Continua la cronaca poetica del nostro blogger Giovanni Cardona, attraverso la reale narrazione di vite passate, raccontate in prima persona dai defunti delle cittadine di Radicena e Iatrinoli attraverso una variegata raccolta di epitaffi e di storie dimenticate.
Personaggi aventi ciascuno una propria voce e sonorità incarnate nella complessità dell’esperienza umana, con propri tratti distintivi, linguistici e tonali, che potrebbero rendere gli epitaffi concretamente eseguibili su un palco, come vere voci d’uomo.
Il giovane Girolamo SBAGLIA (1883-1898)
Trapassai a quindici anni
ultimo della mia stirpe
non conoscendo il male.
Mio padre Giovambattista
eccelso per mente, carità e sventure
anticipandomi nel trapasso
– nel freddo simulacro –
si affrancò dal filiale strazio.
Mia madre Domenica Genova
nobile per animo e bontà e censo
in quel rigido gennaio del 1898
– udendo le lodi dei reggini liceali precettori
e l’epicedio dell’incompreso Francesco Sofia-Moretti –
desolata subì l’onta innaturale del supplizio
anelando una consolatoria dipartita.
Le marce melodiose, le corone e i nastri
non attenuarono il mio doloroso fardello
del distacco dalla vitale linfa
rifuggendo dal materno inconsolabile abbraccio.
Il bronzeo bassorilievo
che mi ritrae severo e disincantato
consacrato da ombrose luci
che furtive tra le tombali lapidi s’insinuano
mal cela una nostalgica solitudine
che il freddo e muto marmo
nei meriggi estivi fa trasudar di pianto.