Il giudice De Grazia si scaglia contro la carta stampata "Come al solito giornalisti del video e del cartaceo si autoreferenziano come esperti di oggettiva informazione e preferiscono sulla legalità fare riferimento alle gesta dei singoli protagonisti piuttosto che soffermarsi su iniziative legislative che in concreto combattono mafia e collusioni"
“Meno male che Facebook c’è e ci sono in Calabria testate libere di giornali online. Diversamente il programma vasto e articolato del Centro Studi Legislativo G. Lazzati non avrebbe avuto diffusione e suscitare l’attenzione del web alla legge da parte dei cittadini”. Comincia così la riflessione che il giudice Romano De Grazia, ha affidato ai social network, per esprimere tutta la sua stizza, nei confronti della “carta stampata”, a suo dire poco incline a pubblicare notizie afferenti la legge Lazzati, da lui portata in auge in questi anni. “Come al solito – scrive il giudice sulla sua bacheca Facebook – giornalisti del video e del cartaceo si autoreferenziano come esperti di oggettiva informazione e preferiscono sulla legalità fare riferimento alle gesta dei singoli protagonisti (sempre i soliti) piuttosto che soffermarsi su iniziative legislative che in concreto combattono mafia e collusioni, come la legge Lazzati. In Calabria come nel resto del Paese. A quelli che ignorano tale legge che vieta l’attività di propaganda elettorale ai malavitosi sottoposti alla misura di sorveglianza speciale di P.S., diciamo che a noi basta che detta legge sia oggetto di studio nei diversi atenei dello Stato (Perugia, Pavia, Cosenza, Catanzaro, Pisa) ed oggetto di poi diverse tesi di laurea. Colma, per chi non lo sa, una lacuna del sistema. Ciò dimostra che al di là delle chiacchiere (e sono molti a farne) noi calabresi siamo capaci di predisporre concreti strumenti normativi per impedire l’ingresso nel malaffare nelle istituzioni elettive al momento elettorale. Ai cosiddetti esperti della legalità inoltre diciamo, in via incidentale, che non è consentito per legge indicare nomi e cognomi delle persone di età minore, coinvolte in fatti delittuosi. Perché in tal caso ignorantia iuris non excusat. Il surriferito incidente di percorso serva almeno ad abbassare la cresta. Altro argomento: la recente esortazione dell’ambasciatore degli Stati Uniti in appoggio a Renzi di sostenere il SI alla prossima battaglia referendaria. Detta interferenza non è assolutamente consentita. Comunque essa vale a rafforzare in maniera più convinta il fronte del NO. W la Legge Lazzati. Tutti al raduno del Centro Studi Legislativo G. Lazzati il 24 Settembre ore 17.30 a Falerna Marina”.
Il giudice De Grazia continua:
“Sabato scorso, 17/9/2016 La Stampa di Torino, unico giornale, dava la
notizia che delle due donne. Antonella Manzione e sen. Doris Lo Moro,
proposte da Renzi a giudice del Consiglio di Stato, solo la Manzione ce
l’aveva fatta. Doris Lo Moro, calabrese di Lamezia, era stata, invece,
bocciata: con “voto palese”, ha aggiunto l’autore della nota.
La stampa di casa nostra ha osservato sull’evento il più rigoroso silenzio;
anzi indugiava a dare pubblicità ad interviste rilasciate dalla senatrice,
che dal canto suo, ormai sicura di dover lasciare Palazzo Madama per il
nuovo incarico, menava fendenti a destra ed a manca contro gli amici del Pd
calabrese, senza risparmiare nessuno. I quali, detto per inciso, erano e
restano “renziani” di provata fede.
Solo stamane su un giornale del luogo qualcuno ritiene di dover rompere il
silenzio sull’argomento e riporta la notizia de La Stampa di Torino. Gli
altri giornali, video e cartaceo, preferiscono ancora il silenzio ed il
sonno dei giusti. Comunque, sia stato Renzi con un sostegno di facciata o
l’ufficio di presidenza del Consiglio di Stato, ricordiamo che la Lo Moro,
e fino al 2018, è parlamentare della Repubblica a tutti gli effetti e resta
autorevole componente della prima commissione Affari Costituzionali.
