Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 17 OTTOBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Il Pm chiede 9 anni per Morelli e 6 per Giusti

Il Pm chiede 9 anni per Morelli e 6 per Giusti

| Il 07, Gen 2013

Dura requisitoria per la richiesta di condanne nei confronti del consigliere regionale e dell’ex giudice nell’ambito del processo di Milano contro la presunta cosca Valle-Lampada. Per Giulio Lampada la proposta dell’accusa è di 15 anni di carcere. Complessivamente sono state sollecitate condanne tra i quattro e i quindici anni per i dodici imputati alla sbarra. Secondo il Pm, la sorella di Alemanno fece contattare il boss Lampada 

Il Pm chiede 9 anni per Morelli e 6 per Giusti

Dura requisitoria per la richiesta di condanne nei confronti del consigliere regionale e dell’ex giudice nell’ambito del processo di Milano contro la presunta cosca Valle-Lampada. Per Giulio Lampada la proposta dell’accusa è di 15 anni di carcere. Complessivamente sono state sollecitate condanne tra i quattro e i quindici anni per i dodici imputati alla sbarra. Secondo il Pm, la sorella di Alemanno fece contattare il boss Lampada

 

 

MILANO – Il pm di Milano Paolo Storari ha chiesto la condanna del consigliere regionale calabrese del Pdl Francesco Morelli a nove anni di carcere (tre anni di libertà vigilata) e a sei anni per il giudice (sospeso dal Csm) Vincenzo Giglio, al termine della requisitoria nel processo con al centro alcuni esponenti del clan Valle–Lampada. Complessivamente sono state sollecitate condanne tra i quattro e i quindici anni di reclusione per i dodici imputati accusati di avere dato vita a un sistema d’infiltrazione delle ‘ndrine nella magistratura e della politica.

La pena più alta chiesta dal rappresentante della pubblica accusa è stata quella a quindici anni di carcere (tre di libertà vigilata) per il presunto boss Giulio Lampada, definito dal pm «uno abituato a monetizzare i suoi rapporti istituzionali» e che «non compare mai in prima persona, ma usa tutti coloro che gli capitano intorno, Giglio, Morelli e Giusti (il magistrato Giancarlo Giusti condannato a quattro anni col rito abbreviato, ndr)». Dieci anni, tre di libertà vigilata, sono stati chiesti per l’altro presunto boss Leonardo Valle e cinque per Maria Valle.

Sia il consigliere Morelli che il giudice Giglio, all’epoca presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, erano stati arrestati nel novembre 2011 nell’operazione della Dda di Milano – guidata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini – contro la cosca dei Valle-Lampada infiltrata in Lombardia grazie anche agli ‘appoggi’ della cosiddetta ‘zona grigia’. In uno dei ‘filoni’ dell’inchiesta, tra l’altro, era finito in carcere in seguito anche l’allora gip del tribunale di Palmi (Reggio Calabria), Giancarlo Giusti, condannato poi a 4 anni di reclusione lo scorso settembre con l’accusa di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa, perché sarebbe stato corrotto dalla cosca dei Lampada con escort e soggiorni di lusso. Il pm Storari, davanti ai giudici dell’ottava sezione penale (presidente del collegio Luisa Ponti), ha chiesto anche altre 9 condanne (tra i 10 e i 4 anni di reclusione) per gli altri imputati, tra cui 4 ex militari della Gdf che, secondo l’accusa, sarebbero stati pagati dalla cosca per non effettuare controlli sulle macchinette slot machine e videopoker gestite da Giulio Lampada e sparse per diversi bar di Milano. Il consigliere regionale del Pdl Morelli è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione, mentre il giudice Giglio risponde di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento aggravato dalla presunta agevolazione dell’attività del clan (a processo c’é anche suo cugino, il medico Vincenzo Giglio, per cui il pm ha chiesto 8 anni). Per Morelli, come per altri imputati, il pm ha anche chiesto 3 anni di libertà vigilata, oltre a una richiesta di confisca degli immobili sequestrati e riconducibili ai presunti esponenti della ‘ndrangheta. Secondo l’accusa, il magistrato Giglio si sarebbe rivolto al politico Morelli per far ottenere a sua moglie, Alessandra Sarlo, la nomina a commissario dell’Asl di Vibo Valentia. A sua volta poi Morelli avrebbe chiesto e ottenuto, secondo il pm, notizie riservate sulle indagini da Giglio. Tutti e due, stando alle indagini, sarebbero stati in rapporti con il presunto boss Giulio Lampada.

PM: SORELLA ALEMANNO FECE CONTATTARE BOSS LAMPADA

Gabriella Alemanno, sorella del sindaco di Roma, Gianni, avrebbe fatto contattare dalla sua segretaria il presunto boss della ‘ndrangheta, Giulio Lampada, per favorire un incontro tra quest’ultimo e un funzionario dei Monopoli di Stato. Lo ha spiegato il pm della Dda di Milano, Paolo Storari, in uno dei passaggi della requisitoria nel processo con al centro la cosca dei Valle-Lampada e la cosiddetta ‘zona grigia’ della mafia calabrese, che vede tra gli imputati anche il consigliere regionale calabrese Franco Morelli e il giudice Vincenzo Giuseppe Giglio. Il pm, infatti, parlando di Giulio Lampada come di un “corruttore abituato a monetizzare i problemi e i rapporti con rappresentanti delle istituzioni”, ha citato, tra gli altri, anche un episodio riferito da un funzionario dei Monopoli di Stato, sentito come teste nel processo. Il pm ha spiegato che Giulio Lampada, attivo nel settore delle slot machine e dei videopoker, avrebbe ricevuto “una telefonata dalla segretaria della sorella di Alemanno (all’epoca era una dirigente dei Monopoli di Stato, ndr)”, volta, in sostanza, a favorire un incontro tra lui e il funzionario. Secondo il pm, in quell’ incontro ci sarebbe stata una “velata ipotesi di proposta corruttiva che non si attuò”. Il pm ha anche ricordato una dichiarazione del magistrato Giancarlo Giusti (condannato a 4 anni per corruzione aggravata): aveva messo a verbale che i Lampada “cercavano di ungere a destra e a sinistra con i politici per cercare di entrare in contatto coi Monopoli di Stato”. Nel processo, lo scorso ottobre, era stato ascoltato come teste anche Gianni Alemmano. Giulio Lampada, infatti, in un’intercettazione agli atti ‘esultava’ per essere riuscito a incontrare a Roma nel 2008 l’attuale primo cittadino, all’epoca ministro delle Politiche Agricole. I fratelli Lampada, Giulio e Francesco – aveva però chiarito il sindaco – “non li conosco personalmente e sembrerebbe che me li abbiano presentati in un incontro elettorale a Roma, al Café de Paris, dove c’erano 300 persone e che fu organizzato da Morelli”.