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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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Gli Insegnanti Calabresi attaccano i sindacati I Partigiani della Scuola Pubblica e altre sigle aderenti attaccano, in una nota, i Sindacati confederali

Gli Insegnanti Calabresi attaccano i sindacati I Partigiani della Scuola Pubblica e altre sigle aderenti attaccano, in una nota, i Sindacati confederali
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Ancora non comprendiamo l’immobilismo che ha contraddistinto voi FLC CGIL, CISL, UIL e SNALS CONFSAL nei giorni successivi allo sciopero oceanico del 5 Maggio 2015.
Avete preso tempo, atteso, riflettuto, senza rispondere ai nostri inviti, agli incoraggiamenti, agli incitamenti alla lotta, minacciando trionfalmente un autunno caldo, che ancora attendiamo.
Se pensate di rappresentare i lavoratori, in questo caso, li avete rappresentati assai male e ora chiediamo spiegazioni. E non le solite chiacchiere, perché dei giri di parole e dei parolai ne abbiamo fin sopra i capelli.
Un Movimento spontaneo come il nostro, forse, andava accolto, compreso, guidato per mano, perché espressione forte, significativa di una rinascita, di un risveglio categoriale, di una nuova presa di coscienza. E di certo di nuovi bisogni.
L’attacco alla scuola è mostruoso, mostruose le prospettive per alunni e docenti. I primi verranno adoperati senza tutele (né crescenti né decrescenti, giusto per ironizzare semanticamente), senza retribuzione: è l’Alternanza scuola/lavoro” che legalizza, nei fatti, lo sfruttamento degli alunni dai 16 ai 19 anni, giocando sulle loro aspettative e, cosa ancora più grave, sui loro bisogni, presenti e futuri.
Le famiglie pensano che finalmente i propri figli potranno svolgere un’esperienza lavorativa costruttiva e spendibile, ma capiranno presto che i risvolti sono altri.
I genitori più attenti lo hanno già compreso ed hanno iniziato l’azione di contrasto, quelli un po’ distratti li stiamo aspettando.
Le scuole verranno privatizzate, è questo il vero motivo per il quale tra le deleghe in bianco ce n’è una che riguarda la scuola dell’infanzia, così da poter decidere unilateralmente del destino di quel segmento di istruzione. Infatti la legge 107 ha escluso dal piano assunzionale solo i docenti dell’Infanzia e al comma 181 prevede il cofinanziamento di costi di gestione e la compartecipazione di enti territoriali e famiglie. Tutto questo verso quali prospettive proietta la scuola dell’Infanzia? Verso la privatizzazione con servizio esternalizzato e a pagamento da parte delle famiglie? I danni già le famiglie li vivono se pensiamo che in molti comuni non c’è l’asilo nido comunale, perché quelli privati, sovvenzionati anche con fondi degli enti territoriali, sopperiscono a tale servizio che la Costituzione, all’art. 33, vuole che sia statale. In Piemonte una legge regionale aveva addirittura assegnato capacità di veto alle scuole private nel caso in cui l’istituzione di una scuola pubblica avesse intaccato, riducendolo, il proprio bacino di utenza.

