Il mistero della morte di Sissy Trovato Mazza Si attendono risposte sul caso della giovane taurianovese
di LM
La Procura della Repubblica di Venezia – stavolta quasi tempestivamente – ha disposto l’autopsia sul corpo di Sissy Trovato Mazza. Salma sequestrata. Funerale rinviato. Atto dovuto. Certamente. Ma quanti atti dovuti in quel triste giorno di ognissanti di due anni fa avrebbero dovuto essere posti in essere e non furono adottati? O forse supinamente ritenuti inutili anche perché avrebbero messo in forse la tesi di un suicidio che subito era stata diffusa e che una stampa veneta aveva amplificato adirandosi poi in maniera virulenta contro quei giornalisti “terroni” che da un giornale online si permettevano da mille e piu’ km di distanza di mettere in forse quella tesi anticipando, per logica e per esperienza professionale in tema di giornalismo d’ inchiesta, quei temi che dapprima il giornale di un sindacato della Polizia penitenziaria e poi la trasmissione “Chi l’ha visto?” fecero propri e amplificarono.
Perché, chiediamo e pretenderemmo risposta, tutte quelle buone pratiche di PG che vanno applicate su una scena calda di un delitto non furono applicate? Perché la scena del delitto fu di fatto alterata o lasciata in condizione di venir contaminata? Perché l’ogiva uscita dal cranio di Sissy non fu trovata? Perché la pistola di Sissy è priva di impronte? E che tipo di fondina conteneva l’arma? E perché il telefono che nelle ultime immagini Sissy aveva non si trova? O meglio se quello era, fu ritrovato alla Giudecca. E come è possibile che i reperti li avessero raccolti gli infermieri e messi in un sacco consegnato alla Polizia che lo aprì in ospedale davanti ai parenti di Sissy. Perché la PG non pose in sequestro l’ascensore e non effettuò gli stubes su tutti coloro che in qualche maniera potessero essere attenzionabili? E perché – salvo smentita- non venne effettuata nell’immediatezza alcuna attività di captazione telefonica e ambientale in tutte le celle su cui il traffico telefonico – di e verso Sissy risultava agganciato? E in termini di particelle ternarie? Quante ve ne erano sulla mano di Sissy ( se ve ne erano ) quante sugli abiti e su quali parti? E quante nella cabina dell’ascensore. E dove era finito oltre all’ ogiva del proiettile il bossolo espulso dall’arma automatica all’atto dello sparo?
Cosa c’era nel mondo parallelo della Giudecca? Chi era il personale e quali erano le loro condizioni di integrità morale e le parentele?. Niente. Nulla. Nessuno. Il ferimento di Sissy doveva essere subito classificato autolesionismo di una donna depressa. Di fatto il delitto perfetto. Chi doveva effettuare il servizio che poi in maniera imprevista fu affidato a Sissy? Chi aveva avuto la conoscenza dell’ impedimento e chi ha disposto la sostituzione ? Ovvero i soli a conoscenza che Sissy sarebbe andata in Ospedale e che avrebbero dovuto essere i primi ad essere torchiati dagli investigatori
Con chi avevano parlato? E quanto tempo prima? E le denunce di Sissy? Chi avevano colpito e quali interessi avevano leso? E la vita privata di Sissy? Nulla o quasi. Suicidio doveva essere e tale doveva apparire. Dopo due anni la scena del delitto è fredda ed inquinata. Potrà offrire molto poco. Palesi restano le omissioni. Chiedano allora i magistrati a chi ha omesso di fare il proprio dovere perché abbia agito in maniera così poco professionale; per cercare di capire se chi doveva e poteva indagare non lo ha fatto perché incompetente, incapace o imperito ovvero perché colluso o ossequioso a oscuri poteri interessati a far calare la sordina su un atto omicidiario da spacciare per l’autolesionismo di una donna depressa. Quale che sia la conclusione ci sono responsabili che dovrebbero risponderne.