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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 26 GENNAIO 2025

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Il Crocifisso di Terranova

Il Crocifisso di Terranova

| Il 03, Mag 2014

Le tradizioni raccontate da Domenico Caruso

Il Crocifisso di Terranova

Le tradizioni raccontate da Domenico Caruso

 

 

Per cinque secoli, dal 1283 al Flagello del 1783, Terranova divenne il centro e il cuore della Piana (variamente definita nel tempo: Vallis Salinarum, Planitiae Sancti Martini, Piana di Palmi o di Gioia Tauro).
Da Carlo d’Angiò che scelse la città per la sua posizione strategica, al fine di ostacolare la conquista aragonese, al terremoto, che la rase al suolo provocando 1452 vittime su circa 2000 abitanti, è tutto un susseguirsi di vicende storiche che meritano una trattazione a parte.
La fama di Terranova è oggi legata al Santuario del SS. Crocifisso e alla sua prodigiosa statua lignea di colore nero.
Il 3 maggio di ogni anno una moltitudine di fedeli, per una tradizione mai venuta meno, si ritrova nell’omonimo Santuario in segno di riconoscimento per le grazie ricevute e per un impellente bisogno interiore.
Scrive Mons. Giuseppe Larosa: «In quale epoca il bel volto del Salvatore abbia incominciato a vegliare sulle vicende ora liete ora tristi del nostro popolo, noi non lo sappiamo. E’ da supporre che il santo Simulacro, splendente di luce miracolosa agli inizi del Cinquecento, quando portato processionalmente a Palmi fu visto stillare sangue, il 20 luglio 1533, all’incontro con l’immagine della Vergine, venerata col titolo di Madonna del Soccorso, fosse già al centro, da tempo, della devozione e dell’amore riverente delle comunità della Piana. Ed è lecito pensare che esso trovasse già il suo posto d’onore nella chiesa di San Salvatore verso la metà del Quattrocento, quando emerse più fervido il culto alla Passione di Gesù Crocifisso sull’onda della rinascita religiosa segnata dall’apostolato francescano del beato Paolo da Sinopoli, che nel 1444 fondò il Convento degli Osservanti alla Certara in Terranova».
Gli eventi straordinari che si tramandano nei riguardi della Santa Croce inducono i credenti alla preghiera e alla riflessione.
Raffaele Germanò così precisa: «Nel secolo XV quando i Saraceni infestavano, tra le altre contrade del Mezzogiorno, la Calabria, proprio in questo paese di Terranova avveniva un fatto inaudito. Siffatti nemici di Cristo, avendo saputo che presso la Porta del Vento sorgeva un tempio detto la Giudecca dove una miracolosa immagine del SS. Crocifisso veniva onorata con grande devozione…, giurarono di disfarsene. Era d’inverno e gli acquazzoni del libeccio si alternavano sempre più frequenti… Tutto era avvolto nel cupo terrore dell’ansia e dell’oscurità profonda. Un manipolo di Saraceni, sfondata la porta della sacrestia, entrava nell’abside della chiesa…ed accendeva le torce per meglio vedere. E là, sul sacro altare… era il SS. Crocifisso. Una voce rauca, tra lo sdegno e la gioia, si udì in quel divino silenzio: – Ecco il miracoloso Crocifisso! – Due degli uomini più robusti lo presero… e lo portarono fuori le mura della chiesa a circa cento passi, seguiti da tutto il manipolo.
– Plasmatelo di pece, – ordinò il capo… – date il fuoco e le fiamme lo salveranno per sempre! – Così fecero. Una rossa fiamma, come di sangue, illuminò quel luogo, mentre i sacrileghi presi di spavento si diedero a precipitosa fuga per l’improvvisa forte scossa di terremoto avvenuta verso le ore 21 del 27 Marzo 1638».
Era trascorso parecchio tempo dal triste episodio, quando alcuni contadini notarono dei lumi accesi laddove si celava la Croce.
Informate le autorità civili e religiose, tutti insieme – accompagnati dal popolo osannante – si recarono sul posto e trassero intatta dalla vegetazione selvaggia la Nera Immagine di Cristo.
Nel luogo fu poi edificata una splendida chiesa, che chiamarono della Giudecca, distrutta dal catastrofico sisma del 5 febbraio 1783. La Croce, rimasta miracolosamente illesa, venne prelevata e posta nella Chiesa delle Grazie. Come se ciò non bastasse, una piccola vena d’acqua, che in epoche diverse rivelò le sue virtù terapeutiche, scaturì nel sito del ritrovamento.
Altri prodigi, testimoniati in passato da numerosi ex voto, giustificano la sincera devozione e i solenni festeggiamenti che vengono tributati al SS. Crocifisso. Questi ultimi hanno inizio la vigilia del 3 maggio con il rito, dopo la S. Messa delle ore 11, della discesa ed esposizione della Croce sulla vara.
In serata, davanti al tempio, si procede all’incanto – riservato ai terranovesi – per l’aggiudicazione della Sacra Effigie da portare a spalla.
Alle 20,30, quindi, è programmata la prima processione dal Santuario alla Chiesa Matrice, con fervorino religioso nella piazza antistante.
Il giorno successivo – dopo la S. Messa – la miracolosa Effigie, fra un bagno di folla, passa per le vie cittadine a benedire ogni dimora.
Rientrata al Santuario vi rimarrà esposta fino al 26 maggio, data in cui verrà ricollocata sull’altare.
Una forte impressione suscitano gli spinati, cioè quei fedeli che per assolvere un voto seguono il corteo ricoperti da una corona e una cappa di spine di ginestra (spàlassi) sul torso nudo.
Il nutrito programma civile e religioso, anche quest’anno, merita il nostro plauso e la gratitudine dell’intera Piana.
Domenico Caruso
S. Martino di Taurianova (Reggio Cal.)