Il Pretore Giovambattista GERARDIS
Provenivo da una agiata famiglia
di gioiellieri ed orologiai.
La precisione e le gemme
costituirono il movimento
assiale che ornò di prestigio
il mio casato consentendomi
la carriera di pretore.
Mi sposai con Concetta Longo Mazzapica
una giovine ed altera aristocratica
ebbi due figli Felice ed Elvira
che un pernicioso male
mi sottrasse ancora infanti
nel freddo gennaio del 1890.
Eppure accanto al limite
che la morte impone al linguaggio
tante volte avrei voluto far tacere
dal mio supremo scranno
quegli irriguardosi legulei
gridando il mio umano segreto
nel precipizio dell’inesauribile dolore.
Agli astanti se il silenzio mortale
gli prefigurasse la loro fine
cesserebbero il loro parlare vano
giungendo preparati al congedo
dalla dicibilità annichilendo
nella vertigine che li attende.
Oggi il corpo dell’angelo
che ci sovrasta nel sepolcro
parla una lingua senza alfabeto
il suo silenzio costituisce il grido
della ribellione nel lasciare intatto
il desiderio di vita
preservandoci dall’angoscia
dell’altrove della morte.
In fondo la morte è tutta qui
un semplice dissolversi del fremito
che prima ci nutriva.