“Il fisco insostenibile rischia di far implodere il sistema” E' quanto denuncia l'Unione Nazionale Consumatori Calabria
L’invio massiccio di bollette fondate su criteri presuntivi, senza tenere conto della capacita’ contributiva dell’utente, rischia di far implodere il sistema.
E’ l’allarme lanciato dal Presidente Regionale dell’Unione Nazionale Consumatori Calabria, Avv. Saverio Cuoco, in ordine alla gravosa pressione fiscale che incombe costantemente sui contribuenti.
La percentuale enorme di pressione fiscale che ormai grava sugli italiani e la tariffazione elevata delle imposte locali, determinano inevitabilmente un corto circuito per cui il sistema rischia di andare letteralmente in tilt e di determinare alla fine più danni che vantaggi economici.
Non è una mia supposizione ribadisce l’Avv. Saverio Cuoco, ma la conclusione alla quale si è arrivati in collaborazione con il “centro di orientamento giuridico del consumatore” attraverso la constatazione alla quale assistiamo quotidianamente con il popolo dei consumatori che si rivolgono all’associazione.
Sono molti infatti i contribuenti che non riuscendo più a sopportare una imposizione fiscale giunta a livelli così elevati da prosciugare l’intero reddito familiare, rinunciano per causa di forza maggiore a pagare i tributi richiesti, altri invece dinanzi ad una bolletta esosa, sganciata ormai da qualsiasi ragionevole criterio, aprono un contenzioso con le Istituzioni.
Prova ne sia che il contenzioso nei riguardi del Comune di Reggio Calabria è aumentato in maniera considerevole, non limitandosi più a quello che potrebbe considerarsi “fisiologico” ovvero dettato da errori nell’invio di bollette già pagate o affette da imprecisioni nella compilazione, o legato prevalentemente alla qualità del servizio reso del tutto fatiscente, ma è diventato un contenzioso “strutturato”, perché le istituzioni non seguendo più rigidi criteri ancorati al consumo erogato, ma costantemente protesi al risanamento di bilancio, rischiano sempre più di non raggiungere l’obiettivo prefissato e soprattutto non tenendo conto della capacità contributiva del cittadino, creano uno scollamento con i contribuenti.
La capacità contributiva è un principio fondamentale del diritto tributario, espressamente sancito dall’art. 53 della Costituzione e assicura che ogni prelievo sia giustificato da indici rivelatori di ricchezza, ai fini di una giusta ripartizione del carico fiscale, ovvero, che sia colpita l’effettiva idoneità del soggetto al prelievo fiscale.
Mi spiego ancora meglio prosegue l’Avv. Saverio Cuoco, siamo in una fase in cui il fenomeno delle “bollette pazze” dei tempi passati è ormai superato, il contribuente oggi è stanco di doversi sempre più difendere dalle Istituzioni e utilizza la “giustizia difensiva”, ovvero contesta e impugna sistematicamente le bollette che superano determinati importi, così facendo apre un contenzioso che, considerati i tempi di durata della giustizia civile, gli consente di respirare per parecchio tempo e di ottenere inoltre, per citare un esempio, come nel caso delle bollette del servizio idrico anche delle sentenze favorevoli, come già annunciato dall’Unione Nazionale Consumatori Calabria, dal momento che nella stragrande maggioranza dei casi, esse sono state calcolate non come da regolamento sulla scorta delle letture effettuate dai letturisti comunali, ma con criteri presuntivi assolutamente illegittimi, anche se non è l’unico caso di ricorso a criteri presuntivi, come più volte riscontrato anche per le bollette relative al consumo di energia elettrica, pur esistendo i contatori “intelligenti”.
Mettere a disposizione il dato di lettura reale e non di stima dei consumi è necessario non solo per assicurare trasparenza nelle fatture, ma anche per rendere credibile la richiesta di importi legati all’effettivo consumo, ripristinando così quella “capacità contributiva” proclamata dalla nostra Costituzione”.
Quando tutto ciò viene stravolto, si assiste anche alla richiesta di molti cittadini che non riuscendo a sopportare una imposizione abnorme sugli immobili posseduti, preferirebbero cederli alle Istituzioni in cambio di un corrispettivo.
Se si improvvisano criteri alternativi, del tutto presuntivi che non rispecchiano la realtà dei consumi e si aumenta a dismisura l’imposizione fiscale, il cittadino-bancomat non ritiene più legittimo nè possibile contribuire alla spesa pubblica e si opporrà contestando le bollette varie, aprendo una voragine di contenziosi il cui costo ricadrà alla fine inevitabilmente sulla istituzione stessa che li ha emesse, collassando il sistema che non potrà più garantire le entrate tributarie previste.