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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 17 NOVEMBRE 2024

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Fondi PNRR: O. Greco (IdM): Giusta la battaglia per avere più risorse ma il sud è davvero pronto? Preoccupa e non poco la notizia riportata sulla stampa secondo la quale il professore di Economia ap-plicata dell’Università di Bari, Gianfranco Viesti, avrebbe svelato l’ulteriore beffa nella ripartizione dei fondi

Fondi PNRR: O. Greco (IdM): Giusta la battaglia per avere più risorse ma il sud è davvero pronto? Preoccupa e non poco la notizia riportata sulla stampa secondo la quale il professore di Economia ap-plicata dell’Università di Bari, Gianfranco Viesti, avrebbe svelato l’ulteriore beffa nella ripartizione dei fondi

Preoccupa e non poco la notizia riportata sulla stampa secondo la quale il professore di Economia ap-plicata dell’Università di Bari, Gianfranco Viesti, avrebbe svelato l’ulteriore beffa nella ripartizione dei fondi nascosta nel Piano Nazionale Rilancio e Resilienza: al Sud spetterebbero, secondo tale tesi, addi-rittura solo 22 e non 82 miliardi. Che tradotto significa solo il 10% dell’insufficiente 40% di risorse già previste per il Mezzogiorno del Paese, dato che secondo i criteri stabiliti dall’Europa, cioè popolazione, reddito e tasso di disoccupazione, al Sud sarebbe dovuto spettare circa il 60% dei 209 miliardi del Re-covery Plan. A ciò andrebbe aggiunta l’assenza di un indirizzo politico verso la perequazione delle do-tazioni infrastrutturali e della disponibilità dei servizi nelle diverse aree del territorio nazionale. Pre-occupazione alimentata anche dalle dichiarazioni che pervengono dal dicastero per il Mezzogiorno, vi-sto che da un lato si difende la bontà del PNRR ma dall’altro viene confermato che il computo della ri-partizione dei fondi è frutto della somma con i “vecchi” soldi già stanziati.
Dalla spesa storica alla perequazione infrastrutturale, l’Italia necessita di recuperare il gap tra le due parti dello stivale, per rilanciare una dimensione nazionale di mercato e per tornare ad essere compe-titivi nel mondo. È questa la via maestra che l’Italia del Meridione invoca da anni, ormai. Una sfida da vincere per il futuro della Calabria, del Sud, ma anche del Paese e che passi da un’equa redistribuzione delle risorse europee e da un’effettiva capacità di spesa che solo amministratori virtuosi potranno ge-stire e compiere, affinché la nostra non rimanga, per l’ennesima volta, terra di cantieri ed opere in-compiute. Ed è questa la chiave di volta e su cui abbiamo posto come Movimento politico l’attenzione. Se si concentra soltanto sui fondi spettanti al sud, si perde di vista la funzione reale e l’azione che un piano di rilancio vero richiede. Se negli anni passati oltre ai fondi anche le opere da realizzare venivano calate dall’alto senza tener conto delle peculiarità e delle reali esigenze dei territori, oggi, con una classe dirigente sempre meno competente e poco visionaria, mancano del tutto programmazione e progettazione di opere utili, necessarie e cantierabili. Non è più soltanto un problema di risorse ma di realizzazione di opere straordinarie e non di pubblico interesse. Attuare interventi con azioni specifi-che, mirate sono la premessa indispensabile per lo sviluppo. È urgente che la politica, dai comuni alla Regione, si munisca di organismi tecnico-operativi che si assumano il compito di predisporre pro-grammi, progettare misure d’interventi e quindi l’esecuzione delle opere così come il piano prevede. Bisogna gestire e abbattere del tutto quella tendenza dispersiva e poco concreta che sovrasta una go-vernance intelligente dei territori.
Dunque, ciò che occorre è recuperare una visione complessiva di sviluppo, senza lasciare indietro nes-suno e rispettando i parametri fissati dalla stessa Unione Europea nel rilancio economico di chi non so-lo ha subito i colpi inflitti della pandemia ma di chi prima ancora, dai ritardi strutturali passando per la crisi finanziaria del 2008, stava già messo peggio. Il Premier Draghi, sulle macerie della politica e dei partiti, ha saputo restituire dignità e credibilità internazionale al nostro Paese. Ma per fare ciò bisogna avere il coraggio di uscire non soltanto dalla condizione di subalternità di un Meridione dimenticato e depredato ma è necessario dare slancio alla pubblica amministrazione a cui spetta quel ruolo fonda-mentale di coordinamento delle iniziative, atte ad imprimere azioni di rilievo con la realizzazione di opere misurabili in funzione delle necessità di crescita e sviluppo di un’intera regione. Si è parlato più volte di un piano Marshall per la ripartenza del sud ma basterebbe recuperare i principi e il valore ini-ziale che si diede alla Cassa del Mezzogiorno e poi al CIPE per capire cosa abbiamo perso. Manca quella politica del fare che si traduce in un vero e proprio vulnus della capacità d’investimento e quindi rea-lizzazione. Favorire uno sviluppo integrato tra i diversi settori produttivi, attraverso relazioni pubbli-co/privato, innescando processi virtuosi che hanno come base progettazioni a lungo medio termine con ambiti sempre più sostenibili e tecnologici.
Resilienza non vuol dire resistenza ma capacità di riorganizzazione, è sperimentazione e quindi nuova visione e miglioramento che deve partire dalla volontà di trasformare un evento negativo in un’oppor-tunità di crescita e miglioramento. Per fare ciò c’è bisogno di nuove competenze e comporta una ri-strutturazione di un sistema di gestione sempre più fallimentare, da parte di una classe dirigente che non ha saputo cogliere opportunità e occasioni. Non disperdiamo anche questa, dimostriamo di essere pronti ad imporci in quel quadro generale di rinascita dell’intero Paese Italia.