FareFuturo: «Caro Babbo Natale,
redazione | Il 07, Set 2010
Il web magazine della fondazione vicina a Fini: «Vogliamo un Tg1 pluralista e che faccia informazione»
FareFuturo: «Caro Babbo Natale, portati Minzolini al Polo Nord»
Il web magazine della fondazione vicina a Fini: «Vogliamo un Tg1 pluralista e che faccia informazione»
MILANO – Una lettera indirizzata a Babbo Natale. E scritta con qualche mese d’anticipo. Ma il desiderio di Ffwebmagazine, il periodico online della fondazione “FareFuturo” vicina a Gianfranco Fini, è troppo pressante per indugiare ancora. Soprattutto dopo l’ennesimo scontro tra Berlusconi e il presidente della Camera. «Caro Babbo Natale, in cima alla nostra lista c’è Augusto Minzolini – si legge nella lettera – prendilo con te, fallo dimettere, portalo al Polo Nord, sulla tua slitta, dove ti pare, ma levalo dal Tg1. E regalaci un telegiornale tutto nuovo, degno di questo nome, che conosca almeno dove sta di casa il “pluralismo”, che sappia almeno uno dei tanti significati della parola “informazione” (e che la smetta, invece, di declinare in tutti i modi possibili la parola “propaganda”)». Ffwebmagazine chiede anche ai lettori «di aiutarci, associandosi a questa letterina, inviandoci anche le loro, via mail o via posta». Ffwebmagazine chiede «un telegiornale che ci parli un po’ meno di moda canina, di mostri marini e di diete innovative, per spiegarci magari, anche solo un pochino, che succede in Italia e nel mondo. Un telegiornale in linea con la grande tradizione del giornalismo Rai, non con i fogli d’ordine di lontana memoria». Un riferimento alle parole pronunciate da Fini sul palco di Mirabello: l’ex leader di An aveva parlato dei «telegiornali, salvo rare eccezioni» come «fotocopie dei fogli d’ordine del Pdl». Ffwebmagazine chiede perciò un tg «con qualche dose di Capezzone in meno, per favore. Intendiamoci: nessuno vuole censurare Minzolini (qui, a differenza di altri paladini della libertà un po’ improvvisati, abbiamo contrastato la “legge bavaglio” senza tentennamenti). Il problema è che lui censura la realtà. Un’iniziativa scherzosa – spiega l’autore – ma almeno non anticostituzionale. E di questi tempi è una rarità».
VIA LA DICITURA DAL “SECOLO D’ITALIA” – La spaccatura all’interno della maggioranza apre anche un’altro fronte nel mondo dell’informazione. Dalla testata del ‘Secolo d’Italia’ è infatti sparita la dicitura ‘quotidiano del Pdl’. «Ci chiedevamo dal 29 luglio – scrive il direttore Flavia Perina in un fondo intitolato «E da oggi siamo senza etichette» – se avesse ancora un senso la dicitura che stava sotto la nostra testata ‘quotidiano nel Pdl’ perché dopo il documento di espulsione delle idee di Fini dal Pdl era per noi evidente che quella didascalia non valeva più. Cancellarla anche formalmente, nella prima edizione dopo Mirabello, è un tributo alla chiarezza». «Se le idee di Fini – prosegue Perina – non sono più nel perimetro che la classe dirigente del Pdl ha tracciato a sua tutela è difficile che ci possano stare le nostre. E allora liberi tutti: nel mare aperto che sempre ci è piaciuto e che tanto ha irritato i colonnelli di An che contro ‘questo’ Secolo hanno sempre manifestato un’avversione sorda, anche quando ostentavano fedeltà a Gianfranco Fini».