Il problema del randagismo. Taurianova, “Cane abbandonato e lasciato morire” La denuncia social di una volontaria apre un’ampia riflessione sulla questione del fenomeno dei randagi e sulle problematiche che puntualmente ci riporta a ripetere sempre le stesse cose
La questione del randagismo sta diventando sempre un problema difficile da gestire, non solo economicamente (la questione più impellente), ma anche sociale e di sentimento di tolleranza verso quegli animali che non cercano altro che attenzioni, cure e affetto.
Ed è pur veri che come disse Gandhi in un suo celebre aforisma molto condiviso dagli amanti degli animali che “La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”.
Questa premessa per porre in essere e riportare quanto denunciato via social da una volontaria di un canile di Taurianova, postando anche delle foto, della morte di un cane in condizione di salute pessime e la difficoltà di rivolgersi alle autorità competenti per porre rimedio al problema. Nei fatti ci si è trovati inermi alla condizione di aiuto e si è riuscito, come scrive la volontaria, a salvarne almeno uno in quanto portato prima dal veterinario e che ora si sta prendendo cura una ragazza del rione dove il cane passeggia liberamente.
Il randagismo è un problema serio e se non si pone rimedio rischia di avere conseguenze ben più delicate. Nei mesi passati avevamo denunciato anche delle aggressioni da parte dei cani ad alcuni cittadini, fortunatamente poi risolta la questione e si spera non accada mai più.
Abbiamo sempre cercato di non creare polemiche, di non essere dei “tifosi” animalisti, ma di centrare una condizione per sensibilizzare il tema del randagismo, sia come tutela degli stessi, della loro salvaguardia nonché delle attenzioni che gli spettano per legge.
È un problema di servizio veterinario delle Asp che nei fatti funziona poco o male, ancora non è dato sapere, fatto sta che è una situazione presente in molte cittadine.
La norma che regola tale condizione è la Legge 281/1991 e all’art. 1 recita, “Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudelta’ contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente”, e quindi già con questo principio generale dovrebbe esserci una tutela di convivenza tranquilla e reciproca tra l’uomo e l’animale. Ma interessante è l’art. 2 comma 1, adesso perdonate il nostro tecnicismo, ma è per dare la giusta idea alla questione ed evitare di incorrere ai soliti “sapientoni da bar” o ai classici “Leoni della morale da tastiera”, visto che oramai l’indignazione corre sul social. L’articolo in questione dice, “Il controllo della popolazione dei cani e dei gatti mediante la limitazione delle nascite viene effettuato, tenuto conto del progresso scientifico, presso i servizi veterinari delle Unità Sanitarie Locali. I proprietari o detentori possono ricorrere a proprie spese agli ambulatori veterinari autorizzati delle società cinofile, delle società protettrici degli animali e di privati”. Quindi, il concetto è chiaro, il “controllo” è di competenza delle Asp, mentre il compito dei Comuni è quello dell’attuazione di “piani di controllo delle nascite di cani e gatti”, “Risanamento dei canili comunali e costruzione di rifugi per cani” oppure “Gestione dei canili e gattili direttamente o tramite convenzioni con associazioni animaliste e zoofile o con soggetti privati” ed altro ancora come ad esempio, “Identificazione e registrazione in anagrafe canina, tramite il Servizio Veterinario pubblico, dei cani rinvenuti sul territorio e di quelli ospitati nei rifugi e nelle strutture di ricovero convenzionate”. Tutto questo è riportato in un opuscolo del Ministero della Salute (e che noi alleghiamo al nostro pezzo, così per farsi un’idea).
La cavillosità delle competenze è un labirinto, a volte anche senza via d’uscita e ci si ritrova “disperati” a porre rimedio a questa situazione che nei fatti, se non gestita bene, può diventare una piaga sociale e un ulteriore condizione di disagio sia per gli animali che per i cittadini.
Tutti abbiamo un’anima, tutti abbiamo dei diritti e tutti quanti abbiamo anche dei doveri, così come delle responsabilità e tali vanno sempre posti come punti cardine nelle nostre azioni, ma occorre anche capire che anche gli animali hanno un’anima e una dignità che non dovrebbero mai essere calpestati.
(GiLar)
Scarica l’opuscolo del Ministero della Salute: