Fusione Serre Cosentine, intervento di Orlandino Greco Replica al Laboratorio Civico di Rende
La Fusione dei Comuni, i progetti di conurbazione dei vari territori, sono diventati ormai l’argomento cult di molte discussioni a volte pertinenti altre volte impertinenti, tenute quest’ultime dagli improvvisati tuttologi della materia. Quanto mai grottesca l’entrata in scena del Laboratorio Civico di Rende, che prende di mira e boicotta la proposta di fusione delle Serre Cosentine nell’asse Cosenza – Rende – Castrolibero, apprezzata e sposata invece dai sindaci dei 5 comuni coinvolti e che sostengo a gran voce e da più tempo.
E in una disamina da romanzo storico di manzoniana memoria, compaiono i Bravi, i Don Rodrigo e gli Innominati e citano la famosa frase “questo matrimonio non sa d’ha fare”, perché l’entrata in scena di altri personaggi screditerebbe e toglierebbe il palco alla grandiosa città di Rende. O sarebbe meglio dire quello che ne rimane, realtà urbana a cui è rimasto ben poco degli anni d’oro e che mostra quotidianamente inefficienze e degrado. Va da se, quindi, che una qualsivoglia iniziativa politica che sottolinei lo stato di efficienza e di continua crescita degli altri comuni rispetto a Rende è da screditare. Sono stato sindaco per oltre tredici anni e credo di aver contribuito, insieme a coloro che mi hanno preceduto, a far diventare Castrofranco l’attuale splendida Città di Castrolibero. E non certo personificando la figura del signorotto di turno sono riuscito a lasciare un segno del mio agire politico ma al contrario innescando azioni e opere di mutamento architettonico, paesaggistico, culturale e poi antropologico e sociale per la costruzione di una vera comunità.
Nell’idea di area urbana ho sempre sostenuto l’ipotesi della fusione della città unica dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, finalizzata anche a mettere insieme i comuni delle Serre, per far sì che gli stessi assumano un linguaggio unico nel difficile percorso di creazione della grande Cosenza. Nella mia visione politica, Cosenza, Rende e Castrolibero, restano sempre il nucleo centrale di un’area urbana che si allarga a cerchi concentri coinvolgendo anche le Serre cosentine. E’, del resto, un’ipotesi praticabile nel breve periodo, ovviamente con le dovute cautele e a seguito di un ineludibile progetto di fattibilità. Un studio che necessita di un processo laborioso, nel quale investire almeno un anno di ricerche sul territorio che coinvolgano diversi esperti; sociologia, antropologia, demografia, geografia umana, economia e diritto, sono tutti ambiti che serve tenere in considerazione onde evitare il fallimento di un così grande e importante progetto.
Senza considerare le problematicità e difficoltà che già si presentano in fase iniziale; Cosenza e Rende sono impegnate – la prima – in un difficile percorso di predissesto e – l’altra – in un piano di riequilibrio decennale invocato, pare, per far dispetto alla precedente amministrazione socialista, condizione prima che potrebbe inficiare l’attuazione della fusione. Concludo con un suggerimento: il Laboratorio Civico approfondisca le ragioni che hanno causato negli ultimi anni il depauperamento di una città che fino a qualche tempo fa era modello di sviluppo urbanistico e coesione sociale tanto da essere invidiato nell’intero Paese. Le conclusioni potrebbero essere utili nella stesura dello studio di fattibilità della città unica.
ORLANDINO GRECO