Il professore Piero Vereni: “Il 30 aprile 1993, Il nostro vero errore è stato quello di non andare fino in fondo. Dovevamo sbranare Craxi” Luigi Longo: "Questo signore insegna all'universita di Tor Vergata. Oltre ad essere un cattivo maestro per gli universitari, cosa aspetta il ministro dell'istruzione a rimuoverlo dall'incarico?"
«Il nostro vero errore è stato quello di non andare fino in fondo. Dovevamo sbranare Craxi, avremmo dovuto farlo fuori a pezzi, gettare le sue (mi immagino lunghissime) budella sulla porta del Raphaël e trascinarle fino al Parlamento. Poi la polizia avrebbe (giustamente) fatto il suo dovere, ammazzato i più assatanati direttamente sul posto, e portato via un bel po’ d’ altri Avremmo quindi dovuto andare fino in fondo».
Parole agghiaccianti che descrivono bene il clima d’odio generato da Mani Pulite. Ma la cosa peggiore è che provengono da un professore universitaario che ricorda quel 30 aprile 1993, ancora oggi, come un giorno di mancata rivolta sanguinaria.
Piero Vereni non solo è professore di antropologia all’Università di Tor Vergata, ma nella Capitale viene invitato come docente illuminato ai vari talk, panel e musei più importanti.
Nulla di più sconcertante. Tanto che dal Senato arriva un’interrogazione, a farla sono socialisti e riformisti.
Un’interrogazione parlamentare firmata da Matteo Renzi, Riccardo Nencini e Davide Faraone, capogruppo IV-PSI al Senato, rivolta al Ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa per fare luce sulle dichiarazioni del Prof Piero Vereni, titolare di una cattedra all’Università di Tor Vergata a Roma, riguardo quella che nell’interrogazione viene descritta come “una delle scene più cruente della storia della Repubblica che segnò simbolicamente la fine di Bettino Craxi, un’aggressione pubblica riconosciuta come il famoso gesto del ‘lancio delle monetine’ avvenuta di fronte all’Hotel Raphael di Roma il 30 aprile 1993”. Il prof Vereni, che a Tor Vergata tiene un corso da Professore Associato in materia di Antropologia, ha rivendicato di appartenere al gruppo di facinorosi protagonisti dell’aggressione che fu il frutto di una convergenza fra militanti di sinistra comunista e di destra, sostenendo, tra le altre cose che: “…urlavo anche io a Craxi di andare a farsi fottere e che era finita per sempre con il troiaio che si era costruito intorno, vorrei prendermi brevemente la briga di argomentare per la tesi opposta: abbiamo fatto bene, dovevamo fare quel che abbiamo fatto, le monetine sono state evidentemente troppo poche, e gli insulti pure. Dovevamo fare di più”. Ed inoltre: “Quella sera, per parlare spiccio, stavamo facendo fuori il re, e in questo non c’è nulla di male o di sbagliato. Ma vorrei andare oltre e mi chiedo: cosa sarebbe successo se ci fossimo veramente impossessati del corpo di Bettino? Se lo avessimo fatto a pezzi sul serio, se l’avessimo magari mangiato a brani (era grande e grosso, ce n’era per tutti)?”. Nell’interrogazione parlamentare di Renzi, Nencini e Faraone si chiede se il Ministro il Prof Piero Vereni, ravveda, si legge nell’interrogazione, “l’opportunità morale di mantenere un soggetto, visibilmente facinoroso e dal comportamento socialmente pericoloso, all’interno dell’Ateneo in una posizione di responsabilità educativa tale da pregiudicare l’orientamento degli studenti per la sua conclamata inclinazione violenta e per la sua condotta personale della quale non se ne è colto il pentimento, tranne nel momento nel quale i suoi scritti sono tornati alla luce dopo la pubblicazione di un libro che riepiloga gli incresciosi fatti dell’epoca”.