Candido (AlmCalabria): “Spes contram spem” La pena perpetua che uccide la speranza e ci pone fuori dalla costituzione
Gentile direttore,
Tra qualche giorno saremo costretti a pagare il canone alla TV concessionaria per
il sevizio pubblico radiotelevisivo. Anzi, da quest’anno lo pagheremo direttamente
con la bolletta della luce, e chi si è visto si è visto. Ma se è e deve essere
pubblico servizio radiotelevisivo, allora mi domando perché ai cittadini non sia
consentito di poter conoscere (e quindi di poter deliberare, di scegliere) sulle
diverse proposte e le diverse iniziative politiche presenti in “campo”.
Mentre le TV i telegiornali e i giornali, che pur dovrebbero svolger il loro servizio
nell’ottica di servizio pubblico quando macinano carta grazie ai contributi che lo
stato finanzia loro, erano pieni di titoli, di servizi e di approfondimenti sul fatto
che il ministro Maria Elena Boschi avesse ottenuto la fiducia dei suoi (come si poteva
dubitarne?), nulla si è detto invece ai cittadini di un congresso svoltosi, nei
giorni del 18 e del 19 dicembre, nella casa circondariale di Opera organizzato da
un’associazione politica radicale che si chiama “Nessuno Tocchi Caino”.
Un congresso al quale hanno partecipato oltre che esponenti Radicali di livello
nazionale e di spicco come Emma Bonino, Marco Pannella, Sergio D’Elia, Rita Bernardini
da sempre ostracizzati dall’informazione, anche esponenti di istituzioni importanti
come il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo che,
tra l’altro ha portato un messaggio importante e inedito (se non fosse che si può
riascoltare sul sito di radio radicale) del Ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Un congresso organizzato dall’associazione Nessuno Tocchi Caino impegnata col Partito
Radicale da decenni, anche con successi importanti per l’Italia alle Nazioni Unite
come quella per la moratoria capitale, e che si batte per l’abolizione della pena
di morte nel mondo ma anche contro la pena fino alla morte nel nostro Paese.
Il titolo del congresso a cui hanno partecipato – seduti accanto – il capo del
DAP, il Presidente emerito della Corte Costituzionale Gianni Maria Flick e più di
un centinaio di detenuti ed ergastolani provenienti dalle carceri di tutta Italia;
un congresso di cui gli italiani non hanno potuto sapere nulla. Un titolo che da
solo poteva esser già notizia: “spes contram spem”, in riferimento esplicito al
passaggio di Paolo di Tarso, l’Apostolo delle genti, che sulla incrollabile fede
di Abramo disse che “ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre
dei nostri popoli”.
> E pure l’argomento stesso era notizia: perché si parlava di abolizione della pena
di morte e della pena fino alla morte, di abolire cioè l’ergastolo ostativo, quello
che porta la dicitura: “fine pena mai” e che è stato più volte detto durante il
congresso è contrario alla finalità rieducativa e di reinserimento sociale prevista
dall’articolo 27 della nostra Costituzione per la pena detentiva.
Quello che mi chiedo è se sia giusto che i cittadini non possano saper nulla di
ciò che è avvenuto nel carcere di Opera durante quella due giorni congressuale,
di ciò che si sia detto e, soprattuto, chi ha detto cosa. Perché se lo dice il
Papa, o se lo dice Marco Pannella che l’ergastolo è sia inumano sia anticostituzionale,
anche questa, come quella della Boschi che trova i numeri per non esser sfiduciata,
sono delle “non notizie”.
Nel giornalismo, la regola dovrebbe essere che non è il cane che morde l’uomo
la notizia ma, al contrario, l’uomo che morde il cane. Quindi, se il capo del DAP
dice che l’ergastolo ostativo ci porta fuori dalla costituzione, questa dovrebbe
diventare subito notizia. In un Paese normale ci sarebbero stati titoli, ultim’ora,
approfondimenti, e in un Paese democratico si dovrebbe quantomeno aprire un dibattito.
Un’intervista almeno a chi queste affermazioni le ha fatte. Invece c’è il silenzio.
Un silenzio così assordante di notizie inesistenti, spesso trovate apposta per coprire,
magari, qualcosa che non deve esser detto, che non deve esser comunicato. Non si
dice nulla del fatto che il direttore di un carcere come quello di Opera con presenti
oltre 150 ergastolani, il dott. Giacinto Siciliano abbia detto che è possibile cambiare
e conciliare il rispetto della sicurezza con quello dei diritti umani. Nulla si fa
conoscere ai cittadini delle parole contenute nel messaggio del Presidente Mattarella
inviato a Marco Pannella, agli organizzatori e ai congressisti tutti, un messaggio
letto da Rita Bernardini udito solo dai congressisti e gli abituali di radio radicale;
né delle parole contenute nel messaggio del Ministro Andrea Orlando che ha affidato
il suo scritto a Santi Consolo. Nulla si è saputo di un congresso che ha per titolo
quello che, lo stesso Sergio D’Elia segretario riconfermato specifica non essere
solo un titolo, ma un vero e proprio progetto, qualcosa che, dice, “allo stesso tempo,
è metodo e merito, forma e sostanza, mezzo e fine, cioè un obbiettivo: spes contram
spem. Un obbiettivo nel quale c’è anche a fondamento un metodo di lotta politica
e civile che è quello di essere noi stessi speranza contro l’avere speranza, contro
le tante speranze”.
Una cosa dirompente detta a dei detenuti con fine pena mai: Pannella dice agli
ergastolani e ai detenuti: dovete voi esser speranza non solo per voi stessi, ma
anche per i vostri familiari, per chi vi ama. Speranza per lo Stato che diventi Stato
di diritto rispettoso della sua stessa Costituzione. Essere speranza contro quello
che è stato definito “un marchio indelebile col quale lo Stato dice: tu non cambierai
mai”.
