Gioia Tauro, Alessio, sentenza Falcomatà, “impone una giusta riflessione sulla inadeguatezza di una norma” Amministrare la cosa Pubblica – specie in situazioni caratterizzate da gravi carenze dell’apparato burocratico e gestionale – richiede assunzione di responsabilità prese in perfetta buona fede ma che spesso si rivelano trappole insidiose ed inaspettate oltre che pericolose per la libertà ed il patrimonio di chi amministra
Apprendo La notizia della condanna per abuso di Ufficio del Sindaco Giuseppe Falcomatà e di componenti della sua prima Giunta e della conseguente sospensione dalle funzioni di Primo Cittadino per 18 mesi.
Esprimo piena fiducia nella persona e nell’operato del Sindaco Falcomatà, sicuro che la Magistratura – pur negli inevitabili errori determinati da norme oramai di dubbia interpretazione e applicabilità – saprà trovare la strada per una giusta sentenza.
Tuttavia questa decisione – e le migliaia di altre che l’hanno preceduta – impone una giusta riflessione sulla inadeguatezza di una norma che mal si concilia e si confronta con le mille quotidiane difficoltà degli Amministratori pubblici.
Amministrare la cosa Pubblica – specie in situazioni caratterizzate da gravi carenze dell’apparato burocratico e gestionale – richiede assunzione di responsabilità prese in perfetta buona fede ma che spesso si rivelano trappole insidiose ed inaspettate oltre che pericolose per la libertà ed il patrimonio di chi amministra.
E’ noto a tutti che queste oggettive difficoltà stanno portando alla paralisi della Pubblica Amministrazione ed al cosiddetto sciopero della firma, con le immaginabili conseguenze per la funzionalità degli Enti amministrati.
Tutte le forze politiche hanno presentato disegni di legge finalizzati ad abrogare, a modificare o a tipizzare le condotte oggi genericamente sottese dalla contestata norma che regola l’abuso di ufficio, con ciò mostrando il disagio e le difficoltà dei pubblici amministratori onesti e laboriosi.
A tutto questo va aggiunto che la previsione di sospensione dalla carica prevista dalla Legge Severino già dalla condanna in primo grado, appare un vulnus per la democrazia, poiché la carica di Sindaco è espressione immediata e diretta della volontà popolare, che non appare compatibile con sentenze provvisorie, spessissimo riformate nei vari successivi gradi di Giudizio.
La condanna e la sospensione del Sindaco Falcomatà – cui esprimo vicinanza e comprensione – devono dunque fare riflettere.
Esse, infatti, scoraggiano ulteriormente i cittadini onesti e per bene ad occuparsi della Cosa Pubblica e ad assumersi la responsabilità di guidarla. E’ necessario, pertanto assumere in sede legislativa ogni urgente misura.
Confidiamo, dunque nella capacità e nella saggezza del Parlamento di leggere, senza ritardo, un disagio oramai generale cui bisogna porre rimedio e soluzione.