Giuseppe Scopelliti è in carcere! Solo gli Avvoltoi e le iene esultano
Prefazione: “Brutte bestiacce [gli avvoltoi], ecco che cos’erano. Topi di fogna con le ali”.
Giuseppe Scopelliti è in carcere! Si è costituito per scontare una pena definitiva a 4 anni e sette mesi per il cosiddetto “Caso Fallara” che riguardava un buco enorme nel bilancio “truccato” del comune di Reggio Calabria quando era sindaco della città e responsabile di quel “buco”, secondo la condanna dei giudici. L’uomo potente, il “Re” di questa regione, che faceva il buono e il cattivo tempo per un decennio, ora è “nudo”. È spoglio di tutta la sua potenza, di ciò che rimane di quei fasti dove pletore di cortigiane e cortigiani, lacchè regionali e attendisti medicanti, aspettavano un tozzo di pane, un fascio di parvenza, un alito di confidenza per dire, “Io sono amico di Peppe Scopelliti”. E tali personaggi (ignobili e miseri), erano professionisti, primari, dirigenti, giornalisti e legionari in cerca d’autore (e dove tutti hanno ottenuto qualcosa e magari si sono pure arricchiti e fatto carriera anche politica: il dono della lingua è immenso). Che fine hanno fatto tutti questi “avventisti” a orologeria? Dove sono finiti, ora che il re è nudo e senza potere? Magari a scapicollarsi in un social facendosi i fatti propri, non alzando una parola a difesa non mi aspetto del corso sacrosanto della giustizia, ma di una parola di conforto al fresco “pregiudicato” Scopelliti.
Un antico proverbio, oramai in uso comune recita, “Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani”, ma qui, più che cani, si tratta di iene o peggio avvoltoi, noti per il loro cibarsi di carogne. Nessuno che comprende che prim’ancora del pregiudicato, in uno stato civile e di diritto c’è l’uomo, c’è la sua famiglia, ci sono moglie e figli ai quali va dato il massimo rispetto e la tutela solidale perché non sono mai cose piacevoli quando un uomo, un marito è condannato alla pena detentiva. Chi deride in tali contesti, è un misero, un becero, un piccolo uomo che vive di frustrazioni mentali e di invidie rancorose, gente cattiva, repellente che fa schifo socialmente. Perché quando era in cima al potere, non c’era tutto questo dissenso e rabbia con la bava alla bocca, l’unica bava era la saliva della loro lingua utilizzata per leccare, genuflessi all’uomo potente Peppe Scopelliti. Che non aveva perso poi tutto il potere perché il risultato formidabile della Lega di Salvini a Reggio Calabria alle ultime politiche, è dimostrazione reale e prova tangibile con la sua fedelissima Tilde Minasi.
Una serie di giudici nei tre gradi di giudizio ha stabilito che un reato c’era e tale andava punito, il rispetto per la giustizia è sacrosanto, ma non siamo in un tifo da stadio, qui ci stanno uomini, anime, effetti traumatici e c’è pure la morale. Sì, c’è anche la morale, Bauman scrisse che “Noi non siamo morali grazie alla società (siamo solo etici o rispettosi della legge grazie a essa); viviamo in società, siamo la società, in virtù del nostro essere morali”, è in virtù di questa morale che occorre avere rispetto per l’uomo prima e per la giustizia poi, ma con un’etica doverosa che non è quella dei “legionari imbecilli” di Eco. E oggi non c’è di mezzo solo gli sfoghi frustranti dei ruffiani e degli invidiosi (partiti ed esponenti politici compresi anche di opposizione), non c’è di mezzo un tifo tra ultrà e nemmeno una scommessa con in palio un premio. C’è un uomo che dovrà scontare la sua pena per poi ritornare a essere libero com’è giusto che sia. C’è il rispetto per quell’uomo e per la sua famiglia, ma c’è anche la vittoria della giustizia italiana che ha emesso una sentenza e che al di là delle tifoserie di sorta, deve essere rispettata da tutti. La politica è la politica, la giustizia è la giustizia, le diversità stanno nelle parole e nei dettami costituzionali.
Oggi ha trionfato il bene, non per esultare ma per riflettere!