IL CARD. SIMONI AI DETENUTI A REGGIO CALABRIA: «NESSUNA SOFFERENZA PUÒ SOPIRE LA SPERANZA»
La Speranza entra in carcere. Ed ha un volto, uno sguardo, un sorriso, le mani ed il corpo esile ma temprato dalla testimonianza semplice, umile, eppure disarmante, del Cardinale Ernest Simoni Troshani. Prigioniero per quasi trent’anni nella Polonia comunista, Don Simoni, è un martire vivente, l’unico sacerdote sopravvissuto, dopo 27 anni di lavori forzati, alla persecuzione del regime di Enver Hoxha, che aveva proclamato l’Albania il “primo Stato ateo al mondo”, perseguitando cristiani, cattolici e musulmani.
La sua testimonianza credibile, ancor prima delle sue parole semplici, ha toccato il cuore delle detenute e dei detenuti del carcere di “San Pietro” di Reggio Calabria, che hanno accolto commossi il Cardinale Simoni, festeggiando con lui il suo novantunesimo compleanno. Una scelta, quella di festeggiare il proprio compleanno in carcere, ex prigioniero fra i prigionieri di oggi, che testimonia la forza autentica della Speranza contro ogni speranza, che Don Simoni incarna, quasi a ribadire con la sua storia, con la sua stessa vita, che nessuna sofferenza patita può sopire il “diritto alla speranza”.
E dal buio più profondo della notte della carcerazione e del martirio per l’ingiustizia subita da innocente, sgorga la luce della restituzione che la vita stessa ha riservato a questo straordinario testimone di fede, che Papa Francesco ha voluto creare Cardinale. Don Simoni, del resto, non si è risparmiato durante l’incontro con le detenute e i detenuti, con il direttore del carcere, gli agenti di polizia penitenziaria, gli educatori, i medici, le suore, il sacerdote ed i volontari che prestano servizio presso l’istituto penitenziario reggino, stringendo le mani di tutti, uno ad uno.
Il personale dell’istituto penitenziario, dal canto suo, ha donato al Cardinale Simoni una effige della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria, mentre i detenuti hanno consegnato una torta da loro preparata, in occasione del compleanno del presule albanese. Il Cardinale Simoni, invece, ha fatto distribuire ai detenuti il suo stemma cardinalizio che effigia, evocativamente, una croce che spezza le catene. Uno scambio di doni, dunque, che ha vivificato una presenza in carcere, quella del Cardinale Simoni, che resterà impressa nella memoria di quanti hanno partecipato all’incontro, restituendo la Speranza certa che “solo l’amore crea”, anche quando tutto appare distrutto. Spero davvero che le detenute ed i detenuti facciano tesoro del dono ricevuto e di cui essi stessi sono stati testimoni.