Giornata internazionale della donna, non una festa ma una celebrazione Ecco le origini di questa Giornata che celebra le lotte delle donne del passato
di Caterina Sorbara
Oggi 8 marzo è la Giornata Internazionale della Donna, due sono le date principali legate a questo giorno.
La celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti d’America, nel 1909 e in Italia nel 1922. Anche se nel nostro paese, su iniziativa del Partito Comunista diItalia, inizialmente coincise con il 12 marzo, giornata in cui cadeva la prima domenica dopo l’8 marzo.
Da allora si ricordano tutte le conquiste fatte dalle donne, ma anche le violenze e le discriminazioni, ancora purtroppo esistenti in ogni angolo del mondo.
Le origini, risalirebbero al 1908, quando un gruppo di operaie dell’industria Tessile Cotton di New York, scioperarono per protestare contro le condizioni in cui lavoravano.
Dopo alcuni giorni di sciopero, l’8 marzo il proprietario bloccò tutte le porte di uscita dello stabilimento, scoppiò un incendio dove morirono 129 di loro.
In seguito questa data fu proposta da Rosa Luxemburg come giornata di lotta internazionale a favore della donna.
Purtroppo da qualche anno a questa parte, la giornata della donna è stata spogliata del suo significato originale e, ridotta a una festa quasi carnascialesca.
Non si parla altro che di andare al ristorante, dello spogliarellista , dei regali dei dolci, di divertirsi e festeggiare.
Ma festeggiare cosa? C’è poco da festeggiare! Dati alla mano, sono più di 14 milioni all’anno, 26 al minuto, gli atti di violenza, subiti dalle donne nel mondo.
Fa venire i brividi pensare che, ad usare violenza, per la maggior parte sono i mariti, i fidanzati, i compagni.
Per non parlare poi delle violenze psicologiche che molte donne subiscono in silenzio “per il bene della famiglia”.
Ricordiamo poi le donne indiane, siriane, pakistane, vittime innocenti di soprusi e violenze di ogni tipo.
Un altro dato da ricordare è la disoccupazione, che colpisce le donne in maniera pesante.
Anche in politica le cose non vanno meglio, perché sono ancora poche le donne sindaco e le donne che siedono in parlamento.
Si parla di parità e protezione, ma la strada è ancora tutta in salita, una lunga salita.
Bisogna lottare ancora, perché la donna sia riconosciuta un essere umano con pari dignità e diritti dell’uomo in tutte le parti del mondo.
Il modello ideale sarebbe quello di una collaborazione tra l’uomo e la donna, dove la capacità ,la fantasia, la creatività di ciascuno sappiano costruire insieme una società felice.
Riflettiamo quindi tutte insieme. E’ necessario che questo giorno ritorni al suo significato originario.
Deve essere solo un momento di riflessione, un momento di costruzione, un motore di crescita.
Auguri a tutte le donne del mondo, alle donne calabresi che amano, che soffrono e lottano per un futuro più rosa.
Un pensiero particolare, oggi, rivolgiamolo a Lea Garofalo, a Maria Concetta Cacciola e a Orsola Fallara, nella consapevolezza che una donna calabrese non smette mai di lottare, non si arrende mai…
Auguri Donna/e!