Faida di Oppido Mamertina, chiesti cinque ergastoli Il processo Erinni vede 10 imputati per il duplice omicidio e il sequestro di persona di Francesco Raccosta e Carmine Putrino
Cinque ergastoli e condanne per un totale di 83 anni di carcere. È questo quanto invocato dal pm antimafia Giulia Pantano alla Corte d’Assise di Palmi per i 10 imputati del troncone ordinario del processo “Erinni”, inchiesta che ha fatto luce sulla faida intercorsa fra le cosche Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo e Ferraro-Raccosta di Oppido Mamertina. La Dda non fa alcuno sconto: gli omicidi di Francesco Raccosta, Carmine Putrino, Vincenzo Ferraro e Vincenzo Raccosta vanno puniti con il carcere a vita.
L’ergastolo è stato invocato infatti, per Giuseppe Ferraro, Rocco Mazzagatti, Simone Pepe, Pasquale Rustico e Domenico Scarfone. Per il duplice omicidio e il sequestro di persona di Francesco Raccosta e Carmine Putrino sono accusati Rocco Mazzagatti, Domenico Scarfone, Pasquale Rustico, Giuseppe Ferraro e Simone Pepe. Quest’ultimo è invece ritenuto responsabile anche degli altri due delitti. Il duplice omicidio di Francesco Raccosta e Carmine Putrino sarebbe da collegare alla faida tra la cosca Mazzagatti e quella rivale dei Ferraro-Raccosta, cui appartenevano le vittime. I due, che erano cognati, furono fatti sparire il tredici marzo del 2012 ad Oppido Mamertina e, secondo quanto è emerso dalle indagini, furono uccisi lo stesso giorno. Raccosta sarebbe stato massacrato a sprangate e poi dato in pasto ai maiali mentre era ancora vivo.
Un delitto presumibilmente pianificato in ogni minimo dettaglio che gli inquirenti ascoltano direttamente dalle parole da uno dei suoi due esecutori materiali, il ventiquattrenne Simone Pepe, che intercettato si vanterebbe dell’orribile morte riservata a Raccosta. Sempre il tredici marzo del 2012 fu ucciso ad Oppido Mamertina, Vincenzo Ferraro, di 42 anni, già sorvegliato speciale; il dieci maggio invece, venne assassinato Vincenzo Raccosta, padre di Francesco e suocero di Carmine Putrino. Per la Direzione Distrettuale Antimafia i quattro delitti registrano la partecipazione attiva di Simone Pepe. Il giovane si sarebbe macchiato di questi orribili crimini per vendicarsi dell’assassinio del patrigno, Domenico Bonarrigo, di 45 anni, alias “mimmazzo”, avvenuto sempre ad Oppido Mamertina il tre marzo del 2012. A riscontro di ciò in una conversazione intercettata Simone Pepe dice alla madre: “se Mimmo sta morto e sta in pace è grazie a me, no grazie a te e no grazie a nessuno ricordatelo…. Che Mimmo sta in pace per me e per nessun altro[…]perchè grazie a Simone che Mimmo dorme in pace… se era per tutti gli altri non succedeva niente, grazie a Simone ricordatelo”. Per il gip, che ha emesso a suo carico l’ordine di carcerazione, il ventiquattrenne sarebbe un vero e proprio “angelo della morte”, autore dei quattro delitti che hanno insanguinato Oppido Mamertina. Ritornando alla requisitoria, il pm Pantano ha chiesto alla Corte d’Assise di Palmi, presieduta da Silvia Capone, la condanna a 6 anni e 16 mila euro di multa per Silvana Atteni, a 19 anni e 8 mesi per Valerio Pepe, 28 Anni di reclusione per Domenico Polimeni, mentre è di 15 anni di carcere ciascuno la richiesta avanzata per Alessandro Rocco Ruffa e Leone Rustico. Le accuse sono, a vario titolo, quelle di associazione per delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, detenzione illegale di armi, procurata inosservanza di pena, reati questi aggravati dalle modalità mafiose, nonché detenzione e vendita di sostanze stupefacenti. Adesso la parola passerà agli avvocati degli imputati.
La sentenza della Corte è attesa entro novembre.