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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 24 DICEMBRE 2024

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Fli, “La scuola domani”

Fli, “La scuola domani”

| Il 04, Set 2011

Le donne del partito di Fini riflettono sulla apertura immininente dell’anno scolastico

Fli, “La scuola domani”

Le donne del partito di Fini riflettono sulla apertura immininente dell’anno scolastico


 

 

CATANZARO – Il 12 settembre riapriranno in Calabria  le scuole e comincerà un nuovo anno scolastico che vedrà impegnati genitori e figli in un quotidiano fatto di campanelle, di compiti in classe, di interrogazioni e dei soliti annosi problemi che si ripropongono, come per incanto, sin dal momento che si entra in classe.

La verità vera è che i ritornelli saranno sempre gli stessi fino a quando al “problema scuola” non sarà data la giusta e definitiva soluzione. Il nostro parere è che l’osservazione va’ fatta dalla più appropriata prospettiva e qual è questa se non l’aspettativa che ne ha il comune cittadino?

Quando un ragazzo inizia la sua esperienza scolastica si spera, da parte dei genitori, che il percorso possa condurre ad una degna preparazione culturale, fornita da insegnanti che abbiano la capacità di trasferire nozioni e con una particolare attitudine di approccio alle problematiche giovanili, in luoghi sicuri, confortevoli e attrezzati.

Se sono stati a suo tempo stabiliti dei limiti minimi di istruzione (fornita con la cosiddetta scuola dell’obbligo), vorrà dire che la cultura è ritenuta cardine di una società evoluta e professionalmente preparata, competitiva e soprattutto in grado di crescere e di svilupparsi a tutti i livelli.

Ritenendo ciò quale assunto imprescindibile, lavorare perché la scuola torni ad essere tale dovrebbe essere un impegno primario da parte delle forze di governo! Ed invece, nell’alternarsi di varie riforme che l’hanno interessata o, quantomeno, dell’impronta che ogni governo ha cercato di imprimere, si è assistito ad un costante e continuo impoverimento culturale dei nostri ragazzi.

Quanto affermato è un fatto inconfutabile, quasi un luogo comune che viene confermato nell’ambito di ogni tavolo di discussione politico, tecnico ed soprattutto privato, poiché ognuno di noi ha l’opportunità di verificarlo testando la preparazione dei propri figli.

Se ciò è vero, come è vero, i tre obiettivi sopra menzionati (buona preparazione culturale studenti, buona preparazione culturale e didattica corpo docente e sicurezza scuole/attrezzatura didattica), in teoria così semplici da concretizzare, sono col passare del tempo diventati delle mete impossibili da raggiungere.

La scuola pubblica che dovrebbe essere la garanzia di una base media culturale è diventata la garanzia della base media dell’ignoranza, per cui per abbassare la media dell’ignoranza dei nostri figli dobbiamo cercare con il lanternino quelle rare scuole dove il Dirigente Scolastico, meno impegnato a fare il dirigente aziendale e più il dirigente dell’istruzione della sua scuola, nostalgico della figura del “buon preside” dei tempi andati, si preoccupa soprattutto della preparazione degli studenti oltre che dei metodi didattici e della preparazione del corpo insegnante.

I punti d’incognita sono più di uno e sappiamo bene quanto complessa possa essere l’azione di eliminazione degli stessi, soprattutto per l’impopolarità delle soluzioni da adottare! Ma se il Paese ha bisogno di una sferzata per incanalarsi verso la risalita, non si può evitare di affrontare anche questo problema e di adottare delle scelte anche impopolari, se necessario.

a) professionalità del corpo docente e retribuzione

b) adeguatezza dei luoghi e la messa a disposizione del materiale didattico e finanziamenti

c) base culturale studenti a confronto della base culturale degli studenti di altri Paesi

d) indirizzo scolastico guidato in base alle reali attitudini e alle esigenze del mercato nazionale e internazionale

Ognuno di questi punti merita tutta l’attenzione che l’argomento impone per il ruolo che i giovani di oggi giocheranno nel mondo di domani e che il nostro Paese giocherà nel contesto globale.

Quando qualche anno fa’ si cominciava a pronunciare la parola globalizzazione lo si traduceva come un fenomeno positivo dal quale aziende e quant’altro ne avrebbero tratto benefici; di contro si costituirono i no global che vi si opponevano rilevando una serie di effetti negativi che si sarebbero prodotti sia nella micro che nella macro economia. Riflettendo non si può non convenire sul fatto che per competere in un mercato globale, con le professionalità, con i prodotti delle proprie aziende, con la politica, non si può evitare il confronto con le professionalità, con i prodotti, con la politica degli altri Paesi.  La globalizzazione è, dunque, fenomeno positivo se ci stimola a migliorare le nostre performance e diventa fenomeno negativo laddove ci appiattiamo sui nostri risultati.

La scuola deve ricominciare a produrre cultura: questo è il primo serio passo verso il cambiamento delle sorti del nostro Paese.

“D’ora in poi mi rivolgo solo al futuro, poiché ho deciso di passarci il resto della mia vita” (A. Einstein).

Il futuro sono i giovani.