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TAURIANOVA (RC), VENERDì 29 NOVEMBRE 2024

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Idea Calabria contro la “Buona Scuola” di Renzi "Solo slogan fumosi vuoti nei contenuti da parte del Premier"

Idea Calabria contro la “Buona Scuola” di Renzi "Solo slogan fumosi vuoti nei contenuti da parte del Premier"
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Solo slogan fumosi vuoti nei contenuti e soprattutto privi di efficacia, è questa la realtà in sintesi della cosiddetta ” BUONA SCUOLA”, voluta dal governo Renzi pianificata a tavolino e sganciata da qualsiasi logica di efficienza ed efficacia.

La Legge 107 del 2015, infatti, ha previsto un piano straordinario di oltre 100.000 immissioni in ruolo di docenti in tutta Italia con l’obiettivo di garantire la copertura quasi totale dei posti. Eppure in questo avvio di anno scolastico stiamo assistendo ad una situazione paradossale: istituti che posticipano anche di una settimana l’avvio del nuovo anno, orario super ridotto delle lezioni (in qualche scuola si fa un’ora al giorno), decine di ragazzi disabili affidati ad un unico insegnante di sostegno.

Evidentemente qualcosa non quadra! L’inizio dell’anno scolastico si sta infatti rivelando un disastro, la “Buona Scuola” sa tanto di una beffa per i docenti, per i Dirigenti Scolastici e soprattutto per gli alunni. Gli unici a manifestare soddisfazione sono il Presidente del Consiglio Renzi e il Ministro dell’Istruzione Giannini che continuano a rassicurare i cittadini con queste parole: “L’anno scolastico si è avviato regolarmente”.
Ma la realtà è tutt’altro che rassicurante. La Buona Scuola ha costretto docenti delle graduatorie provinciali ad esaurimento, con esperienze ventennali di insegnamento, ad accettare un incarico molto lontano da casa costringendoli, con uno stipendio mensile intorno a 1.300 euro, a cercarsi una sistemazione e a pagare un affitto “salato” lasciando la propria famiglia a centinaia di chilometri di distanza. Ad altri, invece, senza essere mai entrati in una classe, non vincitori ma soltanto idonei ad un concorso svolto nell’anno 2012, a coprire il posto a due passi da casa che prima era stato occupato dai precedenti docenti. Tutto ciò ha un nome: INGIUSTIZIA!

Eppure la Buona Scuola doveva eliminare lo stato di precarietà invece non solo l’ha ampliato, ma ha peggiorato la situazione togliendo trasparenza nelle nomine. Infatti l’assegnazione dei docenti di ruolo alle varie scuole dipende da un colloquio che il Dirigente Scolastico svolge ai candidati dietro presentazione di un curriculum. Ma come fa un preside laureato in scienze motorie a valutare un docente di filosofia? Inoltre il docente essendo di ruolo, anche se non scelto da quel Dirigente, comunque andrà ad insegnare in un altro istituto. Ma che senso ha tutto questo?

Per non parlare del mega concorso svolto quest’anno che doveva garantire i posti dal 1 settembre 2016 ma si è rivelato una vera truffa. Infatti molti dei posti che dovevano essere assegnati in realtà non ci sono. Un concorso frettoloso, fuori termine e con una gestione e modalità imbarazzanti, che doveva garantire l’immissione in ruolo su posti non previsti in bilancio. E forse per riparare l’irreparabile le commissioni esaminatrici hanno bocciato la maggior parte dei docenti dopo aver sostenuto costosi e impegnativi corsi di abilitazione, i cosiddetti TFA (Tirocini Formativi Attivi). E la risposta alle proteste è che forse questi corsi erano inadeguati e che le bocciature sono fisiologiche (il 90% in alcuni casi ha poco di fisiologico). Ma le situazioni assurde non finiscono qua. La mobilità 2016 è stata caratterizzata da una mancanza di trasparenza, tutto affidato ad un mega-algoritmo che ha commesso evidenti errori e che ha lasciato comunque posti vacanti in varie regioni. E i ricorsi a valanga non mancano.

Beh, dalla luce dei fatti sicuramente questa non è la “Buona Scuola” che vorremmo, una scuola in uno stato di agitazione, caos e confusione che, sicuramente, non terminerà a breve. E alla fine tutto va a discapito di chi con questa riforma non dovrebbe avere niente a che fare: i nostri ragazzi!
Una “buona scuola che impedisce per incapacità ed approssimazione di accettare negli asili una bambina affetta da diabete insulino-dipendente, non ha nulla di “buono”. Sarebbe il caso che anche su questo il ministero della pubblica istruzione, uscisse dall’ imbarazzante silenzio e avviasse una verifica.
Altro che buona scuola!