia di Fabrizio De André, i giovani che scendono al Sud nelle feste popolari e vivono la musica come abbattimento dei pregiudizi e delle frontiere. L’ignoranza non può avere un museo. Loro lo sanno, e saranno loro a intervenire. Quando questo avverrà, sarà una grande festa per la civiltà e per l’unità di tutti gli italiani”. Profondo conoscitore della cultura meridionale, a proposito della negata sepoltura del cranio di un poveraccio (Giuseppe Villella) condannato per furto e l’incendio di un mulino, Bennato, intervistato da Antonio Cannone, asserisce: “La logica da cui questa ostinazione è mossa è la stessa che difende la retorica risorgimentale e continua a negare una storia di lotta e di contrapposizioni. La stessa logica che ha infierito sull’emigrazione interna del miracolo economico, e che si manifesta oggi nei patetici proclami di una certa ignoranza leghista”. Circa i versi di una sua celebre canzone (“Nun ce ne fotte d’o rre Burbone/ma a terra è a nostra e nun s’adda tucca”), il cantautore spiega: “L’aver scritto quei versi mi ha procurato un grande seguito, ma anche uno strascico di polemiche scatenate dai neoborbonici dell’ultima ora. Ora io penso che la storia sia un fiume che scorre e che la sua direzione non ammetta ritorno, per cui parlare di una restaurazione borbonica sia solo una bizzarra e vaga esternazione nostalgica. Ma non sono d’accordo nel ritenere la monarchia borbonica lo zimbello d’Europa, espressione che avalla la macchinazione politica fatta all’epoca per consentire l’invasione”. Alla Calabria, dove spesso è presente per spettacoli sempre affollatissimi, Bennato consiglia di “Prendere avvio dallo straordinario evento della riconquista della sua musica. Per difendere la propria identità e contrapporsi alla deriva della globalizzazione che minaccia il futuro tentando di mettere a tacere la diversità di ogni etnia, a partire dai dialetti, dalle favole e dalla forza delle radici”.