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TAURIANOVA (RC), VENERDì 27 SETTEMBRE 2024

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Fini, grave errore sottomettere i Pm come si faceva al tempo del Fascismo

Fini, grave errore sottomettere i Pm come si faceva al tempo del Fascismo

| Il 29, Ott 2010

Secondo il presidente della Camera la giustizia è troppo lenta

Fini, grave errore sottomettere i Pm come si faceva al tempo del Fascismo

 

Secondo il presidente della Camera la giustizia è troppo lenta

 

(AGI) BARI – “Sarebbe un grave errore tornare alla soggezione dei pm all’esecutivo, com’era nel fascismo”. Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante il convegno ‘Organizzare la giustizia – il ruolo del nuovo Csm’, in corso a Bari. Fini ha anche osservato che “il peggior male della giustizia e’ nella sua lentezza” e che “risparmiare sulla giustizia puo’ rivelarsi un boomerang dai prezzi troppo alti”. FINI, TROPPI LAICI NEL CSM Quanto al Csm il presidente della Camera ha detto che: “L’eccessivo peso dei membri non togati lo sottoporrebbe a interferenze da parte della politica e sarebbe un rischio per la sua imparzialita'”. Fini ha spiegato che “la composizione del Csm e’, ovviamente, questione cruciale ed e’ in strettissimo rapporto con la funzione che al Csm si vuole attribuire. Esaminando gli atti dell’Assemblea Costituente, si ravvisano in proposito due tendenze: la prima, sull’onda della reazione al ventennio fascista, sottolineava l’esigenza di accentuare i caratteri di assoluta autonomia ed indipendenza della magistratura; la seconda, prospettava le ragioni dell’unita’ dell’ordinamento statuale. Dal contemperamento fra queste due tendenze, si giunse a strutturare il Csm non limitandone la composizione ai membri laici, ma riservando la nomina di un terzo dei suoi componenti al Parlamento in seduta comune, assegnando la presidenza al Capo dello Stato e la vice-presidenza ad uno dei membri non togati”. Questa composizione, ha detto Fini, “a me pare ancor oggi adeguatamente bilanciata. Un eccessivo peso attribuito alla parte ‘non togata’ del Csm esporrebbe inevitabilmente questo organo a forti interferenze da parte del potere politico. In questo modo, si minerebbero proprio i principi basilari che l’articolo 104, primo comma, della Costituzione vuole assicurare, ovvero quelli della autonomia e della indipendenza della magistratura. Le conseguenze, quasi inevitabili, di un simile ribaltamento sarebbero rappresentate dai gravi rischi per l’imparzialita’ del giudice nell’applicazione della legge e per il rispetto, in materia penale, dello stesso principio di legalita'”. Quindi Fini ha citato il testo Bonifacio-Giacobbe, che afferma che cosi’ facendo si altererebbe in modo radicale “il sistema di equilibrio tra i poteri dello Stato, che finirebbe per modificare l’intero disegno costituzionale”. “Se le ragioni delle modifiche proposte sono giustificate col clima di tensione che vede contrapposti, da un lato, la magistratura o parti di essa e, dall’altro, frange pur rilevanti del potere politico, simili soluzioni appaiono ancor piu’ rischiose – ha proseguito Fini – In un clima cosi’ gia’ oggi poco disteso, le interferenze fra potere politico e funzione giurisdizionale sarebbero destinate ad intensificarsi e cio’ porterebbe inevitabilmente al determinarsi di una spirale di intrecci e cortocircuiti fra politica e giustizia sempre piu’ forti e pericolosi, in particolare per la credibilita’ delle nostre istituzioni”.

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