«Il “pennacchio” che m’hai dato tu, sai mia cara, possiede una virtù, ha il calore che tu davi a me e m’illudo di stare in braccio a te». Cos’è un “pennacchio”? Non quello del mitico Cyrano, ma solo una piccola prebenda per consentire a qualcuno di dire “Lei non sa chi sono io”. Mentre da lontano una voce dall’aria nitida e amplificata risponde con una sonora pernacchia. Nei fatti, basta anagrammare la frase inserendo una consonante e una vocale, e il gioco è fatto.
Molte volte dalle parti nostre, specie nelle piccole città, avere un titolo politico consente presenze, picchetti e sfilate come i carri carnevaleschi. Come ad esempio, presenze continue e costanti nei funerali o nelle sagre del melone, nella raccolta fondi per i pastori altoatesini oppure nella sagra della ricotta a mezzanotte. Queste “impurità” da balcone (e da baraccone), le trovi nelle piccole realtà come dare titoli di responsabilità politica e di mettere in mano una fazione, un partito, un movimento o dare un incarico di amministratore, ecco che da lassù ci si sente come se con il padreterno si dessero del tu (ma lui non le caga, c’ho parlato io l’altro giorno, quindi non illudetevi).
Aggiungi a tutto ciò la grande invasione dei social in cui basta pubblicare bagattelle culturali e di colpo si diviene anche un intellettuale di grido, ma solo di grido e di silenzi (ah, se si attuassero un po’ di più). In questi anni, se ne sono viste di tutti i colori come “pennacchi” politici, si parte dal “responsabile area tirrenica”, “responsabile area ionica”, poi ce ne per tutti i gusti da “coordinatore dello scoglio dell’ulivarella” a coordinatore dello scoglio del Tahiti fino ad arrivare a Piana bassa e Piana alta, Piana di mezzo e responsabile della metà cottura tra la piana bassa e la piana alta. E poi alla fine facendo due conti si arriva alla conta e si formano nuovi prefissi telefonici, sia per utenti che non.
Poi ci sono gli assessori, ovvero i “cavalieri inesistenti” di Calvino i quali passeggiano nelle vie con petto all’aria (per chi ce l’ha) o con il mento alzato e gli occhi (se non strabici) in alto (per chi se lo può permettere). E allora, tentano di catturare l’attenzione del cittadino per sfoggiare la loro “produttività” che si basa su: pezzo di carta tolto in via tal de tali, lampadina cambiata nel lampione del rione prendi questo e scappa via, erbacce estirpate lungo il viale meglio che te ne vai altrimenti ti prendo a calci nel sedere. E poi, udite udite, portano l’acqua nelle case dei cittadini, mica stiamo qua a pettinare le bambole? E dicono di più, in tutte le case ci sono anche gli scarichi fognari! Merito delle amministrazioni delle piccole città. Poi, e qui viene il bello, durante le varie campagne elettorali promettono piscine, trasporto del mare direttamente da adibire in una zona della città, zona adibita a frescura di montagna con annesse baite. E non finisce qua, cchiù pilu pe tutti (beh magari questo, non sarebbe male). E poi, con tutti questi incarichi si hanno anche delle soddisfazioni, vuoi mettere poco più di trecento voti alle primarie di un partito che è pure maggioranza di una città? Queste sì che sono soddisfazioni, mica cotiche!
Ovviamente, non c’è alcun riferimento in particolare a nessuno (Nooooo), ma solo un discorso generale e generalizzato. Ciò riguarda le varie realtà locali, le quali hanno questa peculiarità “prestigiosa”. Chi non ha mai visto in tanti piccoli paesi queste cose? Tutti quanti, specie con i sindaci che ad ogni tornata che passa sono bagnati dalla fonte della verginità, magari hanno combinato disastri però mica sono stati loro, no è stato sempre quello che li ha preceduti (sic!). E con ciò, visti i precedenti si dovrebbe attuare un’inversione di tendenza ovvero, appena stanno per finire il proprio mandato iniziare a dire che la colpa è di chi le succederà nella medesima carica così li fregano, tiè!
E finalmente, oggi, in questo corrente anno vorrei svelare dei segreti a chi nella storia di questa rubrica ha posto dei dubbi. Il termine “faldoni” non è una parolaccia né un’ingiuria, don Sturzo è stato l’ispiratore morale e politico della Democrazia Cristiana e che don Enzo è stato un parroco purtroppo scomparso e che non c’entra nulla con il primo. E, infine ai tanti intellettuali da social, corre l’obbligo di precisare che Voltaire è stato un grande filosofo dell’Illuminismo e nulla ha a che vedere con un antidolorifico. Ciò per dovere di onestà. Ah dimenticavo, gli pseudonimi dati durante i commenti di tale rubrica nascono sul momento, non se ne consegnano a comando né per raccomandazione. E con questo, passo e chiudo, vado a Houston!