G20: pressione sulla Merkel, ok a aumento fondi Fmi
redazione | Il 19, Giu 2012
Impegni per 456 mld di dlr
G20: pressione sulla Merkel, ok a aumento fondi Fmi
Impegni per 456 mld di dlr
(ANSA) LOS CABOS (MESSICO) – Salta, a sorpresa, l’attesissimo vertice tra i leader Ue presenti al G20 avrebbero dovuto avere nella serata messicana con il presidente Usa Barack Obama sulla crisi dell’eurozona anche alla luce del voto in Grecia. Mentre si attendeva qualche notizia sull’esito del colloquio è rimbalzata infatti la notizia che quell’incontro è stato “cancellato”, come fanno sapere fonti della Casa Bianca. Nessuna motivazione specifica o ufficiale ma solo un vago riferimento al fatto che Obama avrà l’occasione di vedere i colleghi europei oggi, nella seconda giornata di lavori, insieme ad altri incontri a margine del G20.
E se c’é chi spiega la cancellazione con il prolungarsi della cena e della discussione sull’Europa con tutti i leader, nel formato a 20, sono in molti a scommettere che dietro il mancato appuntamento ci siano le tensioni emerse nelle ultime ore tra le due sponde dell’Atlantico. Con una Merkel accerchiata. Ancor di più dopo il voto in Grecia che non ha placato le turbolenze sui mercati, rendendo il clima più teso e rilanciando più che mai la necessità di misure da prendere in fretta.
Misure che rappresentino davvero una svolta, in grado di ridare credibilità all’euro e fare ripartire l’economia del vecchio Continente. Con una ricetta difficile da mettere a punto, proprio per la distanza delle posizioni tra Berlino e le altre capitali europee. La cancelliera Merekel continua infatti a dire no agli euerobond e a qualsiasi forma di mutualizzazione del debito. Senza contare la linea dura che Frau Angela mantiene nei confronti di Atene, rinviando al mittente qualsiasi ipotesi di dilazione degli impegni presi dalla Grecia. Una linea in totale controtendenza con quella di Barack Obama, che prima della cena di stasera ha voluto un incontro a due. Un faccia a faccia durato 45 minuti e coperto dal più stretto riserbo. Ma non è difficile ipotizzare che per la Merkel siano stati tre quarti d’ora di tensione, con il presidente americano più che mai in pressing sull’Europa.
Un’Europa quella sbarcata a Los Cabos che è pronta a confrontarsi con il resto del mondo per trovare una soluzione ad una crisi che riguarda tutti. Ma che rivendica l’autonomia e il diritto delle proprie decisioni. Non disposta ad essere messa all’angolo. Come ha sottolineato con determinazione Barroso. “Non siamo qui per prendere lezioni di democrazia o di gestione dell’economia”. Stanotte nessuno parla ma c’é chi ipotizza che dietro la cancellazione dell’incontro con Obama ci possa essere anche questo.
Un risultato, il primo giorno di questo G20, è stato ottenuto in chiave Fmi: l’organismo di Washington ha infatti raccolti impegni finanziari, destinati ad aumentare le sue risorse, per 456 miliardi di dollari, oltre i 430 previsti. Saranno – ha spiegato il direttore generale Christine Lagarde, la “seconda linea di difesa” per risolvere e prevenire crisi finanziarie.
LEADER SPINGONO UE: ‘ORA CRESCITA E LAVORO’
C’é l’impegno, tanto ambizioso quanto generico, alla crescita e al lavoro e a fermare il “circolo vizioso” fra banche a rischio e governi in rosso. C’é il pressing, americano e non solo, sull’Europa ad “agire ora”, cui gli europei hanno risposto ricordando il disastro di Lehman Brothers. E c’é, forse più concretamente, l’impegno dei ‘Brics’ a rafforzare il capitale del Fmi dotando l’economia di un ‘firewall’ più potente contro la grande crisi del debito. La prima giornata del vertice dei capi di Stato e di governo del G20, nella punta meridionale della Baja California, segue il copione già anticipato da settimane e che ruota tutto attorno alla crisi europea, ai timori (elettorali e finanziari) per le ondate d’instabilità che partono dal Vecchio Continente, e alla Grecia che dopo il caos politico ritrova con le elezioni un governo legittimo. L’Europa – si legge in una bozza della dichiarazione finale del G20 messicano – è d’accordo “nel fare i passi necessari per salvaguardare la stabilità” finanziaria. Una sorta di richiamo dei partner internazionali che arriva a pochi giorni dal vertice Monti-Merkel-Hollande-Rajoy a Roma venerdì, e dal consiglio Ue di fine mese, in cui “va definita una chiara road map con interventi concreti per rendere l’euro più credibile”, come spiega il premier italiano Mario Monti. “Il G20 – prosegue il documento – si impegna a prendere tutte le misure necessarie per rafforzare la crescita economica e creare posti di lavoro” e a “rompere il circolo vizioso fra banche e debito degli Stati”. Dopo l’era del rigore e dell’austerity impersonata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, Los Cabos sancisce la presa di coscienza dei Grandi che di stretta fiscale si può morire, e che senza crescita non si risanano i bilanci. A prendere di petto il tema più spinoso, il braccio di ferro europeo sulle ricetta anti-crisi, è il presidente Usa Barack Obama: “E’ l’ora di agire” per la crescita, dice il presidente Usa richiamando di fatto gli europei prima del suo bilaterale con la Merkel. Un pressing crescente che, cavalcato da alcuni media americani, fa accalorare il presidente della COmmissione Ue José Manuel Barroso (“non siamo qui per lezioni di democrazia né di gestione dell’economia”). “Nessuno pensa che l’Ue sia la fonte del problema”, spiega Monti ricordando gli squilibri finanziari di cui proprio gli Usa sono “protagonisti”. Spetterà ai leader definire come arrivare alla crescita, convincendo i mercati di avere lo slancio per darsi una politica di bilancio più coesa, condizione necessaria (l’ha detto oggi Barroso) per forme di solidarietà come gli eurobond. Intanto, gli europei devono fare i conti con il pericolo imminente di contagio dalle banche spagnole al sistema economico, tanto che oggi il ministro delle Finanze Luis de Guindos ha dovuto rassicurare: “siamo solvibili”. Mentre a Los Cabos le elezioni greche hanno tolto un fardello in più agli sherpa e ai leader del Vecchio Continente. Le attese per un allentamento della stretta fiscale imposta ad Atene in cambio dei salvataggi (“vedremo come aiutarla”, promette Barroso) vengono gelate proprio nell’afa di Los Cabos dalla Merkel: “non può esserci nessun allentamento delle riforme” concordate. Nell’attesa che si sciolgano alcuni dei nodi europei, fra le spiagge della località balneare messicana protette da elicotteri e navi della marina, un passo avanti lo fa quell’aumento di capitale del Fmi concordato in primavera ma ancora senza fondi: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica hanno deciso “di accettare l’invito ad aumentare le risorse disponibili per il Fondo monetario internazionale”, che potranno salire aumentare di 430 la rete di sicurezza globale. Mentre anche i temi della politica estera, dietro le formule di rito, nascondono divisioni su scala globale anche sulla tragedia siriana: sugli armamenti a Damasco, Obama ha parlato di un accordo con Putin per mettere fine alle violenze; il presidente russo si è limitato a parlare di molti “elementi in comune” con l’americano.