In passato ha creduto ed ha lottato per la legge Lazzati. Le si offre
l’occasione per riprendere l’antico ardore. La legge Lazzati, come è noto,
va ripristinata nel suo testo originario, eliminando tra le introdotte
anomalie, quella soprattutto dovuta alla manina provvida dell’on.le Enrico
Costa, oggi ministro del governo Renzi, che ha avuto l’estro e la furbizia
di trasformare il divieto di attività di propaganda elettorale ai
malavitosi, sottoposti alla sorveglianza speciale, in divieto (risibile) di
affiggere manifesti e distribuire volantini.
Lo sa bene la Lo Moro che senza la legge Lazzati nel suo testo originario
alcun illecito penale può essere contestato a malavitosi ed a politici di
pochi scrupoli per la raccolta di voti nelle competizioni elettorali.
Si attivi per la modifica, perché senza la legge Lazzati i nostri
discendenti fra cento anni
discuteranno del voto di scambio e del modo più idoneo per combattere il
fenomeno, rimuovendo ovviamente dalla posizione di stallo presso la prima
commissione, la presentata modifica alla suddetta legge. Lasci in pace i
renziani di casa nostra che, ci informano, stanno preparando gli impegni
elettorali amministrativi chiamando a raccolta i residuati bellici della
Grande Guerra con qualche più giovane ambiziosetto, senza arte e parte,
animato dalla speranza di poter far carriera.
Alle vecchie ed alle nuove truppe che si riempono, bocca e pancia, della
parola LEGALITA’
noi continuiamo a chiedere chi è stato il deputato del Pd che è andato a
pranzo con Franco Muto, re del pesce. La risposta è d’obbligo!
Strano modo è poi quello di dare informazione da parte del Fatto Quotidiano
di Travaglio.
La notizia riguarda il sen. Nicola Morra, pentastellato cosentino. Che
egli sia erudito, non ci riguarda. La Cultura, quella autentica, che è una
risorsa per la collettività, è fatto assolutamente diverso. E’ solo questa
“cultura” che interessa alla gente. L’attitudine che l’articolista
riconosce a Morra di dialogare con la collettività è assolutamente
infondata ed è smentita dalla circostanza inconfutabile che sotto la sua
guida e per le molte bugie dette, a ripetizione, il movimento 5 Stelle in
Calabria, in controtendenza con il resto del Paese ha avuto un pauroso calo
pervenendo al 2,32% di consensi nell’ultima competizione elettorale. Ci
spieghi Travaglio questo dato.
Altro dato storico è che dal 2007 Travaglio non ha più simpatia per la
legge Lazzati e Nicola Morra l’ha perduto dopo averci fatto campagna
elettorale, proficua, alle elezioni politiche del 2013.
L’uno e l’altro sono amici e mentori di don Luigi Ciotti, che odia la legge
Lazzati. Al prete antimafia rivolgiamo ancora l’invito a dire qualche messa
in più e rifletta sull’ultimo monito rivolto da Papa Bergoglio. “ questo
mondo è stanco di bugiardi, di preti alla moda e banditori di crociate”…
Ricordiamo per ultimo a don Ciotti, che gestisce circa 1600 cooperative,
sparse su tutto il territorio italiano, che di recente il vaso di Pandora è
stato, finalmente, scoperchiato e sono venuti fuori business spaventosi. A
carico di cooperative rosse ed a quelle aderenti alla lega delle
cooperative. Ne ha parlato il magistrato Catella Maresca, nel libro Male
Capitale e Antonio Amorosi, giornalista e scrittore di Libero e Panorama,
nel libro Coop Connection.
A scoperchiare il vaso saremo il sottoscritto e gli autori in giro per la
Calabria: nel mese di ottobre il 13 sera a Crotone, il 14 mattina nelle
scuole di Catanzaro e la sera a Lamezia; il 15 mattina a Locri ed alla sera
a Cosenza, nel Salone degli Specchi.
Si prospettano tempi duri e dovrebbe, inoltre far riflettere il fatto che
Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, se ne sia andato da Libera
sbattendo la porta”.