Giovanni Goria, Roberto Ruffilli…ed altri, con me (l’eterno ‘bambino’ democristiano).
Giovanni Goria, Roberto Ruffilli…ed altri, con me (l’eterno ‘bambino’ democristiano).
Ho un ricordo vivido, confidato, per di più, a Lorenzo Cesa (al quale persino mio padre sa che voglio un bene dell’anima e da costui ricambiato), mentre nella mia memoria di bambino -già democristiano (poiché lo sono geneticamente!)- ogni cosa, è ricondotta, nel luogo e negli accadimenti, ad una estate lontana.
Parlo di quella del 1985, trascorsa, ovviamente, in Calabria, come sempre accadeva al sottoscritto, proprio in quel tempo andato, epperò già ‘sdradicato’ dalla mia ‘radice bovalinese’.
Difatti, eravamo nel catanzarese e più precisamente, nella nostra ‘bicocca estiva’ (ed utilizzo tal termine, persino in capo a me e non ad uno specificato futuro ex Sindaco in ‘loci catanzaresis’), epperò mi pesava la ‘lontananza’, dalla mia Bovalino: d’altronde è ‘atto notorio’, come nel mio paese io non vengo insolentito, pure perché non vi sono soggetti ‘procopieschi’ (sempre, in riferimento a Catanzaro) e costoro (o costui) … datosi che ve ne sarebbero plurimi! – sono dediti a codardo oltraggio e servo encomio- senza null’altro aggiungere, se non una ‘prece’ di dileggio.
Si, proprio ‘prece di dileggio’, pure perché, essendo jettatote, alla fine la gente ‘sconta’ le insulse insolenze, chiaramente nei miei confronti e mia siffatta condizione non configura (o configurerebbe!) ipotesi di reato, persino nei manuali ‘ex lex Monasteracesis’ (avendo subito, contestazioni assurde e lunari, proprio da un “minus quisque de populo’, di colà oriundo!).
Si sa il mio amore per Bovalino, eppure in quegli anni lontani, era pressoché ‘sconsigliabile’ (per non dire impossibile!) andarci: impazzava, l’epoca dei sequestri di persona e il sottoscritto, poteva credibilmente essere ‘ghiotta preda’.
Solo in seguito si scoprì come a causa del ‘fallito menage matrimoniale’ dei miei genitori, mai ho corso rischi, contrariamente ad altri parenti, ma la prudenza non era troppa, mentre la cautela fu d’obbligo.
Rammento, però, allorquando ‘rientravo in ‘Patria Bovalinese’, quanto fosse ‘segnata’ la mia ‘sorte’: o vedermi ‘rinchiuso’ nella villa dell’indimenticabile e indimenticata zia Pina (che tanto si prodigo` per altrui nipoti, in altre situazioni!) e felicemente coniugata con quel grande signore di zio Pietro: io -a mia volta- in quei ‘soggiorni’ mi trovavo ad essere ‘coccolato’ dai loro figli (cioè, i miei cugini) Ivana, Sofia e Giovanni…l’ordine anagrafico è un surplus non corretto.
Oppure, specularmente con le origini materne ‘Made in Siderno’, ‘stanziavo’ dai cugini di mia madre, cioè i gemelli Carlo e Vincenzo Macrì, a loro volta noti, inflessibili, indefessi, indomiti ed adamantini, magistrati Antimafia.
Essi`, lo confesso: anche io, nonostante il ‘folle’ di già prima ‘tratteggiato -seppur senza nome, poiché tutelo la testata che mi ospita- dicevo, nonostante un ‘mistificatore, delirante (e trasfigurante!). mi abbia considerato ed epitetato (Sic!) ‘Capo della Spectre’ (‘glie` prude’?… ovviamente alla “Romana!), dicevo, anche io ammetto di aver sofferto ‘persecutio giudiziaria’, ma sempre, con apparente dignità, di cui, solamente a mia moglie, ai miei figli a mio padre e agli amici di infanzia, ne devo rendere ‘conto’.
Che dire? Fate pure inchieste, voialtri
impertinenti, dediti ad un accanimento mistificatoro’ -…o ben molto ancora!- tanto aveva ragione il ‘perennemente solito’ Giulio Andreotti, nel ribadire (a me e a pochi!), un ‘must’ da mantra, ovvero…’a regazzi` nun ce hanno fatto nulla: noi semo ner giusto”!
Mi si perdoni la digressione -sapete? La vanità esiste e l’esigenza di chiarire, prodromicamente pure (e persino evitare equivoci e avvisare qualche potenziale ‘kamikaze ideologizzato), anche perché è giusto ripetere a noi stessi “Non abbiate paura! (San Giovanni Paolo II°)- quindi mi ‘immetto’ di Giovanni Goria, nel mentre lo ricordo in motoscafo.
C’erano papà, mamma e assieme a loro, Marisa Garito, zia paterna della mia amica e compagna di scuola al Liceo Galluppi di Catanzaro, cioè la bellissima Emy.
