Il jazz di Urban Fabula e Bosso incanta il Miramare Il doppio bis fotografa una scommessa musicale riuscita
“Fili sottili” che uniscono i musicisti agli ascoltatori: l’incantesimo del Play Music Festival, la rassegna jazz organizzata dall’associazione Soledad, giovedì scorso si è ripetuto ancora. «Fanne un’altra, dai»: un uomo dal pubblico si è avvicinato verso il palco. Gli Urban Fabula e Fabrizio Bosso avevano appena finito di salutare: il Salone degli Specchi di Palazzo Miramare risuonava delle note del bis, “Cantabile” di Petrucciani, che il trombettista torinese ha eseguito in mezzo al pubblico per ringraziare la città del caloroso abbraccio. E «Grazie Fabrizio!» ha esclamato l’uomo quando, dopo qualche parola d’intesa, le note di Bosso hanno ripreso ad incrociarsi con la base ritmica impeccabile costituita dal basso di Alberto Fidone, la batteria di Peppe Tringali, il pianoforte di Seby Burgio per “Make the knife” di Kurtweill.
Un doppio bis che fotografa una scommessa riuscita: infatti, basso, batteria e piano, gli strumenti degli Urban Fabula, costituiscono la base ritmica dell’hardbop, il genere jazz nato a fine anni Quaranta dal bebop, la rivoluzione da cui sono esplose le mille variazioni della musica libera per eccellenza, oltre le etichette. Ed oltre le etichette è stato il concerto “Dusty Groove”, esperimento concordato con il direttore artistico della rassegna Alessio Laganà, in cui il trio siciliano dall’hard bop si è mosso verso una ricerca che ha tenuto insieme passato e futuro: il Groove, l’atmosfera ritmica, ha unito i suoni mitici del piano Rhodes, grande protagonista del jazz anni Cinquanta, con quelli elettronici, distorti e contemporanei. La cornice perfetta per i virtuosismi di Bosso, che è ospite da anni del trio e si è divertito a rendere a tratti il suono della sua tromba sporco, polveroso, “Dusty”.
Un jazz colto, raffinato, e rilassato, che da “Cool” ha trascinato gli spettatori in un crescendo di intensità: dopo l’apertura con “Dubai” composta proprio da Bosso; i brani “Bemsha swing” di Monk, “Woman’s Glance” ancora di Bosso e “Body and Soul” di Green, non sono mancati gli inserti più popolari come “Impression” di Coltrane e soprattutto “Domenica è sempre domenica” di Kramer e “Nuovo Cinema Paradiso” di Morricone. Il battito di mani del pubblico ha accompagnato scale vorticose e variazioni vertiginose: su tutte, ascoltare le note della “Ninna Nanna” di Brahms nel mezzo del “Cantabile”, fino al bis del bis che Bosso ha eseguito in sordina, sfumando le note prima di uscire di scena e lasciare spazio alle ultime improvvisazioni di Fidone, Tringali e Burgio.
Dopo il successo dell’apertura con l’incrocio afro-norvegese dell’Ivan Mazuze Quartet, buona anche la seconda per la rassegna che giovedì 16 si sposterà ad est con il Kinga Glyk Trio, guidato dalla bassista polacca forte di oltre venti milioni di visualizzazioni su Youtube. Prevendita all’Agenzia Confini, via Tommaso Gulli 21, e al Malavenda Café, via Zecca, 1. Ulteriori informazioni sul sito www.playmusicfestival.it