Geoparchi, il Pollino raccontato come sistema unico ambientale Dalla Grotta del Romito il messaggio di un sud positivo
Tre giorni ricchi di eventi, incontri, visite sul campo per ammirare i luoghi che
hanno permesso al Parco Nazionale del Pollino di entrare nella rete internazionale
dei Geoparchi Unesco. Un viaggio arricchito dall’incontro con la gastronomia, l’accoglienza,
i borghi e le comunità ospitanti e tante associazioni che lavorano per la promozione
del territorio che si è concluso al geosito più importante del Pollino, la Grotta
del Romito di Papasidero dove si custodiscono graffiti e reperti risalenti al paleolitico
superiore.
«Questo sito appartiene alla storia d’Italia e del Mondo ed è da qui che vogliamo
lanciare al Paese il messaggio e la dimostrazione di un Sud positivo – ha dichiarato
Domenico Pappaterra, Presidente dell’Ente Parco nazionale del Pollino – che quando
è chiamato ad esprimere le sue potenzialità lo fa con passione ed amore per i suoi
bellissimi territori».
«Abbiamo raccontato il Pollino come sistema ambientale unico – ha dichiarato Luigi
Bloise, responsabile dell’ufficio Geoparchi del Parco Nazionale del Pollino –
che vede la geologia inserita in un contesto naturalistico meraviglioso ricco di
enogastronomia di qualità, paesaggi unici, ospitalità esperienziale. La sfida di
internazionalizzare questo territorio è stata vinta con l’ingresso del Pollino
nella rete Unesco ed ora bisognerà programmare le azioni utili a mantenere questo
brand che può diventare attrattore di nuovi turismi».
Grandissima la soddisfazione della struttura organizzativa dell’Ente che ha vinto
la sfida di ospitare con successo l’8ª edizione del Workshop italiano dei Geoparchi
mondiali Unesco. I professori Fabio Martini e Domenico Lovetro dell’Università
di Firenze hanno condotto i delegati della convention Geoparchi alla visita del sito
archeologico internazionale di Papasidero. «Questa esperienza – ha dichiarato
Martini – può diventare un punto di riferimento nella pluridisciplinarietà della
ricerca» visto che dal 2000 le ricerche sono a carattere interdisciplinare «con
grande attenzione all’ambiente, alla geologia, agli aspetti naturalistici. Dobbiamo
ricostruire la storia dell’uomo attraverso le sue produzioni, gli aspetti religiosi,
l’arte. L’uomo è animale tra gli animali inseriti in un ambiente quindi l’attenzione
all’ambiente è primaria».
Nel corso dell’ultima giornata di lavoro sul campo la convention dei Geoparchi
si è spostata in montagna ed in particolare a Piano Ruggio ed al Belvedere del Malvento
per la visione globale dall’alto della stratificazione dei pianoro di Campotenese,
l’escursione ai Pini Loricati che fanno capolino dalle rocce di Colle del Dragone
e i crinali di Serra del Prete, poi l’ultima tappa dal centro abbandonato di Laino
Castello. In particolare al Piano di Ruggio la delegazione ha incontrato Nino Larocca
ed i referenti dell’operazione Trabucco del Pollino che dal primo luglio è partita
nei pressi dei Piani di Pollino per tentare di disostruire l’ingresso di uno degli
inghiottitoi più alti del meridione d’Italia. Lì diversi studiosi, ricercatori
e volontari – con il patrocinio del Parco Nazionale del Pollino – hanno fatto
partire una campagna di scavo che sta provando ad aprire una via per quella che potenzialmente
può rappresentare la grotta più profonda del meridione. Erwan Ghegann, geologo
francesce e ricarcatore presso Imaa del Cnr, presente sul Pollino dal primo giorno
di operazioni ha sottolineato come l’inghiottitoio «si apre sulla storia geologica
recente» e diventa affascinante trovare una vita per entrare nel ventre della terra.
Presenti alla ricerca che continuerà fino al 17 luglio per poi riprendere nell’ultima
parte del mese di Agosto anche Saro Grasso dell’Università di Catania, gli archeologi
Carmelo Colelli e Felice Larocca, e Luigi Ferranti dell’Università Federico II
di Napoli a testimonianza della speciale operazione che si sta conducendo nel cuore
del Pollino e che «resta aperta a chiunque la voglia vivere» ha concluso Nino Larocca
del gruppo speleologico “Sparviero”.
Ieri invece è stata la professoressa Giovanna Rizzo dell’Università della Basilicata
a condurre sul campo geologi e delegati dei Geoparchi italiani alla scoperta della
Timpa delle Murge e della Timpa di Pietrasasso che insieme ai 69 geositi censiti
da Luigi Bloise ed Egidio Calabrese nel territorio montano del parco calabro –
lucano diventano attrattori speciali di un complesso contesto naturale, ricco di
storia, biodiversità e gastronomia tutto da vivere.