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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 04 DICEMBRE 2024

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“Hammamet” il film su Bettino Craxi mette in evidenza la solitudine di uno statista lasciato da solo L’ex segretario socialista un grande riformatore che sognava un Paese moderno autonomo in grado di affrontare le sfide europee

“Hammamet” il film su Bettino Craxi mette in evidenza la solitudine di uno statista lasciato da solo L’ex segretario socialista un grande riformatore che sognava un Paese moderno autonomo in grado di affrontare le sfide europee
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Di Luigi Mamone

Un film intenso, che dal primo all’ultimo fotogramna prende lo spettatore e lo cala nella dimensione umana, emotiva ed affettiva oltreche politica dell’esule Bettino Craxi. Una narrazione corale non priva di alcune soluzioni narrative assolutamente geniali e capaci grazie anche alla bravura di Pierfrancesco Favino di offrire un Craxi assolutamente vero e umano nelle sue fragilita’ e nelle cuspidi di un carattere aduso alla conduzione verticistica: da leader di un partito e da vero statista travolto suo malgrado dalla furia giustizialista di un periodo non ancora pienamente decifrato della nostra storia recente e che ‘ riduttivo anche se non improprio qualificare come la stagione di Mani Pulite, e dietro la quale si nascondevano strategie politiche di registi che mal sopportavano le aperture di Craxi verso le realta’ arabe nordfricane e medioorientali e di una trasformazione radicale del partitismo della prima repubblica alla quale fece poi seguito il referendarismo ottuso di Mario Segni e che sfocio’ in anni in cui l’Europa prendeva corpo e l’Italia cambiava volto e pelle in un sistema elettorale destinato a creare una nomenklatura nuova: casta di nuovi padroni dell’Italia senza peraltro rimuovere gli istinti di corrutela che Mani Pulite era convinta di aver sdradicato ma che invece si riproposero in maniera diversa e piu’ personale. Il film e’ un unicum narrativo pregevole ben collegato dentro una story board che partendo da una narrazione assolutamente storica usa come collante personaggi guida e allegorie capaci di suscitare emozioni intense e lacrime ritornando nel subconscio onirico del morente, indietro nel tempo all’infanzia e alla gioventu’ di una Milano che figuratamente domina dall’alto del Duomo e poi l’incontro venato di echi montaliani con l’ombra del padre che dopo aver tanto atteso accoglie il figlio che ritorna dopo aver valicato il ponte dell’Arcobaleno e il Craxi bimbo che nei momenti cardinali rompe i vetri con la fionda Solo in pochi momenti ( l’incontro con l’amante in una stanza d’albergo, la scomparsa dell’enigmatico Fausto al passaggio di un gruppo di enduristi e nel delirio preagonico l’uomo stanco e sconfitto che viene dileggiato da due guitti d’avanspettacolo) vi e’ un calo della tensione narrativa frutto di un dialogo difficile e freddo nella prima scena, di una scelta narrativa allegorica nel secondo e di una truculenza d’insieme,distonica con il lirismo narrativo, nel terzo. Scelte che pero’non intaccano la bellezza di un film che merita ampiamente grandi lodi e da tono e vigore ad una cinematografia troppo facilmente preda di effetti utili solo a far cassetta. Notazione finale per le musiche di Piovani sempre d’altissimo livello e di vigore tale da consentire ad Hammsmet di poter essere classificato come una delle migliori opere italiane del nuovo secolo.