Nulla di tutto ciò è stato raccontato ai cittadini, e nulla delle parole del
capo del DAP Santi Consolo sono filtrate dalla cortina di ferro dell’informazione
di regime: sull’ergastolo ostativo, dice Santi Consolo, “la mia posizione è nota
perché ho già dato parere favorevole a questa abolizione” aggiungendo che “molte
cose stanno cambiando in positivo”. Il titolo del congresso, dice ai Radicali che
l’hanno scelto, “vi rende vicini e sostenitori dell’opera di cambiamento che la Polizia
penitenziaria sta portando avanti” ricordando che anche la Polizia penitenziaria
ha cambiato motto: despondere spem munus nostrum. Assicurare la speranza, questo
è il ruolo, la missione della nostra amministrazione”.
Poi Consoli, saltando indietro nel tempo, ricorda ai presenti come nacque in Italia
l’ergastolo ostativo che ci porta fuori dalla nostra costituzione.
“L’articolo 176 del Codice penale era compatibile con l’articolo 27 della Costituzione
e nel nostro sistema, noi per primi, l’Italia, abbiamo concepito un articolo che
parla di umanità. E che significa umanità? Significa speranza e lo esplicita l’articolo
27 laddove dice che la pena deve tendere alla rieducazione e se non si ha speranza
come si può migliorare?”.
“Perché è successo tutto questo?”, si chiede. “Perché abbiamo avuto gli anni
di piombo e ricordo i dibattiti: la collaborazione, l’incentivare la legislazione
premiale. Perché? Perché eravamo impreparati a comprendere un fenomeno” – spiega
Santi Consolo – “perché non lo sapevamo contrastare e, allora, dovevamo premiare
chi ci dava informazioni. E poi,” – aggiunge ancora – “c’è stato il trionfalismo:
abbiamo vinto e, su quella scia, abbiamo utilizzato gli stessi moduli, le stesse
strategie per contrastare la criminalità organizzata” e “non ci siamo resi conto
che la società aveva bisogno di opportunità, di modelli di vita alternativa che
tenessero lontani i nostri consociati dal delitto, dal delitto che non paga mai.
Ci siamo calati, da un lato, in un regime differenziato, il 41bis, e dall’altro in
una accentuazione, in un’incentivazione della legislazione premiale che è giunta,
ed è lì il vulnus dell’intero sistema, lì la violazione della nostra Costituzione
che ci porta ad essere incostituzionali”.
È lì, a quel punto, che scoppia l’applauso degli ergastolani al capo del DAP.
“Siamo arrivati ad affermare” – dice ancora il capo del DAP – “che c’è uno sbarramento
all’accesso alla liberazione condizionale laddove non c’è collaborazione utile che
si deve sostanziare in: o un contributo per evitare che il reato sia portato avanti
ad ulteriori conseguenze, ovvero, ma questo si può fare nell’immediatezza, ci deve
essere un ravvedimento immediato; e se questo ravvedimento immediato non c’è? Se
l’autore del reato viene perseguito dopo molto tempo dalla commissione del reato?
O il reato di per sé non offre questa opportunità? Allora bisogna dare un contributo
utile o per l’individuazione degli autori o per perseguire nuovi autori”. Poi aggiunge
che nel legiferare “bisogna essere consapevoli di che cosa è la criminalità organizzata
o la criminalità terroristica”. E ancora: “Se l’organizzazione è stata sgominata.
Quando tutti gli appartenenti a quell’organizzazione sono stati perseguiti, quale
possibilità è data al singolo di collaborare. … Ad impossibilia nemo tenetur”.
“Non si può esigere un comportamento collaborativo”, dice il capo del DAP, “da chi,
de facto e de iure, non può oggettivamente darlo. E, allora, trasformiamo la pena
detentiva in pena perpetua che uccide la speranza”.
La pena perpetua che uccide la speranza e che ci pone fuori dalla nostra costituzione.
Parole del capo del DAP cui fanno eco quelle del presidente emerito della Corte costituzionale
Flick. Riflessioni importanti su temi importanti cui non solo i cittadini dovrebbero
poter conoscere attraverso giornali e telegiornali, ma su cui si dovrebbe fare approfondimento.
Argomenti che dovrebbero discutersi persino nelle scuole perché “Riflessioni” con
la R maiuscola a cui i giovani cittadini, in primis i giovani, avrebbero diritto
di conoscere per comprendere quei valori fondanti della nostra Carta.
Un congresso come quello di Nessuno Tocchi Caino dovrebbe essere approfondito da
trasmissioni televisive e persino fatto conoscere ai ragazzi delle scuole, trascritto
in atti da studiare come si fa per i convegni importanti e non invece dimenticato,
ignorato così come si sta facendo, lasciato negli archivi a futura memoria. La televisione
avrebbe il compito fondamentale di far conoscere ed educare i cittadini al rispetto
dei diritti e a conoscere temi come l’abolizione della pena di morte o della pena
fino alla morte; l’abolizione di quell’ergastolo ostativo che uomini dello Stato
del calibro di Consoli ci dicono essere anticostituzionale. Meritoriamente qualche
giornale è stato attento a non censurare del tutto, ma è qualche mosca bianca in
mezzo al mare nero dell’informazione radiotelevisiva e non basta. Servirebbe una
TV interamente dedicata ai diritti umani, un TV che aiutasse, assieme alla scuola,
a formare cittadini consapevoli e non semplici sudditi. E servirebbe una TV in grado
di far conoscere tutte le alternative. Altrimenti i populismi forcaioli trionferanno.Giuseppe Candido
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