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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 01 DICEMBRE 2024

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Giustizia per Alessandro Nania dopo 17 anni Non ebbe colpa nell’incidente che gli costò la vita. La Corte d’appello di Reggio Calabria accoglie l’appello dell’avv. Luigi Mamone e bolla come inattendibile la ricostruzione del sinistro operata dai verbalizzanti che indicando danni inesistenti sui veicoli fecero ritenere un tamponamento che avrebbe escluso la responsabilità dell’investitrice

Giustizia per Alessandro Nania dopo 17 anni Non ebbe colpa nell’incidente che gli costò la vita. La Corte d’appello di Reggio Calabria accoglie l’appello dell’avv. Luigi Mamone e bolla come inattendibile la ricostruzione del sinistro operata dai verbalizzanti che indicando danni inesistenti sui veicoli fecero ritenere un tamponamento che avrebbe escluso la responsabilità dell’investitrice
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di Federica Mamone

A 17 anni di distanza dal tragico incidente che costò la vita ad Alessandro Nanìa, un giovane centauro morto a causa di un sinistro stradale, la Corte d’Appello Civile di Reggio Calabria ha messo alla vicenda il punto finale. Con la sentenza depositata nei giorni scorsi è stato infatti accolto l’appello proposto nel 2004 dal difensore degli eredi del giovane che non avevano accettato la decisione del Tribunale di Palmi dell’allora Sezione Distaccata di Cinquefrondi, di addebitare al giovane una responsabilità concorsuale al 50% nel sinistro, che per lui era stato fatale. La vicenda fin da subito – come ricorda l’avvocato Luigi Mamone che ha curato  gli interessi degli eredi in questi lunghi anni –  apparve circondata da un alone di incomprensibile mistero. A parte le iniziali lentezze nei soccorsi, un’ambulanza che tardava ad arrivare e poi la morte in ospedale, cominciarono a palesarsi preoccupazioni dal semplice raffronto fra le dichiarazioni di coloro i quali avevano visto e che  riferivano di una inversione a “U” della vettura investitrice e il rapporto stilato dai Carabinieri della Stazione di Taurianova intervenuti che raccontava una storia completamente diversa. Relazione questa, dove venne scritto a descrizione dei danni che la moto presentasse: “forcelle contorte  e sterzo” e che la vettura Regata investitrice presentasse: “Paraurti posteriore introflesso”. Per chi leggeva e per chi negli anni successivi avrebbe letto sarebbe stata la dinamica perfetta di un tamponamento della moto contro la Regata. Nulla di più falso! Su autorizzazione del Magistrato del tempo, fu effettuata una ricognizione che evidenziò le condizioni pressocchè perfette della moto che presentava solo il pedalino destro piegato  a seguito della caduta e la leva del freno essa pure piegata. La forcella e la ruota anteriore erano perfette. Il cerchio assolutamente non deformato e i raggi  tutti interi. Nessun altro danno la moto del Nania evidenziava e – naturalmente – anche la Regata investitrice non aveva alcun danno al paraurti posteriore che presentava solo due lievi graffi simmetrici negli angoli destro e sinistro dovuti a urti da parcheggio. Per il resto il paraurti era integro, intero, assolutamente in sede. L’unico esito dell’incidente la Regata lo presentava sulla fiancata destra  con una striscia, lieve ma ben visibile di colore rosso: quello del telaio della moto KTM del Nania. La lentezza del processo penale fece maturare per l’investitrice J.M.S. la  prescrizione in ordine alla penale rilevanza della sua condotta di guida. La Causa civile sorprendentemente  e solo sulla scorta di un’ impronta di pneumatico lunga ben 40 metri, non  fotografata ne altrimenti documentata dai verbalizzanti che ne fecero riferimento a verbale e poi in sede testimoniale,  fece desumere al giudicante  che fosse l’impronta lasciata dalla moto frenata in emergenza e che dunque  sussistesse una corresponsabilità  nella causazione del sinistro. La sentenza – in quei termini – e con tutte le ombre che avevano offuscato la linearità e la attendibilità del rapporto dei verbalizzanti – unita anche al si dice impersonale del paese che narrava di una repentina inversione a U dell’investitrice e non di un tamponamento, imposero  la redazione di un atto d’appello articolato e in qualche frangente veemente da parte dell’Avv. Mamone, che  – da Presidente regionale della Federazione Motociclistica Italiana e – pertanto  esperto di motociclismo argomentò diffusamente  sull’impossibilità che la frenata  – ove mai sussistente  e realmente riscontrata e non fantasiosa  quanto la forcella contorta, lo sterzo piegato e il paraurti introflesso – non potesse essere attribuita alla moto da Enduro nè ,in generale, a una moto. Ciò perché una moto in frenata di emergenza sbanda, si piega, ruota intorno al proprio asse, innescando il derapage e  al di la di tutto in pochi metri cade a terra scivolando e lasciando sull’asfalto segni inequivoci soprattutto in considerazione che le ruote artigliate da fuoristrada non potrebbero mai lasciare una impronta continua e omogenea.  La Corte d’Appello: Presidente Estensore Pastore –  collegio Amato e  Mangano – ha recepito  pienamente  la tesi dell’Avv. Mamone e  evidenziando in più punti  della sentenza l’inattendibilità  e la falsità del verbale redatto dai Carabinieri all’epoca intervenuti – accoglievano la domanda proposto dall’Avv. Luigi Mamone nell’interesse degli eredi Nania, escludendo qualsiasi responsabilità in capo allo sfortunato giovane e attribuendola totalmente all’autista della Regata, J.M.S:  all’epoca giovane patentata romana in ferie con i genitori a Taurianova. Giustizia è fatta. Indubbiamente. Ma dopo 17 anni  di  attesa e senza aver mai compreso le ragioni  che possano aver provocato da parte dei Carabinieri  una descrizione dei veicoli assolutamente non corrispondente al vero resta l’amaro in bocca e tanti dubbi: tarli che continueranno  ad albergare nell’anima dei genitori e dei fratelli dello sfortunato centauro che oltre al dolore e ai danni  a momenti  avrebbero subito anche una beffa atroce  e – ripetesi – incomprensibile. Ma – è la speranza del padre ormai anziano e stanco della vittima – un giorno anche questi aspetti e le ragioni di una verbalizzazione assolutamente  non fedele  alla realtà emergeranno.