Il coraggio dei vinti
redazione | Il 20, Mar 2011
La sentenza del processo “Cent’anni di storia” esalta il coraggio di Aldo Alessio e Luigi Longo e il loro sogno, osteggiato dalle mafie, di creare nel porto di Gioia un polo commerciale e logistico
di LUIGI MAMONE
“Cent’anni di storia”, la prima parte della sentenza
“Cent’anni di storia”, la seconda parte della sentenza
“Cent’anni di storia”, la terza parte della sentenza
“Cent’anni di storia”, la quarta parte della sentenza
“Cent’anni di storia”, la quinta parte della sentenza
“Cent’anni di storia”, la sesta parte della sentenza
“Cent’anni di storia”, la settima e ultima parte della sentenza
Il coraggio dei vinti
La sentenza del processo “Cent’anni di storia” esalta il coraggio di Aldo Alessio e Luigi Longo e il loro sogno, osteggiato dalle mafie, di creare nel porto di Gioia un polo commerciale e logistico
La sentenza con la quale il Tribunale di Palmi ha deciso il processo “Cent’anni di Storia” che – dalle cronache è così transitato alla storia giudiziaria e politica calabrese – ha aperto uno squarcio su quella realtà anodina- apparentemente incolore – che orbita oltre le recinzioni del Porto di Gioia Tauro. Area questa, che ormai da quindici anni ha visto il transhipment monopolizzare un porto costruito con fondi pubblici ma che non ha riversato quasi nulla in termini di crescita occupazionale nell’hinterland. Le poche aziende operanti sono tutte collocate infatti nell’area del porto e nelle succedanee aree industriali. I livelli occupazionali non sono alti. Il potere è detenuto dai signori del transhipment: i colossi mondiali che controllano in una sequela di rapporti societari satellitari il traffico mondiale delle merci. In quest’area, per la quale giustamente ma inutilmente in passato era stata invocata l’applicazione dei benefici delle zone franche, la mafia ha cercato di incuneare le sue propaggini, tentando di insinuarsi in ogni campo e in ogni settore o osteggiando e lottando quegli imprenditori che non erano soggiogabili. In questo brodo di coltura è maturata la vicenda di Cent’anni di Storia”: il racconto delle tante, troppe vicende di condizionamento mafioso all’ombra delle gru del porto di Gioia. Storie di tangenti. Storie di scalate societarie finalizzate ad estromettere i vertici delle cooperative portuali scalzando le figure fondatrici, i pionieri del commercio marittimo e della movimentazione delle merci e tentando di sostituirli con uomini di fiducia delle cosche. All’ombra delle storie di mafia oscuri registi, mafia operativa, uomini delle cosche e intorno, ombre di strateghi, politici e non, tutti interessati al controllo dei traffici portuali. Il porto di Gioia. Un mondo a se. Una entità oltre la quale le tenebre offuscano la visione di tanti, troppi maneggi e di tante, troppe menti incapaci di leggere segnali che invece gli imprenditori vessati sopportavano quotidianamente , costretti a tacere, ad assumere lavoratori che spesso nel loro credo e nel loro DNA mostravano le stimmate di una mafiosità che finiva per renderli inaffidabili, infedeli, comunque non legati alle sorti dell’azienda. A far luce su queste vicende alla fine solo il coraggio di due imprenditori. Aldo Alessio e Luigi Longo. La loro storia si lega al tentativo delle ndrine di estrometterli dalla All Services una cooperativa portuale che, prima che la pressione mafiosa diventasse insostenibile e chiaro l’intento delle cosche di estrometterli dalla gestione – dava lavoro a 130 famiglie, per lo più gioiesi. Il grande contributo che i due imprenditori hanno offerto alla magistratura è consacrato nelle pagine della sentenza. Ad un certo punto essi decisero di dire basta! Erano ormai vittime di un quotidiano tentativo di destabilizzazione dietro il quale si celavano le cosche. Una telefonata: un appuntamento con i magistrati della Procura della Repubblica e della DDA, lunghi verbali di apporti testimoniali, poi confermati in udienza. I due imprenditori in questi anni difficili hanno visto naufragare a causa delle Mafia e delle strategie di chi per il porto vuole solo il transhipment, un disegno di crescita imprenditoriale ed economica non legato al transhipment ma alla creazione di un polo logistico per la veicolazione delle merci. La All Services – oggi miseramente finita in nulla – era dotata di magazzini di stoccaggio, celle frigo, gru portuali e attrezzature meccaniche per il trasbordo delle merci alla rinfusa. Il tutto con il sogno di creare in affiancamento al transhipment un porto commerciale sfruttando la Banchina di Ponente. Le ndrine fiutarono la validità della visione e iniziarono – come al solito – la loro azione disgregatrice coadiuvati da tutta una serie di figure grigie e anodine dietro le quali esse – come sempre – si nascondono. Le All Services è finita in liquidazione dopo che Longo e Alessio vennero estromessi dal CDA ma il Tribunale di Palmi ha riconosciuto il grande e decisivo apporto offerto da Longo e Alessio (quest’ultimo già Sindaco di Gioia Tauro). Da sempre testimoni della giustizia e in lotta contro il malaffare e le Mafie (che sono tante e diversificate) Longo e Alessio avevano già consentito con le loro coraggiose testimonianze di civiltà che fossero celebrati altri importanti processi “ Conchiglia”, Tallone d’Achille” e, appunto Cent’anni di Storia. E di tanto l’estensore della sentenza ne da atto. All’ombra di questa grande battaglia di civiltà anche tentativi di screditare i testimoni. Fortunatamente i giudici del Tribunale di Palmi e la Procura DDA hanno saputo leggere a capire. Ogni cosa. Ma, a questo punto emerge una domanda – perché – non viene loro riconosciuto lo status di vittime della criminalità organizzata? I danni che hanno subito non sono facilmente quantificabili e nessuno mai potrà risarcire l’intera collettività calabrese della possibilità di crescita economica che si legava al decollo del porto commerciale. E ancora – perché due imprenditori – coraggiosi e coerenti a rischio anche della propria incolumità personale non vengono premiati – nel 150° anniversario di questa strana Italia dalle mille facce e dalle troppe anime – con una medaglia al valor civile. Anni fa tale onorificenza fu concessa a tal Cerminara Rosetta, immeritevole – ex post – di cotanto onore. Longo ed Alessio invece la loro coerenza l’hanno dimostrata e la dimostrano. Ogni giorno, soli, senza scorta. Con l’incertezza del futuro. Incuranti della derisione di coloro i quali li hanno osteggiati e – forse- li osteggiano non gradendo la loro presenza in quel Porto che – grazie alla Mafia e ai poteri collateral occulti della borghesia mafiosa evocata più volte dalla DDA , sta conoscendo non il consolidamento e la crescita ma la crisi e il declino. Non casualmente – poche settimane fa – per tre giorni nessuna nave attraccò in quelle banchine irte di gru mestamente protese contro lo sfondo del cielo e l’orizzonte del Mar Tirreno. Due uomini coraggiosi che non si arrendono. Nonostante la fine di All Services che per le ndrine che la vollero distruggere sarà apparsa anche come una vittoria. Ma boss e gregari non avevano fatto i conti con i vinti – o presunti tali – e con il loro coraggio.
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