I “gifter”, alto potenziale da gestire per non disperderlo Centinaia di docenti a Gioia per il seminario della prof.ssa Zanetti, organizzato dalla scuola Pentimalli
Domenico Latino
GIOIA TAURO – Il talento? Va gestito ed educato, altrimenti rischia di disperdersi. È in estrema sintesi il tema di un interessante quanto inedito seminario formativo organizzato dall’Istituto comprensivo 1 “F. Pentimalli”, diretto dal preside Francesco Bagalà, per gli insegnanti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria svoltosi nell’auditorium “Casa del fanciullo”, messo a disposizione dal parroco del Duomo, don Antonio Scordo. Un centinaio tra docenti e dirigenti giunti a Gioia da tutta la provincia ha ascoltato incollato alla sedia la lunga ma coinvolgente relazione della prof.ssa Maria Assunta Zanetti, associato di Psicologia dello sviluppo presso il dipartimento di Scienze nervose e del comportamento dell’Università degli studi di Pavia. Può sembrare strano ma il corso di aggiornamento è servito per acquisire informazioni sulla gestione degli alunni troppo intelligenti: un fenomeno quello della “plusdotazione” scarsamente conosciuto che interessa l’8% circa dei bambini, per i quali il fatto di possedere la classica “marcia in più” non sempre è garanzia di successo. Lo sarà solo se l’insegnante riesce a identificare l’alunno e a supportarlo nel suo percorso scolastico. Zanetti ha poi sfatato alcuni miti: in primis, gli studenti ad alto potenziale non sono un gruppo omogeneo; in più hanno bisogni speciali perché possono presentare asincronia dello sviluppo; hanno anche problemi ad integrarsi: spesso, infatti, si auto-isolano o sono bullizzati. E, ancora, non sempre riescono a conseguire voti alti o amano andare a scuola: anzi, si impegnano solo se interessati. Insegnare loro non è dunque più facile. Bisogna lavorare con una didattica integrata, a vantaggio di altre dimensioni: è vero che i cosiddetti “gifter” (da gift-dono) hanno capacità cognitive superiori alla normalità ma la loro “giftedness” (intelligenza) è caratterizzata non solo da un alto Q.I. ma anche da creatività e differenti livelli emozionali. Ma geni si nasce o si diventa? Forse un mix di genetica ed epigenetica (cambiamento); sicuramente, ci sono delle basi biologiche come una capacità accelerata di cogliere le reazioni, la sovra-eccitabilità, la ricerca continua di novità, l’interpretare ogni cosa. Ma guai a chiamarli “saputelli”: la prof.ssa Zanetti ha spiegato chiaramente che si tratta di bimbi con caratteristiche neurologiche diverse e che tutti, bene o male, hanno un potenziale. L’importante è saper lavorare nel range di sviluppo di ciascuno. A tal proposito, sono stati messi a punto una serie di materiali (come il “diario di pensiero”). Importante, infine lavorare sulla leadership: studi dimostrano il PIL di un Paese si può alzare se si investe in potenziale. Significativo, in questo senso, il video di un papà di un bimbo ad alto potenziale costretto a trasferirsi a Dubai per le enormi difficoltà di inserimento del piccolo nella scuola italiana (a soli 6 anni ne aveva cambiate già 5). L’inclusione non è solo per la marginalità …