Gli inutili comunicati stampa Il lago delle ipocrisie taurianovesi
Cos’è la solitudine degli avventisti in cerca di visibilità? Cos’è questa piaga che affligge quotidianamente la vita, di chi, è disperato nei suoi rancori e lo specchio di casa propria non basta più? Sempre puntuali a dire la loro con un comunicato stampa, un’elucubrazione da social, una mestruazione in ritardo che provoca acidità sommesse e reflusso gastro-psichiatrico.
E, dialogando appunto, con la “Vispa Teresa” e “Mago Melò”, sui contenuti e le relative visualizzazioni quando viene pubblicato un “comunicato”, molto spesso banale, si assiste ad una serie di “successi” da pattumiera indifferenziata. Alla conta, si va dalle 3 al massimo (ma proprio al massimo), alle 20 visualizzazioni. Cioè, in termini più spiccioli, cosa vuol dire? Ecco, vuol dire appunto che sono solo pochi spiccioli se paragonati a chi si azzarda ad addentrarsi in quelle letture.
Questa mania di protagonismo, molto spesso figlia di bellezze perdute e di menopause (e/o andropause) precoci, si configura in un discorso che va al di là dei semplici sorrisi di facciata (che non sono quelli del segretario comunale, in quanto tali sono pure smaglianti e pieni di ilarità…perdute).
La libertà di espressione è sacra e costituzionale, nessuno vorrebbe né ha l’ardire di condannare simili condizioni di opinioni pubbliche, ma, eh sì, ma certamente occorre anche darsi una sorta di regolata sui contenuti. E non “sparare” continuamente sul pianista perché poi ci ritroviamo in una stanza peggio di una scatola vuota. Affannarsi per ciò che inutile provoca solo confusione e fuffa mista al nulla.
I cosiddetti “comunicati inutili”, quelli che parlano delle pensiline per arrivare a mancanze di dialogo, vanno affrontati in sedi più opportune, ma riempire un sito giornalistico non dà l’effetto sperato; e capisco che il famoso quarto d’ora è una tentazione solo per narcisi che prima o poi finiranno per affogarsi nella loro immagine, il trucco sta nel silenzio necessario e soprattutto nel peso delle proprie azioni.
In un contesto di immagini sfuocate qual è questo mondo, occorre anche dare una nitidezza della propria immagine e non solo, saper approfondire idee che tendono a far capire non solo il piacere della lettura, ma anche aprire ad una riflessione.
Ditemi voi cosa importa al cittadino che non ha i soldi per comprare la merendina ai propri figli delle “pensiline” e della mancanza di dialogo con il sindaco? Ditemi voi, cosa importa al cittadino che ogni giorno si trova ad affrontare una strada dissestata, una paura quando c’è un’alluvione o peggio un pericolo da calamità anche non naturale, della critica alla variazione dello Statuto? La visibilità è simile a un vuoto a perdere che non è mai stato riempito. La morale che ognuno di noi produce dovrebbe essere intatta già dalle origini e non doppiarla o quantomeno averla putrefatta per il nostro passato.
Il male di questo paese, l’ho sempre detto, è la carenza di memoria storica, è la privazione della conoscenza che si perde tra i meandri dell’oblio, ecco qual è il trucco per dare il giusto peso ai protagonisti delle elucubrazioni o degli avventisti della morale, sia su un giornale che su un social.
Capire innanzitutto dove sta la trave (ahimè) e il fuscello nell’occhio, ecco, partire da questa analogia per poi porre le basi per una ricrescita morale e sociale in un paese al di là delle manie di protagonismo e visibilità, quando poi basterebbe ascoltare comizi, comunicati stampa degli ultimi dieci anni di vita taurianovese, volete iniziamo? Questa rubrica è pronta, a voi il via!