Fabio Scionti e gli assessori dell’arca perduta Breve trattato sugli infiniti svaniti
Prefazione: “Afflitto da un complesso di parità. Non si sente inferiore a nessuno”.
Ci sono quei sabato sera presi dalla noia, da quei momenti spenti colmi di pigrizia e non sai come trascorrerli, la voglia di uscire è simile a un treno a carbone fermo in stazione e non sa quando riparte (come l’amministrazione comunale di Taurianova, tanto per fare un esempio più pratico). In televisione i soliti programmi, quasi demenziali fatte di “bagattelle” mediatiche e lacrime al vento. Cosa ti resta in questa modernità? Quella macchina infernale qual è il web. La frustrazione dei popoli, il marciapiede mediatico delle antiche “comari” trasportato nel social. All’improvviso lo sguardo si dirige “inebriato”, tra uno squarcio mediatico di un uomo in maglioncino blu, un misto tra Marchionne e Gigi la Trottola. C’è un intervista su Approdonews, a prima vista sembrerebbe l’intervista a un alieno che sembra uscito da quelle trasmissioni come Voyager, ma invece è un vero e proprio vintage d’autore del terzo millennio.
Tra “vecchie carnevalesche” e volti celati dai coriandoli, dentro c’è un uomo dal maglioncino blu, dallo sguardo impavido e con l’emozione che ha un astice prima di essere pescato è il sindaco di Taurianova, consigliere metropolitano Fabio Scionti, il quale rilascia un’intervista (finalmente). L’occasione è per i suoi primi due anni di amministrazione, seppur con sfasamento anacronistico del calendario, in quanto i due anni erano già trascorsi a novembre scorso. Evidentemente la troppa (?) e fervente (?) “programmazione” (?) gli ha fatto perdere il senso temporale.
L’intervista sembra interessante, a tratti anche divertente e compassionevole, specie quando parla (ma non lo dice), del suo brutto periodo trascorso in bilico e di come ha fatto a restare seduto con il culo su quella poltrona di sindaco, nonostante la diaspora di ben tre componenti della maggioranza (Versace, Morabito e Lazzaro) e senza la maggioranza (quella uscita dalle urne). Ma ora c’è Nino Caridi (“finalmente”) che dà stabilità alla maggioranza, e meno male, ma da quando? Facciamo un passo indietro, ma non troppo, perché con la miriade di “crateri” che imperano nella città rischiamo di cadere e non rialzarci più. Durante l’intervista si è accennato della vittoria contro un candidato (Biasi) “dato per vincente” e con la vittoria finale già in tasca. Ripetere sempre le stesse cose provoca noia, assuefazione e problemi di orticaria (soprattutto per chi legge).
Fabio Scionti (già Gastone Paperone), con aria preoccupata ammette il periodo difficile che insieme alla sua maggioranza (?) l’ha superato: “C’era bisogno di pace e alcuni non lo capivano”. Omette però di dire chi ha sancito quella “pace amministrativa”, dispensando salvezza (e non stabilità), seppur candidato con una coalizione diversa. C’è stato un uomo che trova la sua forza nei capelli, nella sua folta chioma come (Rocco) Sansone (e narrazione biblica vuole che morì con tutti i Filistei) e si adorna di solito con un cappotto dal bavero adornato da due pecore. All’epoca Nino Caridi non c’era, faceva parte di una minoranza agguerrita e firmava pure atti contro Fabio Scionti, non aveva ancora subito la conversione come San Paolo sulla via di Damasco, mentre lui su quella della “Cittadella Arruzzolata”. Né si era riuscito ad allargare la maggioranza con una parte (bionda birichina) della minoranza, perché i conti sui posti in giunta non tornavano.
Si sa, la pace può costare tanto, mentre la prima è stata “esente ticket”, l’altra invece un quinto assessore. E quando si cerca pace, si rivolge quasi sempre ai “santi”, così come quando c’è da superare un ostacolo, che ne so, ribaltare una sconfitta data per certa. I “santi” hanno il dono dell’ubiquità specie quella nelle varie sezioni al ballottaggio a miracolare voti (all’epoca i Rocco erano due). Oggi c’è Caridi e non fa parte del centrosinistra, ma è di Forza Italia, lui è come uno straniero con il permesso di soggiorno che prima o poi scadrà. Ma Nino Caridi e Rocco Sposato vanno sempre in coppia e sanno giocare pure a poker. Ma, come nelle migliori storie, solo le umiltà premiano quando prevalgono sugli aspiranti “Marchese del Grillo”.
La poltrona di un sindaco è come quella del barbiere, si adatta a tutte le natiche, parafrasando Shakespeare. Ma in questo momento quella sedia ha bisogno di essere occupata stabilmente, il momento è delicato, i problemi sono tanti e i cittadini hanno bisogno di una guida amministrativa stabile che li rassicuri. Il sindaco in quell’intervista non è riuscito a fare tutto ciò, ha parlato 44 minuti del nulla, di 19 regolamenti, di premi per la differenziata (grazie ai cittadini) e di “unicità”. Dalle parole del sindaco in ogni contesto siamo gli unici in tutto, resta però il fatto che è una “pattumiera” a cielo aperto? Sia economicamente con il dissesto finanziario, sia perché è una città morente e sia perché abbiamo il 90% delle strade dissestate.
Abbiamo delle unicità davvero uniche! Ribadisce il ruolo fondamentale dell’Energy Manager perché ha fatto una relazione dettagliata, a proposito del bando Consip, ma omette di dire che quella relazione è dettagliata di “perplessità”, non risponde alle pesantissime accuse fatte dai consiglieri Morabito e Lazzaro in merito alla questione, e che si stanno ancora dilungando nei social, provocando una tempesta mediatica di dissapori. E lo doveva fare, per rassicurare e dipanare ogni dubbio, anche duramente. Non chiarisce nulla, fa solo una sorta di autocelebrazione quasi ponziopilatesca con annesso impermeabile, della serie: quello che c’è l’ho trovato e non è colpa mia! Verrebbe da chiedergli, ma la candidatura a sindaco te l’ha ordinata il medico? Sapevi che andavi incontro a tutto ciò, vero? Possibile che tutti quanti ci stiamo accorgendo tranne il sindaco, sulla sua scarsa azione amministrativa, su una giunta di “anonimi”, amministrativamente parlando, e che dovrebbe prendere provvedimenti a dare uno scossone, e se non ci riesce fare un sostanziale rimpasto?
Non sarà la fine del mondo, anzi, mancano ancora tre anni e mezzo alla scadenza del mandato (se qualcuno non si incazza), c’è tempo e si ha ancora la possibilità di fare molte cose positive per questa città. Purtroppo Fabio Scionti paga pure il fallimento attuale del centrosinistra in Calabria, è capitato nel bel mezzo di un’onda di sfiducia e di un governo regionale odiato dalla maggior parte dei calabresi. A Taurianova, parliamoci chiaro, allo stato attuale alternative a Fabio Scionti non ce ne sono e quindi giocoforza occorre tenercelo, incentivarlo e al contempo stare al suo fianco non per lui, ma per davvero e senza fronzoli, solo per il bene della città di Taurianova e per chi combatte ogni giorno una realtà difficile. Flaiano ci disse che “Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso”, dato che Scionti pare che si sente tale, speriamo che prima o poi ce lo farà capire, ma non troppo tardi.