Finita la fase acuta della crisi
redazione | Il 18, Apr 2012
Ma debito pubblico resta pericolo
Finita la fase acuta della crisi
Ma debito pubblico resta pericolo
La fase più acuta della crisi sembra passata, ma i debiti elevati restano una “condizione cronica pericolosa”. Lo afferma l’Fmi, sottolineando “differenze significative sul debito. In Irlanda e Spagna pesa il debito privato. In Italia e in Giappone l’elevato debito pubblico è bilanciato da solidi bilanci delle famiglie”. “La situazione sul mercato dei bond di diversi paesi europei è migliorata ma resta fragile – spiega l’Fmi – I governi di Spagna e Italia sono in grado di finanziarsi sul mercato e tassi più bassi rispetto alla fine del 2011”. Comunque le attuali fragilità lasciano i mercati dei bond suscettibili a nuove turbolenze: con “cattive notizie o cambi nel mercato che possono spingere i rendimenti ed erodere ulteriormente la base degli investitori” Il numero dei paesi il cui debito è considerato sicuro è in calo. E questo potrebbe tradursi in potenziali 9.000 miliardi di dollari di asset sicuri (il 16% del totale previsto) in meno sul mercato entro il 2016. Lo prevede il Fondo Monetario Internazionale (Fmi).
DEBITO FAMIGLIE ITALIA 51% PIL,MENO MEDIA EUROZONA – Il debito delle famiglie italiane è pari al 51% del pil, un dato inferiore alla media dell’area euro, pari al 70%. E molto più basso di quello delle famiglie americane (88%) e inglesi (99%). Lo prevede il Fmi, sottolineando che il debito delle istituzioni finanziarie è il 97% mentre quello delle istituzioni non finanziarie il 122%. “Nonostante i miglioramenti nel mercati, le sfide che l’area euro si trova ad affrontare sono molte”. E l’Italia, con l’elevato debito che interagisce negativamente con gli alti costi di finanziamento collegati, avrà un tasso di interesse sul debito del 4,6% nel 2016 nello scenario migliore e del 5,7% nello scenario peggiore.
RAFFORZARE STABILITA’ FINANZIARIA, UE MAGGIORE RISCHIO – C’é bisogno di politiche che rafforzino ulteriormente la stabilità finanziaria globale, sulla quale il rischio maggiore è l’area euro. Lo afferma il Fmi sottolineando che l’area euro deve coordinare le politiche nazionali macroeconomiche per assicurare un ordinato processo di deleveraging delle banche. Un “deleveraging disordinato può avere conseguenze serie per la crescita dell’area e oltre i sui confini”.
FMI: BANCHE;PER 58 BIG UE RIDUZIONE BILANCI ENTRO 2013 – Le 58 più grandi banche basate in Ue potrebbero ridurre i propri bilanci di 2.600 miliardi di dollari (2.000 miliardi di euro), o il 7% degli asset totali, entro la fine del 2013. Lo stima il Fmi, prevedendo che un quarto del deleveraging arriverà da una riduzione del credito e la quota restante dalla vendita di titoli e asset. “Le potenziali conseguenze di un deleveraging di larga scala e sincronizzato richiede sforzi di supervisione per evitare danni seri ai prezzi degli asset, all’attività economica in Europa e fuori dai confini europei” mette in evidenza il Fmi. L’impatto del deleveraging “dipende dalla natura, dalla velocità e dall’ampiezza della riduzione degli asset”.
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