Toni Scarmato, il cacciatore di comete calabrese collaboratore della Nasa, ci spiega la Missione Epoxi
DALILA NESCI
Il 4 novembre incontro ravvicinato con la cometa 103P/Hartley 2
Toni Scarmato, il cacciatore di comete calabrese collaboratore della Nasa e originario della Calabria, ci spiega la Missione Epoxi
DALILA NESCI
Il prof. Toni Scarmato è laureato in Astrofisica all’Università di Bologna classe 88. Residente a San Costantino di Briatico, socio dellUnione astrofili italiani e collaboratore della NASA è un cacciatore di comete. È conosciuto a livello internazionale ed in particolar modo per la scoperta della cometa numero 1000 attraverso il satellite artificiale Soho (Solar heliospheric observatory). Con l’Associazione Astronomica San Costantino di Briatico, da lui fondata nel 1999, si occupa oltre che di ricerca anche di divulgazione astronomica e organizzazione di serate pubbliche in occasione di eventi astronomici particolari.
Grazie alla sua collaborazione siamo in grado di spiegarvi la Missione EPOXI. Si tratta della sonda Deep Impact, che andrà a studiare la cometa 103P/Hartley 2, detta anche stella dautunno. La sonda in questione è stata indirizzata sulla cometa in occasione di un incontro ravvicinato che avverrà il 4 Novembre 2010 a soli 700 km di distanza. Unoccasione importante per gli studiosi del campo in quanto poche comete sono state avvicinate da sonde spaziali. Nel 1986 la famosa cometa di Halley fu il primo astro chiomato ad essere visitato da più sonde. Lultima missione fu quella del luglio 2005, tra la cometa Tempel 1 e veicolo spaziale Deep Impact, che cercò di individuare per la prima volta la presenza di ghiaccio sulla cometa.
Fra qualche giorno, dunque, la stessa sonda Deep Impact, reindirizzata su un nuovo percorso, ci darà informazioni sulla 103P/Hartley 2. La Missione EPOXI fornirà nuovi elementi di ricerca, ci spiega Scarmato: «Si tratta di una cometa che fa parte delle numerose comete esistenti nel nostro sistema solare, ma questa è solo la quinta volta che essa si avvicina alla Terra e quindi abbiamo la possibilità di fotografare e studiare una cometa giovane per trovare informazioni importanti riguardanti la nascita del nostro sistema solare». Ciò significa che potremo osservare da vicino la sua superficie e quindi vedere lorigine dell emissione di gas e polveri, quindi ricavarne la composizione. Spesso lidea di osservare il cielo è legata alle paure ancestrali delluomo che, in età antica, non era in grado di comprendere molti fenomeni. Lapparizione di comete furono spesso messe in relazione con eventi catastrofici o di cattivo auspicio, ma oggi abbiamo gli strumenti giusti per fare nuove considerazioni. Le comete sono palle di ghiaccio dacqua per il 95% della loro composizione con altri elementi in quantità piccole. Il prof. Scarmato ci conferma che sappiamo abbastanza su quello che succede quando una cometa si avvicina al Sole e quindi alla Terra. Continua: «Il ghiaccio che è imprigionato in una sorta di involucro carbonaceo, a causa dellaumento di temperatura tende a sciogliersi e a sublimare. Questo fenomeno dà origine alla chioma e alla coda della cometa che si estende in direzione opposta a quella in cui si trova il Sole». Ciò che risulta essere interessante è lo studio ulteriore dellevoluzione dinamica della nube di questa cometa, la 103P/Hartley 2. Essa può farci capire alcuni eventi accaduti sulla Terra milioni di anni fa. Ad esempio afferma Scarmato- lestinzione dei dinosauri sembra possa essere attribuita alla caduta di una grossa cometa, forse un asteroide . Continuiamo a rimanere in contatto con il Prof. Scarmato per essere aggiornati sugli sviluppi della Missione EPOXI.
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