Poi c’è la possibilità di investire nelle scuole da parte dei privati con un recupero del 65% delle somme donate, perché la scuola è ormai un “brand”, secondo il sottosegretario Faraone, e quindi è giusto concedere ai privati uno “School Bonus” in cambio dell’adozione delle scuole a cui offrire magari servizi e prodotti e, in restituzione a queste “elargizioni” pseudo mecenatiche, defiscalizziamo chi finanzia progetti. Ora le aziende e i privati in genere quali scuole finanzieranno? La risposta la conosciamo tutti ed infatti si è parlato subito di scuole di serie A e B, dimenticando, questo Governo, che il dettato costituzionale dice altro e cioè che al centro si trova la “responsabilità” dello Stato di garantire un’istruzione di qualità per TUTTI.
I docenti, in un sol colpo, hanno dovuto sopportare un comitato di valutazione che elaborerà criteri arbitrari e difformi ovunque; un dirigente scolastico che, forse, avrà più potere di un dirigente d’azienda, decidendo quale sarà il progetto formativo della propria scuola in un triennio, quali docenti assumere, quali mandare nell’albo territoriale; gli albi territoriali con un ruolo regionale per i docenti, con la perdita della titolarità presso un’istituzione scolastica precisa, in un preciso comune, rischiando, magari a fine carriera, di essere sballottati chissà dove; un bonus di 500 euro per formarsi mentre il contratto è fermo da sei anni e la perdita in termini economici si avvicina in media ai 9000 euro lordi circa all’anno a docente; la perdita degli scatti al posto dei quali, solo una parte dei docenti a discrezione del dirigente, avrà un aumento che pare si aggiri intorno ai 6 euro circa al mese.
In tutto questo, dopo la sentenza della Corte di Giustizia del 26 novembre 2014 che obbligava lo Stato italiano ad assumere i precari storici, il Governo si è inventato un piano macchinoso di assunzioni in cui chi aveva maturato più punti negli anni, perché vantava maggiore esperienza, si è ritrovato ad essere assunto, spesso non sulla disciplina su cui ha sempre insegnato, ma sul sostegno, fuori provincia (cosiddetta fase B) e colleghi con meno punti invece, in fase C, sono stati assegnati alle proprie province e sulla materia. Mentre si preparava tutto questo, VOI SINDACATI, rappresentanti la categoria, dove eravate?
Forse al tavolo delle decisioni, incerti se porre veto perché il rischio era saltare da quella sedia su cui ormai vi siete arroccati? Perché non avete cercato nei lavoratori della scuola un appoggio realistico, senza incertezze, senza mezze misure e pure, se fosse stato il caso, contra legem, visto che si discuteva dell’esistenza e sopravvivenza di una categoria di tale importanza? Cos’è quella che qui mettiamo nero su bianco, senza timore alcuno: una istigazione all’eversione? No alla difesa della scuola, di ciò che rappresenta per noi docenti e per il futuro degli alunni. Liberi da interessi di lobbies, da commerci culturali, da imposizioni liberticide.
La Riforma Renzi-Giannini é una norma-colabrodo e non é difficile evidenziarne le incoerenze con la Costituzione e le leggi vigenti ( la più evidente la 241/90 sulla trasparenza nelle pubbliche amministrazioni) basta volerlo! Le RSU sono capillarmente distribuite in tutti gli istituti italiani, non dovrebbe essere impossibile per loro intervenire su quegli aspetti, di volta in volta in cui la norma viene applicata! Ci attendiamo di essere smentiti da fatti concreti, ci attendiamo una risposta forte da tutte quelle RSU che sono estranee alla linea dei vertici delle sigle sindacali confederali, affinché quella politica trasformista che ha distrutto l’identità del PD non distrugga anche quella di FLC CGIL ,CISL , UIL, GILDA e SNALS CONFSAL, con danno irreparabile per i lavoratori!!!!
Infine lanciamo un appello: Noi docenti PSP e tutte le sigle aderenti, tesserati e non, chiediamo alla base dei Confederali di avviare una seria ristrutturazione interna pretendendo dimissioni dei vertici sindacali immediate e irrevocabili. Chiediamo un radicale cambio di rotta, iniziative unitarie di lotta, sciopero e manifestazione nazionale contro la Legge 107, Rsu operative su programmi di contrasto concreti ed efficaci.

Sigle aderenti:

Partigiani della Scuola Pubblica
Docenti per la Scuola Statale Pubblica
Associazione “Per la Scuola della Repubblica” Lamezia
Waterlooscuola
Movimento docenti autoconvocati Cosenza
Comitato per la scuola della Repubblica Catanzaro e provincia
Illumin’Italia