Giornata contro violenza donne, le proposte di Giuseppe Pedà Le parole del consigliere regionale ed ex sindaco di Gioia Tauro: "Riprenderemo la proposta di legge regionale sulle case rifugio per le donne vittime di abusi"
Riceviamo e pubblichiamo
“Ben vengano le iniziative simboliche ma bisogna anche spingere per portare avanti progetti concreti che contrastino con la massima efficacia il drammatico fenomeno della violenza sulle donne iniziando ad analizzare bene le difficoltà che ostacolano la buona applicazione della convenzione di Istanbul: dal problema di una cultura sessista della nostra società a tutti i livelli alla carenza di educazione nelle scuole e di formazione professionale in tutti gli ambiti”. Sono le parole del consigliere regionale Giuseppe Pedà pronunciate in occasione della commemorazione del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza di genere, che annuncia di voler riprendere e portare in aula la proposta di legge regionale “Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno delle donne vittime di violenza ed ai loro figli” elaborata nel 2017 dai consiglieri Esposito, Ferro e Mirabello ma, ad oggi, rimasta lettera morta.
Il documento si propone di dare una risposta dirompente al fenomeno dei maltrattamenti e della violenza sulle donne e di adeguare la legislazione regionale alle disposizioni nazionali ed internazionali che si sono evolute. Ma anche di regolare al meglio l’istituzione dei centri antiviolenza e sostenere la diffusione nel territorio delle case rifugio anche attraverso un mirato sostegno finanziario affinché possano svolgere tutte le loro attività. Il disegno di legge rappresenta il punto di arrivo di un impegnativo percorso di lavoro avviato già da tempo al fine di prevedere la realizzazione ampia e coordinata di interventi per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere contro le donne e per il sostegno alle donne stesse e ai loro figli adeguando, consolidando e riformando le previsioni contenute nella vigente legge regionale ormai divenuta obsoleta.
“L’Istituzione regionale – rimarca Pedà – deve investire competenze precise non soltanto per la creazione di nuovi centri ma anche e soprattutto per garantire politiche di indirizzo e interventi omogenei finalizzati ad affermare una cultura di rispetto delle donne come soggetti di diritto e di diffondere la cultura della non violenza”. L’esponente politico ricorda poi i dati diffusi dall’ISTAT che, per la prima volta, ha svolto un’indagine sui servizi offerti dai centri antiviolenza, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari opportunità, le Regioni e il Consiglio nazionale della ricerca. Ne emerge un quadro allarmante: nel 2017, le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza sono state 49.152, di queste 29.227 hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza. Il 26,9% delle donne che si rivolgono ai centri sono straniere e il 63,7% ha figli, minorenni in più del 70% dei casi. L’Istat stima che siano 1 milione 404mila le donne che hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro da parte di un collega o del datore di lavoro. Ricordando come sia molto difficile misurare la violenza sulle donne, perché ancora sommersa e taciuta, così come sono incalcolabili gli episodi di sessismo, che permeano la vita delle donne stesse. “Un’altra vera e propria piaga – aggiunge Pedà – è la violenza sulle donne anziane o con disabilità, fenomeno ancor più taciuto ma contro il quale è necessario fare fronte comune per far emergere il più possibile una vergognosa realtà e mettere in atto azioni di sensibilizzazione e tutela a favore di queste categorie particolarmente esposte”.
La proposta di legge attribuisce alla Regione la competenza di promuovere campagne di sensibilizzazione e informazione al fine di diffondere una cultura basata sul rispetto tra i generi, favorire l’integrazione fra enti pubblici ed organizzazioni del privato sociale promuovendo la creazione di una rete e sostenendo, su tutto il territorio, la presenza e le attività dei centri antiviolenza e delle case rifugio. Inoltre, prevede finanziamenti mirati alle vittime di violenza di genere e ai loro figli, minori o diversamente abili, per consentire loro, nel rispetto della riservatezza, di recuperare la propria autonomia e indipendenza personale, sociale ed economica, indipendentemente dalla loro residenza e tenuto conto delle specificità delle donne straniere.
Ma il disegno di legge si occupa anche degli autori di violenza di genere, con il coinvolgimento di organismi istituzionali, delle reti territoriali e di altri soggetti del privato sociale promuovendo la realizzazione di interventi di recupero e accompagnamento. Stabilisce apposite risorse per la formazione di operatori e operatrici della rete a contrasto del fenomeno della violenza. Incoraggia la collaborazione con le istituzioni nazionali responsabili della costruzione di un sistema integrato centrale di monitoraggio e raccolta dati sulla violenza fruibili a livello nazionale e locale. Comprende il reperimento, l’elaborazione, l’analisi e la divulgazione di informazioni e dati sulle caratteristiche ed evoluzione del fenomeno garantendo inoltre l’aggiornamento del censimento dei centri antiviolenza e il monitoraggio delle loro attività con cadenza annuale.