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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 02 DICEMBRE 2024

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Il “Gemelli Careri” educa al contrasto di bullismo e droga Il maresciallo capo Salvatore Barranco, giovane comandante della stazione dei carabinieri di Taurianova, ha messo in guardia i ragazzi dell'istituto da queste piaghe sociali

Il “Gemelli Careri” educa al contrasto di bullismo e droga Il maresciallo capo Salvatore Barranco, giovane comandante della stazione dei carabinieri di Taurianova, ha messo in guardia i ragazzi dell'istituto da queste piaghe sociali
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Bullismo, cyberbullismo e droga. Questi i temi trattati sabato scorso all’Istituto superiore “Gemelli Careri” di Taurianova, fortemente voluto dal dirigente scolastico Pietro Paolo Meduri. Temi “caldi”, importanti e fin troppo attuali che hanno trovato nella platea studentesca, composta dalle prime tre classi dell’istituto, un pubblico attento e curioso.

A mettere in guardia su rischi e conseguenze di droga e bullismo, è stato il maresciallo capo Salvatore Barranco, giovane comandante della stazione dei carabinieri di Taurianova. Il dovere delle forze dell’ordine è quello di proteggere e tutelare la comunità, e ci sono tanti modi per farlo, non solo assicurando i malviventi alla giustizia ma anche parlando ai cittadini, educandoli alla prevenzione dei reati (prima ancora che con la repressione degli stessi). E visto che la scuola è l’agenzia educativa per eccellenza (insieme alla famiglia), la sinergia tra le due parti è risultata una mossa vincente.

Il maresciallo ha avuto il merito di “umanizzare” una divisa che, a volte, viene percepita con diffidenza e timore, avvicinandosi ai ragazzi ed invitandoli a rivolgersi sempre alle forze dell’ordine, considerandole un punto di riferimento importante nella loro vita. Empatico e coinvolgente, ma anche schietto e autorevole, il maresciallo ha parlato ai ragazzi molto francamente e, in alcuni casi, con la necessaria dose di crudezza. Un incontro, che nella sua prima parte ha trattato di bullismo e cyberbullismo ed è stato indirizzato ai ragazzi del biennio ma anche ai docenti. Perché non sempre si è in grado di riconoscere un bullo. Sottile è il limite tra gli scherzi innocenti tra compagni e l’atto persecutorio vero e proprio. “La prima cosa – afferma Barranco – è la sistematicità, continuità, sopraffazione con cui certi atti vengono perpetrati. La vittima, inoltre, versa in uno stato di inferiorità psicologica e, spesso, ha difficoltà a chiedere aiuto perché si sente sbagliata lei”.

Qual è invece l’identikit del bullo?
“Il bullo è un prevaricatore, riesce a sopraffare la vittima, senza che essa se ne accorga, giorno dopo giorno. Si inizia con la semplice derisione per qualunque motivo, poi dallo scherzo si passa allo scherno e infine alle vere e proprie violenze psico-fisiche che possono portare al suicidio della vittima. Il bullo, fondamentalmente, è una persona dotata di poca autostima, insicura, che non merita considerazione e che verrà emarginata quando si scoprirà la sua natura. Spesso vive in una famiglia con una scarsissima dote di valori e una situazione affettiva complicata”. Cosa possono e devono fare i docenti? “Convocare i genitori delle vittime – prosegue Barranco – e rivolgersi agli assistenti sociali”.

Quando poi il bullismo esce dalle aule scolastiche e si affaccia sul web, si parla di cyberbullismo, di cui i social network sono la cassa di risonanza. L’atto, in questi casi, amplifica la sua portata per raggiungere proporzioni difficili da tenere sotto controllo. Forse i minorenni pensano che in forza della minore età possano restare impuniti ma non è così. “Dal 2011 in poi – prosegue il maresciallo – sono state emanate fonti normative che hanno regolamentato in materia di bullismo e stalking, prevedendo delle misure punitive nei confronti dei minori che si dovessero macchiare di questi reati (previa denuncia al tribunale dei minori). Tra le conseguenze penali è prevista la detenzione in centri rieducativi che fungono da carcere per poi reinserire i ragazzi nella società”.

Alle classi terze, il maresciallo Barranco, ha poi parlato della droga. È stato proiettato un video che rappresentava la storia vera di Stefano (nome di fantasia) uscito dal tunnel della tossicodipendenza in cui era stato risucchiato, poco più che ventenne, per un paio d’anni. Stefano ne è uscito grazie a quella che poi è diventata la fidanzata, ma non per tutti è così. Anzi spesso dal tunnel non si esce più e si muore di overdose. Ha ricordato che viene penalmente punito chi produce, spaccia droga ma anche chi si associa a loro e ne diventa complice. “Attenzione alle droghe sintetiche, la cui assunzione sistematica – prosegue – può portare all’infarto del miocardio anche in ragazzini di 16/17 anni”. Infine, un ultimo appello: “State lontani dalla droga perché sarete i genitori del terzo millennio e se entrate in questo tunnel, non sarete mai più in grado di crearvi una famiglia. Entrare è un mezzo passo, ma per uscire ci vogliono milioni di chilometri”. E spesso si muore ancor prima di poterli percorrere tutti.