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TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

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Gli impresentabili e la deriva forcaiola Antonio Giangrande commenta la vicenda delle liste elettorali

Gli impresentabili e la deriva forcaiola Antonio Giangrande commenta la vicenda delle liste elettorali
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Ognuno di noi, italiani, siamo quello che altri hanno voluto che
diventassimo. In famiglia, a scuola, in chiesa, sui media, ci hanno
deturpato l’anima e la mente, inquinando la nostra conoscenza. Noi non
sappiamo, ma crediamo di sapere…

La legalità è il comportamento conforme al dettato delle centinaia di
migliaia di leggi…sempre che esse siano conosciute e che ci sia qualcuno, in
ogni momento, che ce li faccia rispettare!

L’onestà è il riuscire a rimanere fuori dalle beghe giudiziarie…quando si ha
la fortuna di farla franca o si ha il potere dell’impunità o dell’immunità
che impedisce il fatto di non rimaner invischiato in indagini farlocche,
anche da innocente.

Parlare di legalità o definirsi onesto non è e non può essere peculiarità di
chi è di sinistra o di chi ha vinto un concorso truccato, né di chi si
ritiene di essere un cittadino da 5 stelle, pur essendo un cittadino da 5
stalle.

Questo perché: chi si loda, si sbroda!

Le liste di proscrizione sono i tentativi di eliminare gli avversari
politici, tramite la gogna mediatica, appellandosi all’arma della legalità e
della onestà. Arma brandita da mani improprie. Ed in Italia tutte le mani
sono improprie, per il sol fatto di essere italiani.

Ci sono delle regole stabilite dalla legge che definiscono i criteri che
vietano eleggibilità e candidabilità. Se un cittadino regolarmente iscritto
alle liste elettorali non si trova in nessuna di queste condizioni si può
candidare. Punto.

“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per
concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
(art. 49 della costituzione italiana). Alle amministrative del 31 maggio
2015 gli elettori saranno aiutati dalla commissione parlamentare antimafia
che ha presentato una lista di impresentabili, spiega Piero Sansonetti. Cioè
un elenco di candidati che pur in possesso di tutti i diritti civili e
politici, e quindi legittimati a presentarsi alle elezioni, sono giudicate
moralmente non adatte dai saggi guidati da Rosy Bindi. Le liste di
proscrizione furono inventate a Roma, un’ottantina di anni prima di Cristo
dal dittatore Silla, che in questo modo ottenne l’esilio di tutti i suoi
avversari politici. L’esperimento venne ripetuto con successo 40 anni dopo
da Antonio e Ottaviano, dopo la morte di Cesare, e quella volta tra i
proscritti ci fu anche Cicerone. Che fu torturato e decapitato. Stavolta per
fortuna la proscrizione sarà realizzata senza violenze, e questo, bisogna
dirlo, è un grosso passo avanti. La commissione naturalmente non ha il
potere – se Dio vuole – di cancellare i candidati, visto che i candidati
sono legalmente inattaccabili. Si limita a una sorta di blando pubblico
linciaggio. Un appello ai cittadini: «Non votate questi farabutti».

Ed i primi nomi spifferati ai giornali sono pugliesi.

Ma chi sono i 4 candidati impresentabili pugliesi, quelli che, in base al
codice etico dei loro partiti o dei partiti al cui candidato sono collegati
non avrebbero potuto presentare la loro candidatura?

Attenzione! Siamo di fronte al diritto di tutti i candidati ad essere
considerati persone perbene fino all’ultimo grado di giudizio.

Uno di loro è semplicemente indagato, gli altri sono stati assolti dalle
accuse in primo grado, anche se i pm poi hanno fatto ricorso. Nessuno di
loro è incandidabile, secondo la legge Severino, e tutti e quattro fossero
votati potrebbero fare i consiglieri regionali.

Il primo è l’imprenditore Fabio Ladisa della lista «Popolari con Emiliano»
che appoggia il candidato del Pd ed ex sindaco di Bari, Michele Emiliano. La
Commissione precisa che «è stato rinviato a giudizio per furto aggravato,
tentata estorsione (e altro), commessi nel 2011, con udienza fissata per il
3.12.2015». Imputato, non condannato.

Con Schittulli c’è Enzo Palmisano, medico, accusato per voto di scambio
(anche se poi il procedimento era andato prescritto). Prescrizione non vuol
dire condanna, ma scelta legittima di economia processuale.

Con Schittulli c’è Massimiliano Oggiano, commercialista, della lista «Oltre»
(per lui accuse attinenti al 416 bis e al voto di scambio con metodo
mafioso, è stato assolto in primo grado e pende appello, la cui udienza è
fissata per il 3 giugno 2015). Assolto, quindi innocente.

