Il sindacato Ugl-Intesa Calabria interviene sul caso del carcere di Laureana di Borrello
redazione | Il 08, Ott 2012
Ecco le riflessioni del neo segretario regionale alla Funzione Pubblica Fabio Schiavone
Il sindacato Ugl-Intesa Calabria interviene sul caso del carcere di Laureana di Borrello
Ecco le riflessioni del neo segretario regionale alla Funzione Pubblica Fabio Schiavone
Riceviamo e pubblichiamo:
Cui prodest? La chiusura della Casa di reclusione a custodia attenuate di Laureana di Borrello? “Cui prodest scelus, is fecit” si legge nella tragedia di Seneca: e cioè “colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l’ha compiuto”.
Ecco! A chi giova veramente la chiusura della Casa di Reclusione di Laureana di Borrello, forse, lo scopriremo tra qualche anno. Se questa decisione si sia potuta sviluppare nella mente di qualcuno per trarne personali vantaggi, oppure per procurare sfavori a qualcheduno, non è dato di sapere. Al momento non siamo in grado di fare ipotesi o previsioni ragionevolmente condivisibili.
Ma una cosa è certa: stando a quanto ci raccontano i vertici nazionali dell’Amministrazione Penitenziaria attraverso il comunicato ufficiale Dipartimento di Roma del 3 corrente mese, due sono le ragioni di fondo che hanno consigliato la chiusura “momentanea” della struttura penitenziaria “Luigi Daga” di Laureana: la prima sostiene che “è stata una scelta necessaria, per far fronte alla carenza di personale addetto al servizio delle traduzioni”; la seconda – non meno esente da dubbi – è quella secondo la quale “il carcere di Laureana, attualmente non era in grado di assicurare il trattamento avanzato… poiché …. La crisi economica ha imposto la chiusura delle lavorazioni e di conseguenza ha fatto venir meno la potenzialità trattamentali che Lo hanno caratterizzato fin dalla sua apertura”.
Delle due, l’una. Cercare di fare coesistere le due ragioni è stato un esercizio inutile e dannoso. A ben guardare, il fine di quel comunicato stampa, è strutturato ed orientato in modo tale da far sì che ciascuno, nel leggerlo, può farsi le idee che vuole in fatto di causa-effetto, mantenendo inalterato l’obiettivo: “la chiusura temporanea del carcere calabrese ha consentito di recuperare 25 unità di Polizia”, e tant’è se vi pare.
Lo stesso comunicato, sul futuro dell’istituto calabrese, precisa che “sarà fatto il massimo sforzo per reperire i fondi necessari per la riapertura del” – immaginiamo, noi, dopo aver adeguatamente rimpinguato le casse della Casa Circondariale di Ancona, dove vogliono far sorgere una struttura “gemella”, con gli stessi obiettivi e con le identiche finalità “trattamentali e custodiali”.
Noi dell’UGL-INTESA, un sindacato controcorrente che sostiene le iniziative del governo e della governace amministrativa pubblica, non volendo entrare nelle scelte strategiche del Dipartimento dell’A.P., ritiene di dover fare un appunto sincero alla illogicità del provvedimento riscontrando gravi e inspiegabili contraddizioni.
Le risorse che man mano la stessa Amministrazione ha inteso sottrarre alla struttura potevano essere ben recuperate dai finanziamenti, relativi al progetto “il carcere che lavora”, ottenuti dalla Regione Calabria. Quanto al recupero di risorse umane, beh! Ci sarebbe da chiedersi se non vi era altra migliore soluzione percorribile che la chiusura di una struttura penitenziaria snella e avanzata e con finalità socio-riabilitative di grande pregio istituzionale.
Immaginiamo ora i costi del depauperamento dei beni patrimoniali naturali e strumentali, quelli necessari al trasferimento dei beni riutilizzabili e le perdite patrimoniali legati, invece, all’inutilizzabilità di alcuni impianti tecnologici della stessa struttura immobiliare e, infine, le spese amministrative per il trasferimento di cose e persone. Un vero pregiudizio economico-finanziario che qualcuno potrebbe essere chiamato a risponderne.
Il dubbio insistente e indiscreto è sempre lo stesso: è mai possibile che a pagare ogni scotto sia la Calabria e i Calabresi?