Il governo degli onesti? Un’utopia per imbecilli Le riflessioni dell'avv. Cardona sulla speranza di rinascita politica della tormentata democrazia italiana
La realtà etico-politica contemporanea ci presenta un mondo inquieto, in fermento, troppo spesso in stato di guerra aperta.
Un mondo che, anche a causa dell’enorme influsso mass-mediale, è divenuto troppo piccolo per consentirci un rifugio in spazi di respiro pacifico.
Al contempo è un mondo troppo grande perché l’impegno dei singoli e dei gruppi possa contare sulla possibilità di conseguire successi adeguatamente sufficienti a rendere vivibile la nostra contemporaneità.
Si grida troppo e si propone poco e quanto mai forse, come in questa stagione si avverte la necessità di progetti, di proposte: prioritaria è l’esigenza di darsi un metodo!
Dovremmo considerare la valenza effettiva e concettuale del termine di stato democratico, comparandolo analiticamente con oltre 2.500 anni di interpretazioni filosofiche, politiche, giuridiche e sociologiche, ma sarebbe un compito immane che, cozzerebbe con la sinteticità richiesta in questa sede.
La storia recente dimostra quanto sia equivoco il termine “democrazia”; ma la questione non è nominalistica è precipuamente ontologica: significa interrogarsi sul contenuto che può e deve assegnarsi a questo termine.
La democrazia è una tipologia di regime statale in cui la libertà trova la sua massima espressione portando ad affermare che, lo sviluppo della democrazia è strettamente collegato alla capacità di libertà e portando a considerare fuorvianti le recidivanti polemiche che si riscontrano ciclicamente tra i sostenitori dello stato autoritario e dello stato democratico, basantesi sulla contrapposizione manichea tra bontà e cattiveria umana: buoni sono i democratici, cattivi sono gli autoritari.
In realtà lo stato democratico e lo stato autoritario misurano la loro effettiva consistenza e sopravvivenza sulla capacità di rendere libero un popolo.
Quanto più si è capaci di essere liberi tanto più si può essere democratici ed avere strutture democratiche che colloquiano con la ragionevolezza della parola e non con la prepotenza autoritaria del manganello.
Ma in fondo la libertà è l’area nella quale si incontrano, completandosi nella loro complementarietà, diritti e doveri: non si contraddice, pertanto, all’autonomia del processo di sviluppo della libertà, se si afferma che per determinare questo armonico coagulo è essenziale il supporto della legge.
Il collegamento fra legge, libertà e democrazia giustifica il primato del diritto e della legalità dello stato democratico: la crisi del diritto e della legalità attenta alla stessa esistenza della democrazia.
Bisogna arricchire le nostre conoscenze bandendo l’ignoranza e gli errori che la stessa determina convincendosi che, il problema culturale è anche e soprattutto un problema di libertà di scelte democratiche espunte del tutto dai processi di acquisizione culturale basica commista a condizionamenti derivanti da vari idola e soprattutto dai sentimenti, passioni o pressioni non ortodosse o democratiche: occorre avere il coraggio della libertà tacciando questi condizionamenti e relegandoli nell’alveo della loro illiberale natura.
Ragione e sentimento segnano il continuo avanzamento dell’uomo dando corpo anche a quelle che sembravano utopie od illusioni.
Anche se la salvezza del nostro paese e della nostra Calabria dovesse sembrare a molti un’utopia, non arretriamo, che ci lascino coltivare questa utopia nella quale celebriamo la nostra fede e la nostra speranza, ossia la nostra dignità di uomini liberi.