Il mistero. Drammatica e inquietante a San Luca la scomparsa di Antonio Strangio, potrebbe trattarsi di resti umani quelli trovati carbonizzati dentro il fuoristrada Si seguono tutte le piste di questa scomparsa anche quella di un terribile omicidio 'ndranghetistico
redazione | Il 22, Nov 2024
Si tinge sempre di giallo la scomparsa di Antonio Strangio, imprenditore agricolo e allevatore di San Luca, sta assumendo contorni sempre più inquietanti. L’uomo, 42 anni, è svanito nel nulla da circa una settimana. Lunedì scorso, a diversi chilometri dalla cittadina aspromontana, è stato rinvenuto il suo fuoristrada, completamente distrutto da un incendio. In un primo momento, i pochi resti carbonizzati trovati all’interno del veicolo erano stati attribuiti a un animale da pascolo, probabilmente una pecora. Tuttavia, indagini più approfondite condotte dai carabinieri del Gruppo di Locri e della Compagnia di Bianco, insieme a esperti medico-veterinari, hanno escluso questa ipotesi: i reperti sembrano appartenere a un essere umano. Oggetti trovati all’interno del veicolo, come una collana, denti e frammenti ossei – tra cui una porzione di mandibola – rafforzano la probabilità che si tratti di resti umani. Ulteriori conferme definitive arriveranno dagli esami autoptici e dalle analisi del DNA, già richiesti dall’autorità giudiziaria competente. L’automobile, sequestrata e sigillata, sarà sottoposta a verifiche tecniche da parte degli esperti del RIS di Messina. Gli inquirenti ritengono che il rogo sia stato appiccato intenzionalmente per distruggere prove, complicando così un caso già complesso. Se i resti dovessero essere confermati come quelli di Antonio Strangio, la vicenda si configurerebbe come un omicidio, abbandonando l’ipotesi iniziale di una lupara bianca. Strangio, sposato e padre di quattro figli minori, apparteneva a una famiglia considerata vicina alla ‘ndrangheta, circostanza che potrebbe aver influito sul tragico epilogo. Il fuoristrada è stato trovato in una zona isolata, al confine tra i territori di San Luca e Bovalino, nei pressi della fiumara Bonamico, lontano da sguardi indiscreti. Questo dettaglio, unito al modus operandi, lascia emergere possibili motivazioni legate a tensioni interne ai delicati equilibri criminali della zona. Gli investigatori, pur mantenendo il massimo riserbo, continuano a lavorare per ricostruire una vicenda che getta un’ombra pesante su San Luca e dintorni. Le prossime settimane saranno decisive per chiarire ogni aspetto di questo caso drammatico e inquietante.
L’uomo, coniugato e padre di 4 figli minori (2 maschietti e due femminucce), il più grande di appena 11 anni, sarebbe considerato dagli inquirenti appartenente a una famiglia di ‘ndrangheta.