Giovanni Copertino, ufficiale del corpo Forestale in congedo, accusato di
voto di scambio (anche se poi era stato tutto prescritto, contro tale
sentenza pende la fase di appello ), consigliere regionale Udc è in lista
invece con Poli-Bortone. Prescrizione non vuol dire condanna, ma scelta
legittima di economia processuale.

C’è un solo caso davvero incomprensibile: quello del candidato Pd alla
presidenza della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Per legge non potrà
fare né il consigliere regionale, né il presidente della Regione Campania.
Se venisse eletto il giorno dopo non potrebbe nemmeno mettere piede in
consiglio regionale. Vittima, anch’egli di una legge sclerotica voluta dai
manettari. Legge che ha colpito proprio loro, i forcaioli, appunto Vincenzo
De Luca, sindaco di Salerno, e Luigi De Magistris, sindaco di Napoli e già
dell’IDV di Antonio Di Pietro. Sospesi per legge, ma coperti temporaneamente
dal Tar. Tar sfiduciato dalla Cassazione che riconosce il potere al
Tribunale.

Con le liste di proscrizione si ha un regolamento politico di conti che
nulla ha a che vedere con la legalità, spiega Mattia su “Butta”. La legalità
la stabilisce la legge, non Rosy Bindi. Se la legge vigente non piace,
liberissimi in Parlamento di modificarla affrontando l’opinione pubblica. Ma
non è giusto mettere un timbro istituzionale su una cosa illegale come
quella che sta facendo oggi la commissione antimafia. Illegale perchè va
contro ed oltre la legge vigente, e non può farlo una istituzione. Non una
istituzione, che per altro si è ben guardata dall’inserire nell’elencone
degli impresentabili qualcuno macchiato del reato tipico dei consiglieri
regionali: il peculato, la truffa sui contributi ai gruppi consiliari.
L’avessero fatto, non ci sarebbero state elezioni…

Un privato cittadino può anche dire in giro che Tizio o Caio sono
impresentabili perché X, ma rimane un suo giudizio personale. Già di suo è
un giudizio scorretto: al massimo puoi dire che Tizio non deve essere
eletto, non che è impresentabile. Puoi cioè invitare la gente a non votarlo
(così come fai con tutti i candidati che non ti garbano) ma non è corretto
dire che non dovrebbe essere nemmeno presentato. Può presentarsi eccome: in
democrazia non c’è nessuno che è meno degno di presentarsi.

Forse non si percepisce la gravità di questo precedente. Il fatto che un
pezzo di parlamento, ossia una istituzione che avrebbe ben altro da fare,
come cercare la mafia nell’antimafia, si arroghi il diritto di indicare alla
popolazione chi è degno di essere eletto e chi no in base ai propri gusti e
non a una legge dello Stato è aberrante. Uscire l’ultimo giorno di campagna
elettorale ad additare, con la forza di una istituzione, un tizio gridando
“vergogna! è un X! non votatelo” senza dare al tizio la possibilità di
difendersi allo stesso livello è preoccupante. Il metodo Boffo delle
elezioni.

In questo modo avremo come impresentabili tutti quelli indicati da Filippo
Facci.

1) Quelli condannati in giudicato;

2) No, quelli condannati in Appello;

3) No, quelli condannati in primo grado;

4) Basta che siano rinviati a giudizio;

5) Basta che siano indagati;

6) Sono impresentabili anche gli assolti per prescrizione;

7) Anche gli assolti e basta, ma “coinvolti” (segue stralcio di una
sentenza);

8) Sono quelli che sarebbero anche gigli di campo, ma sono
amici-parenti-sodali di un impresentabile;

9) Sono quelli che, in mancanza d’altro, sono nominati in un’intercettazione
anche se priva di rilevanza penale;

10) gli impresentabili sono quelli che i probiviri del partito e lo statuto
del partito e il codice etico del partito e il comitato dei garanti (del
partito) fanno risultare impresentabili, cioè che non piacciono al
segretario;

11) Sono quelli a cui allude vagamente Saviano;

12) Sono quelli – sempre innominati, sempre generici – che i giornali
definiscono “nostalgici del Duce, professionisti del voto di scambio in
odore di camorra”;

13) Sono quelli – sempre innominati, sempre generici – di cui parlano anche
il commissario Cantone e la senatrice Capacchione, e ne parlano pure i
candidati che invece si giudicano presentabili, i quali dicono di non votare
gli impresentabili;

14) Gli impresentabili sono quelli menzionati da qualche giornale, che però
sono diversi da quelli nominati da altri giornali;

15) Sono i voltagabbana;

16) Gli impresentabili sono quelli che sono impresentabili: secondo me.

E così sia.