Giornata internazionale del popolo Rom, Riccardi: “Gli sgomberi talvolta servono da pubblicità ai sindaci”
redazione | Il 08, Apr 2013
“Certe Amministrazioni vogliono che le difficoltà si incistino”. Ma per il ministro non tutte le Amministrazioni remano contro, prendendo ad esempio quella di Lamezia Terme
Giornata internazionale del popolo Rom, Riccardi: “Gli sgomberi talvolta servono da pubblicità ai sindaci”
“Certe Amministrazioni vogliono che le difficoltà si incistino”. Ma per il ministro non tutte le Amministrazioni remano contro, prendendo ad esempio quella di Lamezia Terme
ROMA – Amministrazioni locali “che spesso preferiscono che le difficoltà si incistino” e “amministratori che attuano una politica indiscriminata degli sgomberi dei campi rom per farsi mera pubblicità”: è duro l’attacco che il ministro per la Cooperazione e l’Integrazione, Andrea Riccardi, ha sferrato oggi ad alcuni sindaci e amministratori locali per il loro atteggiamento nei confronti delle comunità rom. L’occasione era la celebrazione, nella sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, della Giornata internazionale del popolo rom. Un incontro al quale hanno partecipato anche molte persone rom e sinti – c’era anche il gruppo musicale “Taraf di Transilvania” che ha eseguito alcuni brani tipici – e su questo il ministro ha scherzato, rivelando che alcuni uscieri hanno detto “mò Riccardi ha fatto pure venire gli zingari al Ministero”. Tre persone hanno portato la loro esperienza. Una ragazza, Maria Spada, studentessa di terzo liceo classico, ha raccontato del timore di rivelare la sua origine rom: “vorrei sparisse il disagio nello stare con gli altri” ha detto. Virginia Tocila, una donna rom romena, è madre di tre figli che hanno ottenuto una borsa di studio per proseguire la scuola. Branislav Savic, nato in Italia 25 anni fa da genitori provenienti dalla ex Jugoslavia, con perfetto accento romanesco ha raccontato la sua infanzia in un campo nomadi rivelando che quella condizione di vita non gli è mai piaciuta; ora lavora come cameriere in un grande ristorante e vive in un appartamento con sua moglie – “una ragazza “gagi”, cioé non di etnia rom – e il loro bambino. “Si può essere giovani rom che non rinnegano la propria appartenenza ma vivono l’integrazione e l’amicizia con tutti” ha sottolineato. “E’ possibile vivere insieme” ha detto Riccardi, che ha denunciato come “molte delle tensioni che attraversano il nostro tempo di scaricano sui rom, in Italia e altrove. C’é a volte un vero e proprio antigitanismo”. Eppure, quello rom è “un gruppo sociale piccolo, composto per la metà di minori, per un terzo di bambini”. In Italia, secondo stime del Consiglio d’Europa, si parla di 140 mila persone, di cui poro meno della metà sono cittadini italiani da molte generazioni. Non tutte le amministrazioni locali, comunque, remano contro: Riccardi ha spiegato che “con alcune abbiamo provato a realizzare percorsi di integrazione”. Come nel caso di Lamezia Terme, in Calabria, che ha ricevuto 2,9 milioni di euro dei 10 stanziati di concerto con il Viminale nel quadro dei fondi Pon sicurezza disponibili proprio per l’integrazione. Con quei soldi, ha spiegato il sindaco Gianni Speranza, sono stati attuati progetti per dare case, migliorare le condizioni di vita e mandare a scuola i loro figli. Attualmente nel campo nomadi ci sono ancora 340 persone, ma dall’inizio del 2011 circa 140 persone sono state trasferite in case popolari o situazioni simili.