Anche io ero la`, ed ero già ‘molto me stesso’, insomma, cicciottello anziché no!
Con noi -lo ricordo bene- vi era, puranco, Agazio Loiero -fine politico, uomo di cultura ed intellettuale quanto pochi- il quale, in epoca coeva, ricopriva il ruolo di Segretario Provinciale della DC a Catanzaro, avendo ‘sostituito’, nell’incarico di specie, quel galantuomo di Franco Fiorita (e qui mi fermo, senza ricordare la sua ‘non illustrica progenie’).
A tale e suddetta comitiva, faceva capolino, persino un signore con un costume da bagno in ‘stile Fantozzi’, che a sua volta portava occhiali spessi e non sapeva, affatto, nuotare: si trattava del Sen. Prof. Roberto Ruffilli -detto Bobo- il quale tre anni dopo, per mano di quelle canaglie o di notori pendagli da forca (quali sono le BR), morì assassinato, in una solitudine inquieta, triste, macabra e oltraggiosa, precisamente il sabato 16 Aprile 1988, nella sua abitazione di Forlì.
Ci penso spesso a ‘Bobo’, soprattutto, quando ne parlo con i figli di Riccardo Misasi e ci commuoviamo, intimamente, poiché -lui, veramente!- era un uomo mite, pieno di riservata umanità, perciò autentico, soprattutto rispetto a quanto sostengo da sempre: se i presunti criminali mafiosi devono essere perseguiti – patti chiari: evitando ‘obrobrium giuridici’, cioè il ‘concorso esterno’ e pastranate simili (per di più al di fuori della giurisprudenza Italiana, perciò e soprattutto, Europea ed Internazionale)- bisognerebbe avere più rigore e intransigenza, nei confronti di questi impostori (i brigatisti), da sempre ammantati di discutibile politicume, i quali altro non sono se non feccia criminale e nulla più!
Ecco -fuor di circonlocuzione- ritorniamo sul natante, in mezzo al Basso Jonio Catanzarese: Gianni Goria -di cui la leggenda agiografica narra che somigilasse a Fabio Testi (noto attore, ancora oggi in attività)- si ‘ergeva’ da ‘Ministro Regnante del Tesoro’ nel Governo Craxi (nonché uno degli esponenti della corrente sinistra e ‘basista’, guidata da Ciriaco De Mita e Riccardo Misasi, allora, rispettivamente Segretario Nazionale del Partito e Capo Segreteria Politica)- e, sempre Gianni Goria, risultava sicuro e ‘fermo’, nel suo essere ‘in mezzo al mare’. Che ricordi…
Invece, Bobo (Ruffilli), martire anch’esso al pari di Moro, non lo era affatto! Semmai -tale pregevole, garbato e studioso signore- scrutava con fare sospetto, timoroso e abbastanza inquieto, l’incresparsi delle onde marine, perché -banalmente!- non sapeva nuotare o comunque non si sentiva a suo agio in siffatta attività.
Intendiamoci, eravamo a quattordici mesi -dico quattordici!- dalla dipartita del grande Sen. Antonio (‘Toni’) Biscaglia (con cui appello affettuosamente, il figlio di Ernesto Cafasi) e Busaglia -leader doroteo, ‘interna corporis’ dc’- peri`proprio in cagione di (financo sospetta?) ‘mortis ‘acquatica’ (anche lui non è che fosse, notoriamente, un nuotatore provetto).
Noi là, su quel motoscafo, a sollazzare e ridere, mentre papà se ne esce con una delle sue battute ‘fulmicotonanti’ -a cui non so se più mia madre o Agazio, reagirono ‘trafiggendolo’ con gli occhi!- poiché boatico`, una frase, la quale fu ben accolta dal diretto destinatario, cioè proprio Ruffilli: “Senatore, se lei e il Ministro (anche Goria, non era un gran nuotatore, ma aveva ‘contegno’) foste in acqua e dovessi salvare qualcuno, lui avrebbe la precedenza”!
Si rise, seppur alcuni erano in sollevato disimbarazzo, ma si rise e si rise di gusto, anzi il primo a ridere fu proprio Ruffilli, con gli occhi che erano coperti, da quei suoi spessi occhiali.
Chissà cosa ha pensato negli ultimi momenti della sua vita, nel mentre le ‘belve sovversive’ lo facevano inginocchiare, per poi sparargli alla nuca: me lo sono chiesto mille volte, senza darmi una risposta, pur ripensando a lui, che da Professore mi ripeteva: “Studia, Vincenzo. Studia sempre. Anche così che ci si impegna in politica”!
Parimenti, non mi do risposta -ne` mi spiego- l’ingiusto calvario a cui fu destinato il povero Gianni Goria, se non con un dilemma, il quale ripeto, di seguito, a voce alta: fu corretto tutto ciò?
