Friuli Venezia Giulia, «La Regione cancella la psicologia dalla riforma della sanità» La denuncia del presidente dell’Ordine degli Psicologi: «Famiglie, disabili e anziani vengono abbandonati a se stessi. Questa è una sanità senza testa»
Nessun supporto all’interno di un progetto organico ai portatori di disabilità e alle donne in difficoltà. Addio anche alle strutture di valutazione neuropsicologica per la diagnosi delle demenze. Finiscono nel limbo i servizi per i minori. Il presidente dell’Ordine degli psicologi del Friuli Venezia Giulia Roberto Calvani boccia la riforma della sanità regionale che è stata recentemente approvata: «È un riforma che delinea una sanità senza testa dove non si fa nulla per integrare la figura professionale dello psicologo. Il testo approvato lascia presagire che i servizi a carattere psicologico non saranno più erogati dal nostro sistema sanitario. Se così fosse questo comporterebbe un taglio netto delle prestazioni essenziali a supporto delle fasce più deboli della popolazione». Insiste Calvani: «La riforma, così come scritta, delinea una sanità dedicata alla sola cura di coloro che sono necessari al sistema produttivo, mentre le fasce più deboli, quelle che richiedono interventi essenziali di carattere psicologico, saranno lasciate sole».
A partire dai portatori di disabilità, cui spesso si associano sintomatologie psichiche anche gravi che, «al compimento della maggiore età, non verrebbero più seguiti dal servizio sanitario regionale non essendo prevista una specifica attribuzione di ruoli e competenze psicologiche. In particolare, ci si è più volte imbattuti nella impossibilità di orientare opportunamente le persone con disabilità adulta, in situazioni di necessità di valutazioni, rivalutazioni, accompagnamento presso un centro adeguatamente preparato e formato sulla disabilità adulta anche per contrastare le “migrazioni” verso centri fuori Regione». Per quanto riguarda i minori, «i servizi, che sono già in serissime difficoltà, con liste di attesa che rasentano in alcune realtà gli otto-nove mesi, non trovano nella legge una precisa collocazione. Non si prende nemmeno in considerazione per gli psicologi liberi professionisti l’opportunità di collaborare, in modalità strutturale, con le ASL e le scuole della Regione per attuare, all’interno di un protocollo definito, le norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico». Anche sulla popolazione anziana, gli effetti sarebbero molto pesanti. «Le strutture di valutazione neuropsicologica, fondamentali per la diagnosi delle demenze e in particolare dell’Alzheimer, non vengono nemmeno prese in considerazione nel nuovo sistema sanitario. Così come i servizi adeguati di sostegno ed accompagnamento della disabilità adulta non trovano compensazione né risposta nella legge».
La riforma porta così ad una serie di tagli che «a fronte dell’aumento delle richieste di intervento psicologico che registriamo da parte di familiari e pazienti, cancellano le parole “psicologia” e “psicologo” dal testo della norma». Questo, sottolinea Calvani, «davanti ad una situazione che vede operare nel sistema sanitario regionale 287 psicologi di cui 196 di ruolo con contratto a tempo indeterminato e 91 con contratti a termine o di diversa natura che si stanno avviando verso una cessazione del servizio. Attualmente gli psicologi svolgono la loro professione in oltre 20 servizi sanitari sia territoriali che ospedalieri con erogazione di decine di migliaia di prestazioni psicologiche. Non è possibile cancellare tutto questo con un colpo di spugna in nome di non si sa cosa».