Quello che sta accadendo nella nostra comunità, celato dietro un vergognoso silenzio di associazioni, gruppi politici e amministrazione, non può essere considerato un semplice e ordinario sfratto, né può passare inosservato.
In questi poderi i contadini lavoravano a mezzadria fino alla fine degli anni ‘80, con il tramonto definitivo del settore agricolo i legittimi proprietari abbandonarono le proprietà in mano agli ex-mezzadri, dopodiché i primi non avendo adempiuto i doveri verso l’erario pubblico subirono un provvedimento giudiziario che si tramutò prima in pignoramento e poi in asta giudiziaria. In uno Stato giusto i contadini di contrada Cutura avrebbero dovuto avere acquisito il diritto d’impossessarsene legittimamente, ma quello stesso diritto gli venne “negato” dapprima dalle istituzioni, che mediante procedimenti giudiziari mise all’asta le proprietà. Da questo momento in poi iniziarono le vicissitudini di questi contadini. Infatti, al fine di acquisire i terreni e le rispettive abitazioni unirono qualche “risparmio” per presentare congiuntamente un’offerta, però, altri offerenti molto più autorevoli economicamente, perché imprenditori del settore edilizio, presentarono la propria offerta (più alta) aggiudicandosi il lotto. Tuttavia, per comprendere la mancanza di buon senso in taluni soggetti c’è da evidenziare che allora altre personalità dell’imprenditoria avrebbero rinunciato a partecipare all’asta, proprio perché consapevoli della presenza di famiglie ex-mezzadri. In pratica sono decenni che i più ostinati cercano una via d’uscita tra accordi, ricorsi alla giustizia…ma niente, non riescono a venirne a capo,
l’ennesima proposta era quella della compravendita, ma il prezzo domandato superava il reale valore di mercato degli immobili.
Gli ultimi sgomberi sono imminenti e le causa non sono da sottovalutare, le quattro famiglie rimaste vivono una situazione difficile non solo da un punto di vista economico ma anche morale, vuoi perché dall’attività agricola essi traggono il minimo necessario per la sussistenza della propria famiglia; vuoi perché al solo pensiero di ritrovarsi a dover abbandonare di punto in bianco le mura entro la quale si è trascorsi una vita diventa un dramma; allo stesso modo dover rinunciare al proprio mestiere di contadino è un disastro morale ed economico.
Da questa breve e generica narrazione dei fatti si può comprendere di quale specie siano questi “affaristi”, perché se avessero avuto un minimo di buon senso e di decenza, avrebbero rinunciato sin dal principio a quei terreni in quanto consapevoli che una ventina di famiglie traeva da quelle terre i mezzi per la propria sussistenza; anche il Comune di Fiumefreddo se avesse avuto a suo tempo un po’ di lungimiranza, avrebbe dovuto acquisire egli stesso quei poderi diventando una garanzia per quella ventina di famiglie, magari avrebbe anche potuto incrementare il settore agricolo sperimentando una sana economia a km0.
Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore giacché forza politica legata a doppio filo al concetto di giustizia sociale, non può tacere di fronte ai soprusi, alle ingiustizie che si consumano ogni giorno nei confronti di chi non ha i mezzi economici per far fronte al solo potere che realmente domina nella nostra società, il denaro. Per questo motivo, noi che siamo figli del popolo; noi che conosciamo la fatica delle braccia e i sacrifici della gente più umile, notevolmente superiori a questi avidi affaristi; non tolleriamo alcuna sorta di prepotenza verso costoro e per questo che uniamo la nostra volontà e il nostro grido di giustizia, con intransigenza e forza, al fianco di coloro cui gli è stata negata il sacrosanto diritto di coltivare la terra e di vivere decentemente sotto un tetto.
Mario Iorio – Segretario Cittadino
Movimento Sociale Italiano – Fiamma Tricolore – Sez. “Pino Rauti” di Fiumefreddo Bruzio