È stato giusto affliggere nell’animo, persone perbene, insozzandoli con assurdi, mendaci atti giudiziari, per di più ‘accompagnati’ da una ‘stampa canaglia’, la quale della stampa ha solo la dignità delle pagine dei giornali, in cui -un tempo- si incartavano le uova?
No, certo che no! Diversamente, io ero lì, quando egli stesso, da Ministro delle Finanze, durante il primo degli ‘effimeri’ Governi di Giuliano Amato, proprio lui, cioè Gianni, inquisito (e poi, chiaramente prosciolto!) e persino afflitto nel suo animo e con la malattia in corso, levò un disperato, onesto, dignitoso, giammai rancoroso, urlo di discolpa.
Ma prima ancora e principalmente, fu un peana di dolore (il quale lo fiaccava all’interno, in modo maggiore dello stesso male, che lo stava consumando e a cui si era arreso, poiché si sentiva ‘trafitto’ ingiustamente) e disse: “Onorevoli colleghi, innanzi a voi, vi è una persona onesta e perbene, che andrà via da questa Aula, sapendo e dimostrando, quanto mai il sottoscritto abbia profittato di alcunché, in deroga alla legge. Avete avuto un collega onesto, serio, perbene, ma soprattutto un ‘Uomo di Stato’ “!
Io piansi -lo confesso…perche` no?- mentre sentivo dal circuito chiuso del ‘Transatlantico’, un simile discorso, al tempo stesso dignitoso e veritiero, politico e giuridico, epperò fui turbato nel mio animo di post-poppante, assurto al rango di ‘capo nazionale dei giovani dc’.
Ancor di più -sebbene rincuorato- lo fui all’uscita di molteplici Parlamentari, i quali si ‘strinsero’ a Gianni in un abbraccio di affetto vero, autentico, unico ed ‘insiemistico’.
Vi erano pure i miei ‘Lillo’, cioè il Mannino che ancora oggi c’è e il Manti che mi ha ‘lasciato” (…perché lo hai fatto? Avevo e ho bisogno di te!), assieme ad una indomita Mariolina Moioli (già Segretario Provinciale Democristiana di Bergamo, Assessore e più volte Deputato, la quale mi ha-avra` pure tale colpa?- ‘allevato’ con affetto materno, al pari di Marilina Intrieri, Marisa Faga`, soprattutto Anna Maria Nucci e Clara Sanginiti, oppure Maria Pia Garavaglia, Rosi Bindi e Rosetta Jervolino, con Magda Naves (di Napoli) e Amelia Ioli Gigante (di Messina).
Voilà, si intreccia, ennesimamente, la mia vita con la Democrazia Cristiana, nel mentre io sia stato felice di aver ‘vissuto’, persino, la fine di essa, perché ad essere ‘democristiani’ solo quando ‘tutto andava bene…madama la Marchesa’, sarebbe stato facile e scontato.
Ribadisco: ero lì! Si, proprio lì (nonostante ‘gli sciacalli di Dostoevskij’ sorvolassero: i ‘golpisti’ P.M? Ciascuno pensi come creda!) e mi trovavo in quel ‘Transatlantico’, allorquando la ‘mia mitica’ Mariolina Moioli (già citata!), si avvicinò, assieme ad un drappello di Deputate ‘Scudocrociate’, proprio a Gianni Goria -stanziale, afflitto e solitario- in un divano di Montecitorio,gli disse: “Ti vogliamo bene”!
Mariolina mia, ricordi lo sguardo di gratitudine del povero Gianni?
Lo ‘certifico’ da me stesso, poiché l’ho ben impresso nella mente (ma soprattutto nel cuore!), in cui di rimando, lui stesso fece la sua ‘smorfia cortese’, con una lieve, duttile, anzi grata, riconoscenza (essa si, onesta, cioè piena di dignità!): fu nel punto tale da ‘farlo sciogliere’, in un ‘modus comportamentalis’ tutto personale, cioè intimo, epperò, essenzialmente autentico.
Chiosa finale: linciatemi pure -e si solleverà il mondo, assieme alle libere coscienze (vi conviene? No. No di certo poi, perché, restate solo ‘miseerevoii miserabili’…e vi ‘ricuserei’ pure… facilmente!), epperò, resterò sempre, tale, cioè ‘l’eterno bambino democristiano’, laddove coerenza, appartenenza, formazione e militanza, non solo e non tanto, ‘la fanno da padrone’, bensì, ordunque e persino ovvero -ed anche soprattutto!- rappresentano un ‘Magistero’ morale.
E di tutto questo, ne vado fiero, anzi lo incarno e continuerò, per come posso e con la devozione alla mia Madonna (…se fosse di Polsi non è reato!), con credibile dignità.
Te Deum laudamus: oggi e sempre, evviva la DC!
Vincenzo Speziali
(Responsabile Regionale Calabria e membro della Direzione Nazionale dell’UdC; componente del Bureau Politique dell’Internazionale Democristiana)