Il rispetto per la donna nasce dall’educazione impartita dalle madri Editoriale di Caterina Sorbara
Ogni anno, il 25 novembre, in ogni parte del mondo si celebra la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” con convegni, dibattiti, momenti di riflessioni e messaggi televisivi atti a sensibilizzare l’opinione pubblica.
Nonostante tutto ciò la violenza sulle donne continua a sussistere, assumendo svariate forme: dalla battuta volgare per strada, alle botte o peggio ancora all’omicidio.
Ormai i casi di omicidio da parte di mariti, fidanzati o amanti sono talmente tanti che si parla sempre più spesso di femminicidio.
Tante le proposte di legge per inasprire le pene, ma io non credo che un problema di così grave portata si possa risolvere con una legge che aggrava la pena.
In primis perché , ancora molte sono le donne che non trovano la forza di denunciare chi abusa di loro, in secondo, tra scorciatoie giudiziarie, avvocati, appelli e sconti di pena, finisce che il carnefice non venga punito come merita.
La violenza sulle donne ha un’origine culturale: l’idea cioè, che la donna sia ancora quella che teorizzava Aristotele, un essere di categoria inferiore, superiore solo allo schiavo, ma comunque, ma comunque sottomessa all’autorità del maschio.
Se, infatti, una cosa è mia, posso farne quel che voglio e non devo rendere conto a nessuno.
Secondo me, bisogna partire dall’educazione, ci vuole un’azione sinergica tra famiglia, scuola e chiesa.
Bisogna educare al rispetto, alla dignità, alla parità. Le famiglie in particolare hanno un ruolo importantissimo.
Un verso di una canzone della grande Mia Martini diceva:”Gli uomini sono figli delle donne ma non sono come noi”.
Questo verso ci fa capire che devono essere le madri a saper e voler educare i loro figli maschi, il figlio maschio si sa “è della mamma”, cioè ha una forte empatia con la propria madre, è il risultato del suo amore e soprattutto della sua educazione.
Un figlio maschio rispecchia la propria madre.
Un maschio educato bene non picchierà mai la propria compagna. I saggi vecchietti del borgo natio dicevano, quando dovevano giudicare un uomo: ”Guardati a mamma”.
Spesso involontariamente, mi è capitato di sentire madri che, incitavano i propri figli a “dominare” le loro mogli e, madri che li esortavano ad avere rispetto della loro compagna.
La scuola poi, intesa come maestra di vita e non come riempitiva di nozioni e, soprattutto i mass media che, devono smettere di mercificare il corpo femminile.
La pubblicità si serve spesso di corpi nudi anche per una semplice bottiglia d’acqua.
Infine , ci sono libri e persino film che incitano alla violenza sulle donne, che fanno anche credere che la donna in segreto desidera che le si faccia violenza.
E veniamo al ruolo della chiesa.
La chiesa deve essere più presente e vicina, non con una semplice catechesi a uso e consumo dei Sacramenti. Ma una chiesa che agisca sul campo, sempre più vicina alle famiglie e alle scuole, magari con centri di educazione permanente.
Quest’anno, mentre in ogni parte del mondo veniva ricordata la Giornata della donna, in altrettanti parti del mondo, venivano uccise o picchiate donne.
Bisogna cambiare e solo così le cose miglioreranno, il cancro va prevenuto, prima di essere curato.
La prevenzione, come per il cancro, è fondamentale per la vita delle donne, per un futuro migliore dove i fiocchi rosa potranno restare per sempre rosa e, non sporcati di sangue e lacrime.