Prefazione “Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli o pecore, continueremo a crederci il sale della terra”.
(Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa)
Mentre i precari ex Lsu/Lpu stanno protestando per rivendicare un tozzo di pane e non morire di fame, perché non essendo stati stabilizzati, rischiano di tornare a casa dopo il 31 dicembre in un tiro e molla tra la Regione e il Governo nazionale. C’è il Governatore della Calabria Mario Oliverio (del Partito Democratico), che inizia uno sciopero della fame a tutela della sua immagine perché, a detta dello stesso, “accuse infamanti”, quelli dell’indagine della procura di Catanzaro retta da Nicola Gratteri e dal suo aggiunto Capomolla.
Il governatore della Calabria è finito nelle grinfie dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza denominata “Lande Desolate” per un presunto reato di “abuso d’ufficio”, inizialmente veniva aggravato dalla modalità mafiosa, sementita poi dallo stesso Gratteri durante la conferenza stampa. La Procura, però, aveva chiesto gli arresti domiciliari ma il Gip Pietro Carè non li ha accolti disponendo l’obbligo di dimora (a San Giovanni in Fiore). Oliverio non potrà, se non autorizzato dal giudice, andare al Consiglio regionale né alla Cittadella della Regione.
Le accuse sono dure e importanti, in quanto si tratta di enormi quantità di soldi pubblici a favore di un imprenditore da sempre considerato vicino alla potente cosca di ‘ndrangheta dei Muto di Cetraro, Gaetano Barbieri. “Non consentendo lo sviluppo e la crescita del territorio”, in un verminaio come dichiara la stessa procura, dove i funzionari pubblici “erano asserviti”, “attraverso la reiterata commissione di falsi, abusi e atti corruttivi”. Due sono le condizioni di abuso d’ufficio, una di 2,9 e l’altra di 4,2 milioni di euro, riguardanti l’impianto sciistico di Lorica, dell’aerosuperficie di Scalea e altre strutture.
Partendo dal presupposto costituzionale che la presunzione d’innocenza è d’obbligo, si rende necessario anche riflettere su quest’ennesima tegola che colpisce la Calabria, senza dimenticare che agli inizi del mandato del governatore Oliverio ci fu un’altra operazione giudiziaria più “soft”, denominata “Erga Omnes”, e che portò all’arresto dell’assessore Nino De Gaetano e altri del Pd con obbligo di dimora, che riguardava i fondi dei gruppi regionali. Ma la tegola che oggi cade alla Calabria è anche la stessa che cade nello schieramento politico del Governatore, ovvero il Pd che a questo punto è nel caos. In quanto lo stesso Oliverio era già in una campagna elettorale perché aveva dato la disponibilità a ricandidarsi alla guida della Regione. Cosa resterà di quest’inchiesta? Quali saranno gli sviluppi che seguiranno questo terremoto giudiziario, che a sta mettendo a ferro e fuoco la cittadella regionale dove che tuttora ci sono perquisizioni in corso? Da ogni parte si chiedono le dimissioni di Oliverio, e forse sarebbe pure giusto, “a tutela delle istituzioni”, così dicono i pentastellati con in testa il presidente della commissione parlamentare antimafia Morra. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro Di Maio, “per tutelare la dignità dell’istituzione regionale” e addirittura il ministro dell’interno Salvini che va giù sul malizioso, “Altri problemini per un governatore del Pd… Amici Calabresi, tornerò presto da voi, voglio lavorare per dare un futuro migliore alla vostra splendida terra!”. Lo scenario è a dir poco, inquietante, sia per la Regione Calabria (che politicamente per il Pd).
Saranno i magistrati a stabilire la verità e i soggetti coinvolti a difendersi nelle sedi opportune per dimostrare la loro estraneità, ma occorre anche sottolineare che, viste le (non) reazioni, ci ritroviamo come sempre alla scuola della “doppia morale”, ovvero da una parte con una “baracca” abusiva si chiedono le dimissioni di un ministro, criminalizzandolo mentre in questo caso, con un’inchiesta in cui c’è coinvolto un referente di una cosca mafiosa, si diventa da “manettari” per altri, e garantisti per loro stessi (e solo per loro stessi). È sicuramente una pessima giornata per i garantisti a orologeria, in quanto da una parte c’è Gratteri, quel tanto osannato magistrato dalla parte politica cui appartiene il Governatore, e poi lo stesso Oliverio, che nei social e ovunque, sembra difeso anche nell’indifendibile politicamente dai suoi “accoliti”, stipendiati e non, come la mettiamo? Anche perché leggendo le intercettazioni telefoniche riguardanti anche altri esponenti del Pd tra ex consiglieri regionali e attuali deputati, dove un Tucci, direttore dei lavori di Piazza Bilotti a Cosenza dice, “Questi sono come i delinquenti, ti ricattano, tu ci chiedi un favore e loro subito ti ricattano (…)”.
E la Calabria bellezza!