Fusione dei Comuni, dai capigruppo Antonio Lo Schiavo e Davide Tavernise Proposta di legge regionale per la modifica del referendum Definire in modo più chiaro l'esito referendario e tutelare l'espressione democratica del voto popolare nei singoli comuni, relativamente alle consultazioni per la Fusione dei Comuni quando l'iniziativa sia intrapresa dal Consiglio regionale
Definire in modo più chiaro l’esito referendario e tutelare l’espressione democratica del voto popolare nei singoli comuni, relativamente alle consultazioni per la Fusione dei Comuni quando l’iniziativa sia intrapresa dal Consiglio regionale.
È questa la ratio della Proposta di legge regionale – tesa ad apportare modifiche ed integrazioni alla legge 5 aprile 1983 n. 13 che regola materia – presentata dai consiglieri regionali Antonio Lo Schiavo (capogruppo Misto) e Davide Tavernise (capogruppo Movimento 5 Stelle). Secondo le modifiche proposte, l’esito referendario “si intende accolto solo qualora la maggioranza dei voti validamente espressi in ciascun comune interessato alla proposta referendaria sia favorevole alla stessa”.
Come viene spiegato nella relazione illustrativa della proposta, l’attuale normativa regionale consente di concludere il procedimento legislativo di fusione anche con un esito referendario sfavorevole alla fusione in uno o più di essi. Con la normativa vigente, quindi, il risultato referendario è condizionato dal “bacino elettorale di tutti i comuni interessati i cui voti calcolati complessivamente determinano o meno l’approvazione della proposta referendaria. La norma in vigore dispone, di conseguenza, che l’esito referendario sia connesso alla maggioranza dei voti validamente espressi complessivamente nei comuni interessati, mentre con la presente proposta di legge si specifica che l’esito deve essere favorevole in ciascun comune della fusione”.
L’altro elemento di novità della proposta di legge consiste nel rendere obbligatoria, in caso di proposta di fusione di iniziativa del Consiglio regionale, la “richiesta di parere sulla stessa agli organi comunali competenti, che la esprimono entro sessanta giorni dalla richiesta”. La finalità della proposta di legge è anche quella di assicurare il riconoscimento normativo indicato all’articolo 3 del Tuel che vede il Comune come “ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo”, principio messo in discussione in occasione delle fusioni dei Comuni su iniziativa del Consiglio regionale.
“Non vi è dubbio che le fusioni – si legge ancora -, a fronte di alcuni vantaggi, contengono elementi di criticità che di fatto ne rendono difficoltosa l’attuazione. Tra i tanti quello principale è il timore, da parte dei cittadini, di perdere l’identità territoriale e le occasioni di partecipazione democratica che vengono sicuramente ridotte dalla natura intrinseca della fusione. Per queste ragioni la ratio della proposta di legge è anche quella di evitare che procedure di fusione si trasformino in annessione di comuni più piccoli demograficamente o deboli politicamente, in favore di comuni più grandi”.
La Proposta di legge prevede infine che la commissione consiliare competente incarichi “gli uffici del Consiglio regionale della realizzazione di uno studio di fattibilità tecnico-economica” nonché l’acquisizione del “parere dei Consigli comunali interessati al fine di valutare in maniera compiuta l’esistenza dei requisiti formali, le ragioni civiche e/o di opportunità storica, culturale, sociale, di funzionalità istituzionale, nonché di razionalizzazione dei servizi che sono a fondamento della fusione proposta”.