Ferrovie della Calabria: lettera aperta al presidente Mautone
redazione | Il 05, Lug 2012
Lavoratori pronti a manifestare con i forconi in mano. “Il fallimento di questa azienda potrebbe essere la fine di tutta la regione, il crollo della politica e dell’economia, lo strappo sociale ultimo e letale”
Ferrovie della Calabria: lettera aperta al presidente Mautone
Lavoratori pronti a manifestare con i forconi in mano. “Il fallimento di questa azienda potrebbe essere la fine di tutta la regione, il crollo della politica e dell’economia, lo strappo sociale ultimo e letale”
Riceviamo e pubblichiamo:
Egregio Dottore Mautone,
da quando lei si è insediato al timone di Ferrovie della Calabria abbiamo ascoltato un bel po’ di parole ed altra retorica che si è aggiunta a quella di prima: qualche discreto proposito, un pizzico di ottimismo, una buona dose di lucida e tragica realtà e tanta propaganda.
Il resto corrisponde al nulla! Anzi, da quando lei è con noi, solo le retribuzioni hanno assunto i toni dello ‘spacchettamento” di cui tanto si parlava.
Nel ringraziarla per quanto finora fatto, per lo più affidandosi a laconici comunicati e brevi quanto catastrofici bollettini di agenzia, volevamo farle presente che lei è stato inviato in Calabria per prendere in mano le redini di un azienda in crisi, valutare le responsabilità di tale disastro, individuare le soluzioni e porre in essere tutti i provvedimenti necessari per una eventuale ripresa, oppure per una dolorosa chiusura della stessa.
Ma lei, secondo i nostri auspici, è stato nominato dal Ministero per “lavorare” su Ferrovie della Calabria, per operare nell’interesse dell’azienda, per incontrare i Lavoratori, per parlare con essi raccontando la verità: una, chiara, comprensibile, definitiva! Uno straccio di verità nel grande mare del compromesso, della clientela, dell’umiliazione, della vergognosa sceneggiata che si sta perpetuando nei confronti di una azienda spolpata fino all’osso dal conflitto tra politica e istituzioni, dall’incapacità di un management aziendale capace solo di trastullarsi con un giocattolo molto complicato per le loro elementari attitudini, dall’indifferenza dei sigg. Ministri che si sono susseguiti finora, ai quali di Ferrovie della Calabria non gliene frega il resto di un amato cavolo, e finita dallo schizofrenico comportamento degli amministratori che l’hanno preceduta.
Ed infine di un governo regionale, che nonostante le attenzioni e gli interventi, ancora tarda a prendere l’unica decisione possibile: regionalizzare le Ferrovie della Calabria e dare il “giusto compenso” a chi ha ridotto questa Azienda in uno stato comatoso!
I Lavoratori, quelli con la elle maiuscola, non desiderano la morte di questa Azienda, ancorché dolce e garantita da piccole dosi di elisir trimestrale e/o di anticipi.
Che i lavoratori di Ferrovie della Calabria non fossero un corpo omogeneo e compatto si era già intuito, d’altronde la vecchia tattica ‘dividi et impera” è stato l’unico provvedimento finora adottato seriamente in questa azienda, ma che gli stessi lavoratori sono pure fessi, sempliciotti e idioti, non pensiamo possa essere la giusta valutazione: tutti hanno capito che lei, egregio dottore Mautone, si è affidato ai pro consoli per rinchiudersi nelle sue stanze romane, esattamente come un primario che ha lasciato la somministrazione delle terapie palliative agli ausiliari della premiata clinica ministeriale.
Lei dice di no? E’ legittimo che sia così, ma a nostro parere, o meglio secondo il parere di circa mille famiglie che grazie al loro onesto lavoro hanno finora tirato a campare, lei avrebbe dovuto quantomeno trasferirsi a Catanzaro, monitorare la situazione, valutare percorsi e risorse nuove, stare accanto alla sofferenza dei lavoratori e alle loro preoccupazioni, ascoltare le voci di chi non è mai stato ascoltato, controllare da vicino quella voragine debitoria che sta divorando giorno per giorno le ultime funzioni vitali di questa azienda che è stata fino a poco tempo fa orgoglio e vanto di una intera regione.
In questo caso, dottore Mautone, lei sarebbe stato amato, apprezzato e benvoluto da tutti i lavoratori, al di là di ogni fede politica o appartenenza sindacale, coerente con quei principi che si chiamano competenza, correttezza, lealtà, trasparenza, solidarietà e umiltà che sono sempre di più merce rara nei settori chiave della gestione aziendale.
Ci permetta un’ultima osservazione. Nessuno, dal signor Ministro all’alta burocrazia, dal governo regionale alla dirigenza aziendale, dalle banche alle più alte istituzioni, proprio nessuno e forse neanche lei avete capito che il fallimento di questa azienda potrebbe essere la fine di tutta la regione, il crollo della politica e dell’economia, lo strappo sociale ultimo e letale in una terra già afflitta da tanti problemi e pronta ad implodere, anche per l’attuale e difficile quadro socio – economico.
Noi dell’U.G.L. ci tenevamo a dirlo a lei, alla dirigenza aziendale, agli organi istituzionali, alla politica, al Sig. Ministro, a tutti coloro che rispondono per le proprie responsabilità; ciascuno potrebbe trovarsi, in tempi abbastanza brevi, migliaia di Lavoratori sotto le finestre dei palazzi locali e romani, questa volta senza ricatti, compromessi e contentini, questa volta con i “forconi” in mano. Proprio quelli della rivolta democratica e civile ma ferma, dura e decisa. Quella che appartiene ai “giusti”.
Il Segretario Regionale Giuseppe Giaimo