Il Partito Democratico e le pulizie di primavera Matteo Renzi “ripulirà” la Calabria?
«Se è vero che il fine giustifica i mezzi, ne discende che il non raggiungimento del fine non consente più di giustificarli», diceva Norberto Bobbio, e dobbiamo dedurre che Matteo Renzi abbia scelto questa strada durante l’assemblea nazionale del Partito Democratico, ove si è consumato l’ennesimo strappo e la consueta celebrazione del “Tafazzismo” della Sinistra nella storia d’Italia.
Quali saranno le stragi che farà dopo questa Assemblea ancora non vi è certezza, sicuramente ci sarà una sorta di “pulizie di primavera”, dove a cadere saranno molte teste e qualche spicciolo di rinnovamento in alcune regioni non solo è necessario, ma è sopratutto indispensabile. Ad esempio nella nostra regione, dove la maggior parte degli esponenti del cosiddetto Pd non sono altro che vecchi residui bellici in via di rottamazione e che nulla di positivo hanno mai prodotto in questa martoriata e violentata Calabria (governatore Oliverio compreso e annessa giunta), non sarebbe una cattiva azione.
In Calabria, nel Pd la posta in gioco è altissima e ne va della “sopravvivenza” di molti esponenti all’interno di questo partito, quella boccata di ossigeno (e di speranza), alla quale in diversi si dovranno aggrappare per essere, non solo ricandidati, ma anche avere una posizione favorevole alla conferma elettiva in Parlamento, sta diventando un’oasi del deserto sabbioso (della loro storia politica).
La Calabria non brilla di mente politiche eccelse, è fatta solo di precariato politico e di proseliti da favoritismi che vivono sulle spalle di un sistema vetusto e putrefatto. Lo abbiamo visto nelle ultime ricognizioni dei redditi dei consiglieri regionali e di alcuni assessori quali sono le differenze (gravi e vergognose). Vediamo esponenti che prima di essere nominati assessori o consiglieri regionali non presentavano una certificazione dei redditi (o era di pochi spiccioli di euro), e ora arrivano a picchi che si aggirano a molte decine di migliaia di euro (tra i 60 e gli 80 mila). Credo che ciò sia un’indegna vetrina della dimostrazione di ciò che in tanti non abbiamo il coraggio di essere uomini, ovvero quel concetto fondamentale e virtuoso qual è la vergogna. E Matteo Renzi dovrebbe un pochino prestare più attenzione a queste cose e trarre le sue conclusioni, iniziando un “terrore” simbolico post rivoluzione francese: tagliare teste! Perché il Pd senza Matteo Renzi non esiste e allo stato attuale non ha alternativa.
Pensate a un povero disoccupato, a un padre di famiglia che non ha i soldi per comprare da mangiare ai propri figli, a un pensionato che vive di stenti, ai tanti che hanno terminato gli studi e si aggrappano a speranze illusorie e privi di reale certezza per un lavoro, insieme a tanti altri che formano delle piaghe sociali. Ecco, pensate a tutte queste persone che magari leggono i redditi che percepisce un’assessore regionale come Federica Roccisano o un consigliere regionale Sebi Romeo, così come ampiamente descritto da altri giornali, passano da un reddito quasi a zero a un reddito consistente pari quasi a quattro impiegati comunali messi assieme.
I social hanno aperto delle brecce reali di enorme importanza e hanno alzato sipari che in altri tempi non si potevano mai immaginare, si vedono e si possono accertare facilmente i consensi e i mal di pancia. Quando ad esempio, una come la Roccisano pubblica qualcosa sempre con il suo sorriso alla Wanda Osiris, vestita sempre bene e alla moda, ma meno nella sostanza delle cose che scrive, subito dopo, di colpo nei commenti c’è una sfilza di dissapori, insulti di gente (più o meno) disperata che cerca risposte che questa regione non riesce a dare.
Abbiamo fatto una figura barbina nazionale con la trasmissione Report, eppure è sempre al suo posto, non ha avuto nemmeno il coraggio di dimettersi, in altri paesi europei per poco meno i politici ben più importanti di lei rimettono il loro mandato. Poi, tra indagati (il 33% del consiglio regionale calabrese), e tra le altre cose non proprio da vantarsi, ci sono altri, una buona parte, in questo consiglio che sembra i fatti non sono i loro e per giunta senza vergogna e “Hanno la faccia come il culo”, così come un titolo di molti anni fa del mitico Cuore, tentano pure di fare un guizzo, come una gelida manina e assicurarsi un “vitalizio”, fortunatamente (per ora) sventato per l’attenzione di qualche giornalista.
Quando una deputata come la Bruno Bossio scrive nella sua pagina Facebook, “Ma questa cosiddetta “sinistra” che ha usato a pretesto per la scissione la fiducia al governo Gentiloni fino al 2018, si scinderà anche da quell’altra cosiddetta “sinistra” di Fratoianni e degli epigoni di Vendola che invece pretendono la sfiducia al governo subito? Meditate gente meditate. Oltre il Pd, in Italia, non c’è sinistra, perché non c’è il campo politico riformista, ma solo poltrone, poltroncine e puff.”, lei che parla di poltrone, quali poltrone? Quella di uno scranno al parlamento? Sembra Dracula che elogia il sangue, beh, fatevi voi un’idea e poi votate.
Matteo Renzi dovrebbe dare seriamente una ripulita in questa regione, ripartendo anche con coraggio da alcune certezze, come quelle delle (almeno apparenti) facce pulite di Nicola Irto, l’attuale presidente del consiglio regionale e di altre persone, due tra tutti, l’attuale sindaco di Pizzo Calabro Gianluca Callipo e il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. Dovrebbe “eliminare” da questo partito e renderlo più credibile, alcune, chiamiamole “impurità” che non hanno più ragione di stare all’interno di un progetto moderno, riformista e soprattutto trasparente. E che prenda le sorti di una regione alla canna del gas, e che inizi a rinsaldarsi con la società civile affermando un reale concetto di giustizia sociale e uguaglianza, punti cardini e fondamentali della Sinistra e di chi ha fatto la storia di questa grande idea rivoluzionaria europea e mondiale. E come ci disse Ennio Flaiano “La situazione politica in Italia è grave ma non è seria”.